IN FRANCIA LA DESTRA INSORGE

A Médine, rapper francese di origini algerine, vietato il Bataclan: "Un sacrilegio per le vittime della strage"

Il controverso artista si dovrebbe esibire nella sala, tristemente nota per l'attacco del novembre 2015 in cui morirono 90 persone, il prossimo ottobre

11 Giu 2018 - 19:46
 © facebook

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Dovrebbe esibirsi il 19 e il 20 ottobre prossimi al famoso Bataclan, dove nel novembre del 2015 persero la vita 90 persone durante gli attacchi di Parigi, ma la sua performance sta già suscitando molte polemiche e proteste in tutta Francia. Lui è Médine Zaouiche, rapper francese di origini maghrebine, 35 anni, sei album alle spalle, di cui uno dal controverso titolo "Jihad - La guerra più importante è contro se stessi" e dai testi provocatori come quando canta: "crocifiggiamo i laici"...

Laurent Wauquiez, leader del partito conservatore, The Republicans, ha detto che il concerto sarebbe "un sacrilegio per le vittime e un disonore per la Francia". Alcuni parlamentari di destra hanno lanciato una petizione online intitolata "No al rapper Médine", che ha raccolto oltre 9.000 firme e alcuni avvocati, che agiscono per conto dei familiari delle persone uccise e ferite nel massacro di Bataclan hanno detto che avvieranno azioni legali per ottenere l'annullamento degli spettacoli programmati con la motivazione che rappresentano una minaccia per l'ordine pubblico. Intanto sui social network di domenica, gli hashtag #Bataclan e #Medina sono stati presi d'assalto.

Eppure il rapper, nato a Le Havre da genitori algerini, si è sempre dichiarato contro la guerra e la violenza in generale e contro il radicalismo religioso, ha offerto le sue condoglianze alle famiglie delle vittime degli attacchi di Parigi il giorno stesso e del jihad, parla come di una lotta interna individuale e non di una guerra all'Occidente. A difenderlo chi reputa che debba essere giudicato come un rapper e un artista e non come un politico, anche se Médine ha sempre trattato temi molto impegnati nelle sue canzoni, dalla guerra in Algeria alla questione palestinese e a quella birmana. Nei suoi testi emerge poi una netta condanna ad ogni tipo di stigmatizzazione della religione musulmana, che lo ha reso tutatvia molto "sospetto" agli occhi della destra francese.

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