In scena al Parenti di Milano uno spettacolo che trasforma il palcoscenico in un vero campo da gioco. Un match solitario contro un muro di plexiglas sistemato sul boccascena: un muro che divide e protegge in tempo di pandemia...
La quarta parete del palcoscenico è un'espressione, teorizzata da Diderot, che indica, nella terminologia dello spettacolo, un "muro immaginario" posto di fronte al palco di un teatro, che separa dalla platea, attraverso il quale il pubblico osserva l'azione che si svolge nel mondo dell'opera rappresentata. Il 15 e 16 luglio al Teatro Parenti di Milano è in scena "Il muro trasparente - Delirio di un tennista sentimentale" dove un altro muro, trasparente, in plexiglass, diventa funzionale allo spettacolo contro cui l’attore-tennista Paolo Valerio palleggia, guardando il pubblico.
Questa parete, limite che separa idealmente la finzione scenica-rappresentativa dalla realtà, assume nello spettacolo ulteriori significati legati a questo ultimo anno critico, diventando anche funzionale alle norme anti-Covid, in occasione dell'anelato ritorno in sala dopo tanti mesi di sospensione delle attività in presenza.
Nello spettacolo, il protagonista affronta la crisi della sua vita come ha sempre fatto: giocando a tennis. Soppesa la racchetta, si confronta con la schiena dolorante, si misura con la passione del tennis e la passione amorosa. Gioca, pensa, racconta, si dibatte.
Emergono emozioni ed ossessioni. Momenti di silenzio si alternano a urla di sfida, quasi disperati, di un uomo alle prese con gerarchie di sentimenti che si travasano l’uno nell’altro. Le soluzioni si fanno problemi, l’agonismo dell’innamoramento trascolora nella rivalità tra solitudine e vita. Dall’altra parte del muro il pubblico nei panni, in pratica, dell’avversario. Il protagonista avrà il fiato necessario per portare a termine la partita? Chi è l’avversario? Cos’è l’amore? Chi vince cosa?