Il cantante rivelatosi con "American Idol" e poi ingaggiato per sostituire Freddie Mercury, arriva a Milano con il suo show. E a giugno tornerà con i Queen
di Massimo LongoniHa conquistato anche i più scettici con la sua performance come frontman dei Queen nell'ultimo tour della band inglese. Ora Adam Lambert torna in Italia, il 4 maggio all'Alcatraz di Milano, con il suo show da solista, che segue l'uscita dell'album "The Original High". "Nel mio tour posso essere alla moda, ballare e metterci la mia creatività" dice a Tgcom24. Ma il 25 giugno tornerà con i Queen per uno show a Piazzola del Brenta.
La celebrità l'ha ottenuta grazie a un talent, arrivando secondo nell'ottava edizione di "American Idol". Ma, successo commerciale a parte, la consacrazione artistica l'ha ottenuta ereditando un posto pesante come quello che fu di Freddie Mercury dimostrando di poter sostenere il ruolo sia da un punto di vista vocale che di personalità sul palco. Adesso, in attesa di tornare nel nostro Paese al fianco di Brian May e Roger Taylor, arriva da solista, a voler dimostrare che lui è principalmente un cantautore e non solo un session man di grande talento.
Questo è il tuo primo tour da solo da cinque anni a questa parte. Com'è tornare live in un progetto personale?
Meraviglioso! Sono molto orgoglioso del mio ultimo album, "The Original High", e amo avere la possibilità di promuoverlo in giro per il mondo. Così poter esibirmi per tutti miei fan è stato molto divertente.
Cosa ti ha lasciato, in termini di fiducia in te stesso e capacità di tenere il palco, il tour con i Queen?
Mi ha lasciato una grande confidenza. La reazione del pubblico ai concerti del gruppo è stata meravigliosa e quel tour mi ha dato modo di farmi conoscere da molta più gente.
Cosa ha rappresentato per te tornare a realizzare un tuo album dopo quell'esperienza?
Io amo definirli "progetti fianco a fianco". Sono entrambi importanti per me, e mi danno la possibilità di mostrare le diverse facce del mio essere artista. Ho realizzato il mio album con Max Martin (produttore di Backstreet Boys e Bon Jovi - ndr) ed è un lavoro molto personale. Mi ha permesso di esplorare il panorama musicale attuale e il mondo del pop, che amo!. E' un album che parla di me e della mia vita.
In passato ti sei esposto personalmente per diritti del mondo LGBT. Pensi che la musica sia uno strumento per aiutare la gente a ragionare su temi così importanti?
Credo che lo possa essere, ma non è necessario che venga usata in questo modo. La musica ha diversi significati a seconda della gente che l'ascolta. E' questa la sua bellezza. E la sua importanza.
Si provano emozioni diverse nel salire sul palco con i Queen o per uno show tuo?
Non parlerei di emozioni differenti ma di diversi modi di affrontare lo spettacolo. Con i Queen devo essere veramente esagerato, al limite del ridicolo, anche negli abiti di scena, perché è la musica che lo richiede, devo essere calato nel ruolo. Nel mio tour invece esplore la moda attuale e ballo e posso esprimere la mia creatività. Ho curato ogni singolo aspetto dello show.
Quindi il tuo atteggiamento cambia a seconda delle situazioni...
E' allo stesso tempo uguale e diverso. Semplicemente ho modo di mostrare diverse facce della mia personalità. Ma entrambe rappresentano molto per me.