La Principessa Leila non c'è più, ma il suo bikini resterà per sempre nell'immaginario collettivo
di Gian Luca Rocco“Cosa resterà, di questi anni Ottanta” cantava e si chiedeva Raf un milione di anni fa. E la domanda è quanto mai attuale adesso che il tempo e la vita stanno portando via pezzi di quel mosaico, tessere di quel puzzle che rese magica una decade. Se ne va George Michael e con lui l’iconografia degli anni Ottanta. Pochi cantanti hanno incarnato quell’atmosfera, Last Christmas sembra, più che un video clip, il manifesto di una poetica, di una generazione. Prima di lui questo 2016 dispettoso si era portato via George Gaynes, meglio conosciuto come lo svagato comandante Lassard di Scuola di Polizia, pietra miliare della comicità assurda e scanzonata di quegli anni. Ma anche, in ordine sparso, Bud Spencer, Lino Toffolo, Prince, Anna Marchesini, Alan Thicke di Genitori in Blue Jeans, tutti artisti che hanno segnato quel periodo in modo indelebile. Per finire con la principessa che tutti quelli nati negli anni Settanta (e prima) hanno sognato almeno una volta di salvare (anche se non ne aveva affatto bisogno): Carrie Fisher, Leila ma anche la fidanzata pazza e psicopatica di Jake “John Belushi” Blues.
Sembra che gli anni Ottanta caschino a pezzi e non serve ricordare che sono passati oltre 30 anni da allora e i miti di quell’epoca devono fare i conti con la questione anagrafica oltre che, molto spesso, con gli eccessi che hanno caratterizzato quel periodo. Ma per la generazione degli ultraquarantenni di oggi, sono ancora gli stessi volti nei poster appesi alla parete della cameretta, musicassette scambiate clandestinamente a scuola, pellicole viste di nascosto o le prime vhs che papà portava a casa. Carrie Fisher resta un bikini indimenticabile e sostanzialmente immotivato vicino a un alieno gigante e strabordante, una scena impossibile per estetica solo ai tempi del primo episodio di Guerre Stellari nel 1977. Un’immagine che fa sorridere così come faceva sorridere lei, capace di scherzare su quel ruolo che l’ha resa famosa offuscando tutto il resto della sua carriera, composta da ottimi libri e sceneggiature di successo. “Comunque io muoia, scrivete sulla mia lapide: 'Morta soffocata dal suo bikini'” scriveva Carrie nella sua autobiografia.
E forse davvero in qualche modo il successo di quel ruolo l’ha soffocata, principessa di ferro e antesignana di una serie di eroine femminili capaci di cavarsela anche senza l’intervento di un cavaliere ma costretta, in quella circostanza, a farsi salvare dall’eroe di turno. Ma, 27 anni dopo, possiamo rispondere a Raf: “Ecco cosa resta, ad esempio, di quegli anni Ottanta: un bikini dorato e immortale”.