Il cantante, molto amato in Russia, ha annullato gli impegni già programmati a Mosca e San Pietroburgo: "Ci vorranno almeno due anni prima che le cose si ristabiliscano"
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La Russia è stata per Al Bano a lungo un terra particolarmente importante al punto che proprio a Mosca è andata in scena nel 2013 la reunion con Romina Power. Ma adesso le cose sono cambiate: "Non avrei mai immaginato un passo del genere da Putin, sono stato un suo grande ammiratore, ma non si può mettere in moto una macchina da guerra di quel genere contro i suoi fratelli" - ha detto alla trasmissione radiofonica "Un giorno da pecora". Annullati gli impegni già fissati a ottobre a Mosca e San Pietroburgo: "Credo ci vorranno minimo due-tre anni prima che le cose si ristabiliscano".
Per Al Bano il nemico non è certo la Russia o il popolo russo: "Lì c'è un capo che detta legge - dice - e si chiama Vladimir Putin. A lui direi 'fermati finché sei in tempo'. Lui sta lavorando anche contro se stesso, non sta difendendo niente - ha affermato l'artista di Cellino San Marco -, agli occhi del mondo sta distruggendo la sua immagine. Non è accettabile vedere quello che sta succedendo in Ucraina, con attacchi anche agli ospedali, carri armati e bambini che muoiono. No, questo non è accettabile".
Al Bano ha molti contatti in Russia e spiega che "un personaggio molto importante" gli ha detto una sola parola in italiano: "è un macello". Sulla possibilità che l'opinione pubblica russa possa intervenire su Putin per bloccarlo, aggiunge: "Me lo auguro e penso che prima o poi lo faranno, scaricheranno tutto sulle spalle di Putin. Dovrebbe stare attento alla sua vita, proprio da parte di coloro che fino a pochi mesi fa lo hanno idolatrato e servito, questo almeno è il mio pensiero".
Decisamente più scettico invece sull'efficacia delle sanzioni economiche messo in campo contro la Russia per convincerla a fermare i bombardamenti sull'Ucraina. "Lasciano il tempo che trovano, la Russia è talmente ricca che ne possono fare a meno - afferma -. Credo che le sanzioni rischiamo di pagarle più noi che loro".