L'INTERVISTA A TGCOM24

Per Anastasio "Le Macchine Non Possono Pregare": "Racconto la storia di una rivolta spirituale"

Il nuovo album dell'artista vincitore di "X Factor" nel 2018, fa parte di un progetto più ampio, che comprenderà anche una graphic novel pubblicata da Edizioni BD

di Antonella Fagà
11 Apr 2025 - 10:28
 © Andrea Venturini

© Andrea Venturini

Anastasio è tornato e, a tre anni dall'ultimo disco "Mielemedicina", pubblica (senza alcuna major alle spalle, ndr) "Le Macchine Non Possono Pregare": "Racconto una storia che parla di una rivolta spirituale", ha spiegato il ventisettenne di Meta (Napoli) a Tgcom24.

Terzo album dell'artista, che si è fatto notare vincendo "X Factor" nel 2018 e poi è stato al Festival di Sanremo nel 2019 da ospite e nel 2020 in gara, "Le Macchine Non Possono Pregare" è un concept album, che ha avuto una genesi di quasi cinque anni e che arriva adesso come la realizzazione di un sogno: “Un’opera rap, l’album che renderebbe fiero il ragazzino che ero..."

© Ufficio stampa

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E come ti senti?
Nervoso, teso... ma non per paura del risultato... sono convinto di aver fatto il disco che volevo fare da sempre, e sono super soddisfatto, ma visto che ci ho proiettato così tanto è come se tutte queste cose mi stiano venendo adesso addosso a valanga... 

Perché tutto questo tempo, cosa è successo nel mezzo?
Lavoravo a "Le Macchine Non Possono Pregare" già dal 2020 e "Mielemedicina" l'ho scritto in pochi mesi nel mezzo, un album semplice con pezzi inediti ma senza concept. (...) Sono stati cinque anni di attesa e su questo album ho proiettato tutte le mie aspettative, cinque anni di continui rimandi e adesso quasi non ci credo. Cinque anni sono serviti però perché volevo che i singoli pezzi si incastrassero bene l'un all'altro, avevo già un ottimo inizio e un finale incredibile, ma volevo che l'album avesse un certo ordine, sapevo cosa mancava in mezzo ma non sapevo come realizzarlo… e alla fine ci sono riuscito".

In alcune interviste hai detto che ti senti un "artista esiliato", che ami la solitudine. Per questo album hai avuto bisogno di restare da solo?

Non sono solo … isolato dal resto dell'ambiente musicale sì. Ho solo due o tre amici lì. Ma non sono un solitario, ho bisogno del contatto e della compagnia altrui, anche se sto benissimo da solo. Ci sarebbe una parola migliore per esprimerlo. Solitudine si associa spesso a tormento e io in questo momento mi sento sereno. Forse sto maturando… Ultimamente mi sono reso conto di essere abbastanza adatto alla felicità. 
(...) Ma non ero sparito, non mi sono eclissato: il concetto di sparizione mi infastidisce. Avevo solo bisogno di tempo per scrivere quello che dovevo scrivere".

 

"Le Macchine Non Possono Pregare" è un concept album con componente pseudo cyberpunk/distopica, un racconto fantascientifico, con tanto di ciclopi e macchine iper-teconologiche. Quanto è importante per te il filone di questa narrativa di genere per far passare certi messaggi e certe critiche sociali? 

Allora, voglio sottolineare che non c'è intento critico o polemico in questo disco, che nasce piuttosto dall'osservazione del mondo e della realtà. L'amplificazione della realtà mi ha portato poi ad un racconto fantastico/magico. E non c'è nessun intento educativo, didattico o polemico. Quello che non voglio mai fare con l'arte è educare le persone. Non può essere il mio fine conscio, magari inconscio ma non conscio.
Questa storia parla di oggi, di un futuro, che in realtà è oggi. 
Avevo paura che suonasse complottismo, ma in realtà è tutto metaforico e allegorico. Non sono un paranoico, uno che teme il microchip sotto la pelle. La tecnologia è necessaria, non bisogna averne paura e la storia che racconto non vuole essere un inno al ritorno alle caverne.

Bensì... 

Il focus di questo disco è la rivolta spirituale. Non c'è bisogno di una rivolta violenta. C'è bisogno di una rivolta interiore. Nel disco però parlo di un susseguirsi di rivolte. C'è quella personale dell'uomo contro il mondo, poi quella storica del 1848 con le barricate, e poi quella di Baudelaire, l'uomo contro il mondo, che cambia intorno a sé mentre lui non riesce a cambiare e ancora quella dell'uomo contro la tecnologia dell'Haker Harakiri e poi l'epilogo, la conseguenza della rivolte: la solitudine.

© Ufficio stampa

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E' questo il punto di arrivo?
Il disco ha un finale, un lieto fine e di questo sono molto soddisfatto. "La pioggia", l'ultimo brano, vede i reduci del modo che escono dalle caverne e si ritrovano sotto la pioggia tanto attesa. La rivolta ha portato a qualcosa, alla comunità. Non ci sono più le solitudini, la pioggia riunisce gli uomini e sancisce la nascita di una nuova comunità.

Nel disco la fede e molto presente, che significato ha per te? 

La fede è fondamentale nel disco, non per niente il titolo è "Le Macchine Non Possono Pregare". 
Non sono propriamente un religioso, per dichiararsi religiosi c'è bisogno della religio, la cura, la dedizione verso qualcuno o qualcosa, ma anche verso se stessi. Anche un ateo può essere religioso se si prende cura del proprio spirito. Quando avevo 20 anni ero un ateista convinto, pronto alla guerra, poi ho realizzato di essere un po' superficiale e la fede si è trasformata in una ricerca della verità, che non ho ancora trovato...La fede è un tema che mi affascina moltissimo, per il mistero che l'avvolge.  In questo mistero, nella penombra, quando la luce non ti fa capire che cosa vedi, arriva la fantasia, si parte per ritrovare la luce.
Nell'album la fede è quello che le macchine non possono avere, perché la preghiera è arte e poesia e nel pezzo finale diventa l'arma pratica, la religione più vera, la fede, la preghiera più vera è l'arte/la poesia. Il Ciclope dell'album non riesce a capire l'arte e nel tentativo di capirla quindi viene sconfitto. La fede ha un valore pratico incredibile nell'album, anima la rivolta. E' l'arma con cui si sconfigge il ciclope, è quel fuoco che nel buio dà la forza a tutto il disco per andare avanti 
 

Hai detto che l'album fa parte di un progetto più ampio che comprende anche una Graphic novel...

Il disco è una grande storia e sentivo che c'erano altri mezzi per dare maggiore completezza alla narrazione, per connetter alcuni pezzi. Ho collaborato con Davide Nota, poeta marchigiano, con cui ci siamo confrontati ogni giorno per dare significati, per capire come fare arrivare ancora di più ... e col fumetto ci siamo riusciti. Arturo Lauria e Egidio Matinata hanno reso la storia fumettabile, dando all'album un'immaginario visivo.

X Factor 2018, Sanremo 2020. Televisione ipocrita, o "Ipocrita fratello" come recita il titolo di uno dei brani del disco...

Non ho paura o avversione del mezzo in sè, della televisione (come per la tecnologia), ma da X Factor in poi, ho sentito spesso di non avere più il controllo. E' come se, dopo tutte le interviste, le esposizioni pubbliche, le presentazioni, io non sia più stato in grado di affermare: ecco questo sono io. E' come se gli altri mi avessero raccontato. Ci sono stati momenti in cui ho detto cose che non volevo dire... sono stato fagocitato. E dovevo prendere una distanza da tutto questo.
Da poco ho ascoltato Lucio Corsi, che nel suo podcast ha detto: il vero problema è quando si vogliono rendere spettacolari cose che spettacolari non sono. Ecco questa frase mi ha folgorato, perché questo è proprio ciò che penso. La spettacolarizzazione di cose che non sono spettacolari. La realtà a volte è più semplice di quella che viene presentata. Soprattutto se si parla del processo creativo. Non si può chiedere come avviene, non c'è nulla di raccontabile... Quindi non è un attacco diretto al modo al mezzo televisivo...  E un altro Sanremo, magari lo farò

Che correlazione c'è tra il sound e i testi?

Sapevo già cosa volevo fare, sapevo che ogni canzone doveva dire una determinata cosa, in cui succedeva qualcosa e mi son affidata ad alcuni producer amici, che hanno dato un completezza alle mie idee. Nella prima parte (passato, storia) c'è più acustica nella seconda metà più punk/elettronica. Quindo si parla di un cyber ciclope non posso metterci la chitarra. C'era il rischio "insalatona", ma il risultato è stato omogeneo. L'equilibrio dei contenuti ha generato anche un equilibrio dei suoni. Uno storytelling in senso completo.

© Ufficio stampa

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Quanto altri artisti come Murubutu, Rancore o Caparezza per citarne solo alcuni ti hanno ispirato in questo storytelling?
Non ho preso ispirazione ma comunque sono stato influenzato.
Dichiaro la mia appartenenenza al  rap d'autore o (cant)autorale. Una delle mie anime è il rap. Ma quello che vorrei fare io con l'ascoltatore è  riuscire ad essere semplice, non facile. Dire tanto chiedendo poco.

E adesso aspettiamo i live

Certo, questo disco è nato per essere un live.

Intanto questi i prossimi appuntamenti per ascoltare con ANastasio alcuni brai del nuovo disco: 12 aprile Bergamo (Nxt Station, ore 17:00), 13 aprile Bologna (Locomotiv Club, ore 12:00), 13 aprile Perugia (Casa Roghers, ore 19:00), 14 aprile Cesena (Spazio Marte ore 17:00), 14 aprile Arezzo (Malpighi Hub, ore 21:00), 15 aprile Roma (Discoteca Laziale ore 18:00) e 16 aprile Padova (Amsterdam, ore 21:00).

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