tra spiritualità e superstizione

Al Bano Carrisi: "Quei segni premonitori prima della scomparsa di mia figlia Ylenia"

Il cantante, tra spiritualità e superstizione, racconta a "Mistero Magazine" di gatti neri davanti a casa alla fine del 1993 e di una pigna che cadde sul presepe che prese fuoco

19 Feb 2016 - 09:28

Gatti neri, presepe in fiamme, strani presagi. Al Bano Carrisi racconta per la prima volta i segni premonitori che hanno preceduto la scomparsa dell'adorata figlia Ylenia verso la fine del 1993. A "Mistero Magazine" il cantante apre i cassetti più segreti e parla del suo rapporto speciale con la spiritualità e la religione, senza però nascondere un po' di superstizione.

Al Bano Carrisi: "Quei segni premonitori prima della scomparsa di mia figlia Ylenia"

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"Mi ricordo cinque maledetti gatti neri - spiega nell'intervista ad Aldo Dalla Vecchia - e mi scuso con tutti gli animalisti, alla fine dell'anno 1993 (il periodo della scomparsa della figlia Ylenia, ndr). Spuntarono tutti insieme di fronte a casa mia, davanti al bosco... Ed è una cosa che non dimenticherò mai. Sempre in quei giorni, una pigna cadde sul presepe di casa, che prese fuoco e andò distrutto".

Al Bano si sentiva "toccato" da tante sventure: "Reagii contro Dio, ma capii subito che stavo commettendo un gravissimo errore, perché mi allontanavo da una certezza per affrontarne altre... Non entro nei particolari, ed è giusto che sia così, ma dopo un po' mi ritrovai a pensare: 'Se a Dio hanno ammazzato un figlio, tu chi ti credi di essere per non poter provare su questa Terra una cosa del genere?'. A quel punto ricominciai a collegarmi con Dio e il mio spirito migliorò, sentivo meno acidità e cattiveria dentro. Così ho riscoperto la cristianità".

La spiritualità dell'artista è molto privata, ma ci sono degli incontri, come quello con Papa Giovanni Paolo II che lo hanno segnato per sempre: "Ho cantato sette volte per lui e ogni volta che ci incontravamo mi faceva venire i brividi. Non dimenticherò mai il primo incontro, nella sua cappella privata in Vaticano. Eravamo in ventidue persone, c'erano mia madre, mio fratello, Romina, le due bambine. Quell'incontro mi segnò, perché in lui vedevi il divino: nei suoi occhi percepivi la bontà assoluta, ma anche la capacità di leggerti l'anima fin nel profondo". Carrisi ammette di essere anche un po' superstizioso: "Certo non ne faccio una ragione di vita, ma ci sto attento, con moderazione. Per esempio: dicono che il 17 porta sfortuna? E allora io lo considero un numero in grado di avvertirti che qualcosa potrebbe non andar bene".

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