Il rapper e trapper romano si sfoga in un lungo post su Instagram e dice. "Io non voglio essere un buon esempio. Io sono un buon esempio..."
Cerca di smussare gli angoli ancora aguzzi e di smorzare i toni ancora troppo polemici, Achille Lauro e in un lungo post affida ai suoi follower uno sfogo intimo e accorato: "Sono figlio di gente onesta, il secondo di due fratelli...", comincia così il rapper/trapper, arrivato nono al Festival di Sanremo con al sua "Rolls Royce" e per sottolineare la sua onestà e generosità aggiunge: "Oggi ho pagato per riavere i gioielli che mia madre aveva impegnato...".
Una vita, quella di Achille, che assomiglia a quella di molti altri suoi colleghi rapper di periferia. Compresa quella del vincitore del Festival Mahmood. Lavoro, fatica, debiti e niente soldi per uscire la sera: "Siamo figli di chi ha dedicato tutta la propria vita al lavoro, a cui tuttavia per tanti anni nessuno ha mai riconosciuto nulla.Ho ricordi di momenti in cui non si sapeva che fine avremmo fatto, se saremmo riusciti a coprire i debiti. Ricordo quando fuori fingevo di aver già cenato perché mi vergognavo a uscire e a non avere soldi per pagare il conto...".
Poi la rivincita, il colpo di fortuna, la rivalsa grazie alla musica, grazie al rap, la musica dei diversi, dei più sfortunati, degli emarginati: "Oggi ho pagato per riavere i gioielli che mia madre aveva impegnato. Quei gioielli che sua madre le aveva regalato erano l’unico ricordo che conservava di lei. (...) Io sono come i tanti ragazzi della mia generazione, siamo cresciuti da soli crescendoci l’un l'altro...".
E adesso che è grande Achille Lauro non ha nessuna intenzione di farsi mettere i piedi in testa da nessuno ma soprattutto sembra tenerci molto a "ripulire" la falsa immagine, che in molti vogliono diffondere di lui: "Nessuno conosce la mia vera storia...", dice e chiude senza mezze parole: "Io non voglio essere un buon esempio. Io sono un buon esempio...".