Alvaro Soler: "La mia musica come l'estate, spero faccia dimenticare i problemi"
© ufficio-stampa
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Esce martedì 23 giugno "Eterno agosto", l'album del cantautore spagnolo che da due mesi domina le radio ed è in testa alle classifiche dei singoli con il tormentone "El mismo sol"
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La sua "El mismo sol" si è candidata da subito a tormentone dell'estate e le 4 settimane consecutive al vertice della classifica ufficiale dei singoli più venduti lo ha certificato. Ora Alvaro Soler pubblica, il 23 giugno, l'album di debutto "Eterno agosto". "Cerco di portare l'estate nelle mie canzoni - dice lui a Tgcom24 -. D'estate si stacca la spina, si dimenticano i problemi. Vorrei che con la mia musica accadesse la stessa cosa".
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Per Alvaro un passo importante. L'album è stato registrato tra Berlino e Barcellona, e mixa beat lo-fi contemporanei con una innegabile passione mediterranea.
Dopo "El mismo sol" l'album che si intitola "Eterno agosto". Quanto è importante per te l'estate?
"El mismo sol" è una canzone che si collega direttamente all'estate, come del resto altri brani presenti nell'album. Ma quello con cui io voglio entrare in contatto non è l'estate in sé quanto i sentimenti che la gente prova di solito in quel periodo dell'anno. In genere la gente è in vacanza, si rilassa e prova a lasciarsi alle spalle i problemi della vita di tutti i giorni. Ecco: vorrei che le mie canzoni facessero staccare dai propri problemi e rilassarsi.
Qual è stato il tuo percorso musicale prima di oggi?
Ho iniziato a suonare a 10 anni, quando ero in Giappone, e i miei genitori mi regalarono un piano elettrico. Poi ho cantato in un coro, a scuola, e ho anche avuto un gruppo. A 16 anni ho iniziato a scrivere e registrare alcuni pezzi, poi ho avuto un gruppo, insieme a mio fratello, con il quale ho pubblicato un paio di dischi. Poi ho iniziato a scrivere delle canzoni da solo, in spagnolo e... eccomi qua.
Sei cresciuto in Giappone. Cosa ti è rimasto della loro cultura?
In realtà in Giappone andavo in una scuola tedesca quindi non posso dire di essere stato immerso nella cultura nipponica. Ma ovviamente conoscevo la musica del posto e andavamo sempre tutti insieme al karaoke. Era molto divertente. Mi divertivo molto a cantare Take That, Backstreet Boys e anche Britney Spears.
Le tue canzoni sono molto solari. In genere componi quando sei felice o la musica è un modo per guarire dolori e tristezze?
Di solito scrivo prima la musica e poi le parole che mi vengono ispirate dai sentimenti che la musica trasmette. In questo album ci sono alcune esperienze personali, in alcuni casi estremizzate ma più si un pezzo è stato scritto partendo da emozioni che ho vissuto. E metterle su carta è servito a esorcizzarle nel caso in cui fossero ancora ferite aperte. Le ho messe in canzoni e sono felici che siano lì. Mi ricordano di certi momenti ma allo stesso tempo me ne sono liberato.
Quindi non dobbiamo solo aspettarci brani allegri...
Nell'album ho voluto un'omogeneità di fondo a livello stilistico, ma anche molta dinamica. Non sopporto i dischi dove i brani sono tutti uguali uno all'altro. Ho cercato di bilanciare in maniera equilibrata ballate, pezzi allegri e ballabili e brani più riflessivi. Spero che la gente apprezzerà.
Hai registrato a Berlino, una città a cui sono legati dischi storici del pop e del rock. Cosa ti ha dato?
Berlino? È una città molto dinamica e internazionale. Quando ero a Barcellona sentivo che non c'era abbastanza cultura musicale alla quale abbeverarsi. A Berlino ovunque ti giri c'è qualcuno che suona e sei costantemente in contatto con gente che fa parte dell'ambiente musicale. Questa cosa è fondamentale per vedere come lavorano gli altri, avere nuove idee e produrre l'album nella maniera migliore.