Achille Lauro torna con... "Lauro"
© Leandro Manuel Emede
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L'artista si racconta a Tgcom24 per il lancio del suo sesto album di inediti
Il controverso istrione del pop Achille Lauro si presenta in "Lauro", sesto album di inediti, che più di qualsiasi altro lo rappresenta e ne fotografa le diverse facce, 12 per l'esattezza: "Dodici facce di me, di cui vorrei vi prendeste cura". Un disco consuntivo, che chiude un cerchio e segna una sorta di resa dei conti. "Il filo conduttore resta la spontaneita con cui approccio ogni canzone e l'iconografia cristiana a cui sono molto legato", racconta l'artista a Tgcom24 a cui svela: "La mia musica è visceralmente legata alla vita che vivo e per questo ho deciso di prendermi una pausa, adesso ho bisogno di vivere per poter scrivere di nuove esperienze...".
© Leandro Manuel Emede
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Da "Achille Idol Immortale", il tuo primo disco con la Roccia Music nel 2014 a "Lauro", si chiude un cerchio?
In un certo modo sì. C'è coerenza da quando ho iniziato ad oggi, hanno provato a ghettizzarmi, hanno cercato di etichettarmi, ma l'anima dei miei dischi resta la stessa ed è il mio modo di approcciare le cose che amo fare, ovvero la spontaneita, la liberta di fare ciò che voglio, anche andando contro tutto quello che ci si sarebbe aspettato da me. Penso che le persone abbiano mille personalità e una tempesta di sentimenti diversi in sè. Lo stesso succede a me e tutti i miei brani nascono da sensazioni e stati d'animo, che fotografano una parte di me e cercano di fermare i milioni di stati d'animo che convivono in me. "Lauro" è tutto questo.
Un album consuntivo quindi?
Assolutamente sì. E' l'album della resa dei conti, la resa dei conti di Lauro. E anche se io non mi pongo mai un traguardo, posso dire che fin qui sono soddisfatto... fin qui tutto bene, poi si vedrà.
Hai detto che questo potrebbe essere l'ultimo album
E' vero. La mia musica è legata visceralmente alla vita, io scrivo ciò che vivo e adesso è arrivato il momento di prendermi una pausa, ho bisogno di vivere, di fare nuove esperienze per tornare alla scrittura con qualcosa di nuovo che ho vissuto.
Cosa intendi per "vivere"?
Voglio diventare il Signor Nessuno, andarmene in giro con lo zaino in spalla senza una meta, magari per un anno intero, vedere nuovi posti, conoscere nuova gente, fare progetti, inventare cose come ho fatto con la musica... Ho dato tanto alla musica, adesso è il momento in cui voglio far vivere il mio album e vivere per i fatti miei.
Questo significa che sei alla perenne ricerca di qualcosa
Io sono un uomo molto tormentato che guarda al passato spesso con malinconia, come racconta "Solo noi" ad esempio, e al futuro, ma non al presente, questo però mi ha sempre permesso di essere affamato e di andare oltre, come la Generazione X di cui parlo nel brano omonimo o in "Latte+", una generazione fuori controllo, che non trova risposte nella violenza bensì nel desiderio di voler essere di più, di volersi superare. E' quello che voglio fare con altri progetti artistici. E questo disco è un libro di poesie di un uomo tormentato che non riesce a godersi il presente.
"Se è successo è perché così doveva essere", recita la didascalia del teaser di "Lauro". Cosa doveva succedere?
Tutto. Io sono fatalista e sono certo che c'è un perché di tutto quello che è successo e che ho vissuto. Siamo frutto di quella che è stata la nostra vita.
L'aspetto spirituale ha un importante peso nella tua vita
Ho una visione un po' "fricchettona" e onirica del mistero della vita. Io credo nel destino, nel fato, in qualcosa di superiore. L'iconografia cristiana, come dimostrano i versetti religiosi che accompagnano spesso le mie canzoni, è un leit motiv del mio percorso. C'è un mistero che accomuna tutti gli uomini e che li rende, ci rende tutti tormentati.
E l'amore?
L'amore è determinante per tutto, smuove tutti i sentimenti, dal cinismo all'illusione e alla conseguente disillusione, amore è vicinanza, è il motore del mondo. Io lo analizzo in tutte le sue facce e in tutte le situazioni che si verificano, corrisposto e non, come attrazione sessuale.
A tale proposito parliamo di "Femmina"
Racconto l’essere “uomo ad ogni costo”. Ho cercato di catturare uno stato d’animo, una sensazione molto comune, cioè quella degli uomini che si nascondono dietro la virilità. Una cosa che esiste e inevitabilmente ci ha influenzati, siamo un po’ figli di questo “ “insegnamento”. Per quanto mi riguarda io ho 30 anni e cerco di cambiare questa visione. Ma di questa cosa siamo anche vittime, dell’uomo che deve dimostrare di essere menefreghista, rispetto alle relazioni e non solo. Nella canzone racconto il tentativo dell’uomo di sminuire le donne, ma in realtà la canzone mette la donna al di sopra di Dio. Il brano ha varie chiavi di lettura e racconta una sfumatura caratteriale pericolosamente comune.
Dal punto di vista delle sonorità questo è un disco pieno di contaminazioni
Le contaminazioni sono necessarie, il crossover di generi e di riferimenti musicali mi ha sempre caratterizzato, nel disco ci sono gli anni 60, i 70, gli 80 e i 90...
Cosa rappresenta la copertina del disco?
Il gioco dell'impiccato. E' una mia tela e rappresenta un po' la metafora della vita. O perde l'impiccato o perdi tu. Ci sono stati momenti in cui credevo di aver perso, poi è arrivata la correzione in rosso della maestra che ha ultimato con una "o" la parola. Ma c'è anche l'impiccato, quindi diciamo che non ho perso al gioco, ma ho... barato.
© Ansa
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In molti affermano che il tuo aspetto "spettacolare" e i tuoi travestimenti eccentrici potrebbero soverchiare la tua musica, cosa ne pensi?
Quando io immagino una canzone, la vedo e proietto quello che ho in testa. Le canzoni non si ascoltano e basta, bisogna guardarle e io non faccio altro che mettere un vestito alle canzone... io non mi vesto e non mi travesto per fare successo o marketing, proietto solo il mio immaginario interiore, le mie emozioni. Per me le canzoni hanno un colore e questo significa che la musica si guarda anche, non c'è dietro marketing. Ma è difficile fare capire alle persone i sotto-strati.