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Sulla Croisette il regista ha presentato "Tre Piani", che corre per la conquista della Palma d'Oro
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A venti anni dalla Palma d'oro per "La stanza del figlio", Nanni Moretti ha presentato sulla Croisette il suo nuovo film, "Tre piani", il primo da un soggetto non suo. A Cannes 74 la proiezione della pellicola in concorso è stata "incastrata" fra i due grandi eventi sportivi "azzurri" della giornata, la finale di Wimbledon con Berrettini e quella di Euro 2020 con la Nazionale. Se alla proiezione per la stampa la critica si è divisa, invece c'è stata un'ovazione per Moretti al termine della première per il pubblico: sono stati 11 i minuti di applausi, dimostrazione di grandissimo calore. Tutta la sala è scattata in piedi come omaggio al regista che ha ringraziato il cast e tutti i suoi collaboratori. Aveva accanto la sua "attrice feticcio" Margherita Buy, oltre a Alba Rohrwacher, Riccardo Scamarcio, Adriano Giannini.
Tredicesimo lungometraggio di fiction diretto dal regista romano, e primo la cui sceneggiatura deriva da un soggetto non originale, "Tre piani" sembra del tutto privo di quel carattere tipico dei film provocatori e intemperanti di Moretti, che lo hanno reso celebre all'inizio, come di quello più riflessivo della seconda parte della sua opera. Un soggetto non suo e con uno sviluppo narrativo molto articolato.
Adattamento con molte libertà dell'omonimo romanzo dello scrittore israeliano Eshkol Nevo, le cui storie sono state spostate da Tel Aviv a Roma, il film racconta appunto di tre piani di un condominio tanto tranquillo all'esterno quanto pieno di inquietudini borghesi all'interno. Al primo piano c'è una giovane coppia con una bambina, Francesca. Spesso, in caso di emergenza, la affidano a degli anziani dirimpettai, ma un giorno la bambina scompare per alcune ore e viene trovata sola in un frutteto con l'anziano e non troppo lucido vicino. Il padre Lucio (Riccardo Scamarcio), tutto primitivi impulsi, non si dà pace e non manca di sospettare. Al secondo piano c'è invece una donna, Monica (Alba Rohrwacher), trascurata dal marito (Adriano Giannini) sempre in viaggio e anche da se stessa: vive infatti in una eterna confusione. Un giorno si presenta alla sua porta il cognato Giorgio (Stefano Dionisi), con cui il marito ha rotto da anni, chiedendole di ospitarlo perché ricercato da polizia e creditori. Al terzo piano vive, infine, un giudice in pensione (interpretato dallo stesso Moretti) insieme alla moglie (Margherita Buy). Il loro unico figlio si è messo in guai seri e deve affrontare un processo. Morto il padre il ragazzo scompare e la madre vuole solo rincontrarlo.
Storie che si incrociano, soprattutto in eventi drammatici che li mettono a confronto gli uni con gli altri. Le donne ne escono decisamente meglio "sono più aperte, più sane nelle reazioni ai fatti che accadono, più pronte a risolvere, a mediare, gli uomini invece rimangono incistati, nelle loro rigidità, ossessioni, schematismi, inchiodati ai loro ruoli all'interno della famiglia. E poi le giovani generazioni, diverse dai padri per fortuna", ha spiegato Moretti.
Un film triste? "No, doloroso, ma anche un inno alla vita, all'umanità e alla pietà", chiarisce. E sui suoi attori il regista romano ha spiegato di aver fatto più provini a tutti, tranne a Margherita Buy: "E' il nostro quarto film di seguito insieme, per me è la nostra Meryl Streep, può fare tutto e al meglio".