Ex modello, ora è concentratissimo sulla sua carriera cinematograficaTra amore e dolore in "One more day"
Se guardando "Zoolander 2", in questi giorni nelle sale italiane, vi siete chiesti se tutti i modelli siano davvero così stupidi, vale la pena di leggere la storia di Andrea Preti, 27 anni, ex supermodello e ora attore e regista. Un passato in passerella, un presente e un futuro sul grande schermo. Sul suo comodino speri di trovare l'ultimo numero di Vogue, e invece ci sono Pasolini e Bianchini.
Andrea conosce benissimo il mondo della moda, quella con la M maiuscola: le grandi firme per cui ha sfilato, i grandi magazine per cui ha posato anche in copertina. Unico italiano, quando ha deciso di smettere, nella lista di "models.com" dei 50 modelli più importanti del mondo.
"Ben Stiller – ci racconta Andrea all'uscita dal cinema – ovviamente ha voluto esagerare sul fatto che i modelli siano stupidi e dedichino tutta la loro vita alla cura dell'aspetto estetico".
Ma c'è un fondo di verità?
“Beh, un fondo di verità c'è. Ci sono tanti modelli e modelle che pensano solo all'aspetto fisico, sono superficiali, non si informano su cosa accade nel mondo, non fanno cose costruttive come leggere e studiare. Ma per fortuna non sono tutti così. Diciamo che c'è un 70% di ignoranti...".
Fino a morire facendo benzina, eh-eh-eh...
"Quella è una cosa che non succede, come potrai immaginare, però quella scena del film fa ridere perché i ragazzi sembrano proprio stupidi e lo spettatore è portato a credere che lo siano davvero".
Dopo raccontiamo bene la tua storia, ma nel passaggio dalla moda al cinema hai notato un pregiudizio nei tuoi confronti?
"Sì, in Italia è cosi: chi fa moda non è visto bene. Negli Stati Uniti, ad esempio, non hanno questi pregiudizi. Penso a Brad Pitt, Mark Wahlberg, Channing Tatum: ex modelli e oggi super attori. Hanno dimostrato di avere sale in zucca e di non essere solo 'belli belli in modo assurdo'. Io nel mio piccolo sto cercando di dimostrare che oltre a un lato estetico (che mi ha sempre aiutato nel lavoro e ha fatto la mia fortuna), posso dare qualcosa, so dire qualcosa, ho dei contenuti. Io sono sicuro di me stesso quindi i pregiudizi non mi fermano. Certo, non fa piacere sentirsi dire da qualche produttore: 'Questo faceva il modello, che vuole? Tornasse sulle passerelle'. Ecco, magari andrebbe spiegato loro che uno ha fatto il modello anche per mantenersi, forse".
Il tuo primo lavoro. Facevi il barista...
"Bravo, cinque euro e cinquanta all'ora. E con quei soldi mi sono pagato il primo book fotografico".
Perché mamma Giovanna ti voleva sui cartelloni pubblicitari.
"Voleva che facessi il modello. Casualità, destino... ho avuto subito la fortuna di cominciare a lavorare per “Dolce e Gabbana”. Poi capisci che in una giornata puoi guadagnare quello che una persona normale guadagna in quattro mesi, allora ti fai due conti e dici: “Forse non è così brutto questo mondo della moda””.
Fai il modello per sette anni. Sempre in giro per il mondo, copertine, sfilate, tutti i grandi stilisti italiani e stranieri ti vogliono sulle loro passerelle. Entri nella lista dei 50 più importanti al mondo. L'unico italiano, all'epoca. E, a sorpresa, due anni fa, decidi di smettere proprio nel momento più “alto” della tua carriera. Come mai?
“Ho sempre lavorato emozionandomi: le cose mi devono ispirare, devo essere felice per quello che faccio. A un certo punto, però, ho sentito il bisogno di trasmettere agli altri qualcosa che avevo dentro. Le foto non mi bastavano più. Allora ho provato a realizzare il mio vero sogno: fare cinema. Ho smesso con la moda per dedicarmi al mio futuro”.
Così con i soldi messi da parte facendo il modello ti paghi una scuola di recitazione negli Stati Uniti.
“Sì, tra New York e Los Angeles. E' stato un investimento su me stesso: mi ha fatto crescere, mi ha reso una persona migliore, mi ha aiutato a capire meglio come funziona il mondo, mi ha fatto conoscere l'arte, la storia del cinema ecc”.
Lo scorso maggio è uscito nelle sale italiane il tuo primo film “One more day”, scritto e diretto da te.
“Con “One more day” abbiamo vinto il “Russia-Italia Film Festival” come miglior film e, nonostante tante persone abbiano parlato male di me (proprio per questi pregiudizi sul passato da modello), da qualche settimana è arrivata anche la candidatura ai David di Donatello. Tanto stupido questo ragazzino di 27 anni non deve essere, che dici? (ride, ndr)”.
E ora?
“C'è un film in uscita, a breve, “Di tutti i colori”, dove sarò al fianco del grande Giancarlo Giannini. Poi ho un film con Salemme, Ficarra e Picone e, a fine aprile, inizio una pre produzione di un lungometraggio internazionale, “Animals””.
A gennaio, nel corso delle sfilate maschili, sei tornato eccezionalmente in passerella. Che impressione ti ha fatto dopo due anni di stop?
“L'ho fatto solo perché una mia carissima amica, Alessandra Moschillo, mi ha chiesto un favore: avermi in passerella nel suo esordio come unica proprietaria del marchio. Quando ero lì, nel backstage, ho rivisto tante facce conosciute, ma anche tanti ragazzini nuovi. Ho avuto una sensazione strana: ho capito che sono cambiato”.
Ti sentivi un po' un alieno?
“No dai, un alieno no. Però mi sono visto molto diverso rispetto agli esordi. Ora ho obiettivi diversi e sogni diversi”.
In passerella hai sfoderato una “Blue Steel”?
“No, però qualche anno fa Vivienne Westwood aveva chiesto a noi modelli di fare qualsiasi cosa in passerella che potesse attirare particolarmente l'attenzione. Allora io per scherzare, ho fatto il dito medio ai fotografi e una specie di Magnum (ride, ndr). Ho ancora la foto che poi, il giorno dopo, è uscita su tutti i giornali”.
Il primo Zoolander lo hai visto mentre facevi il modello.
"E tifavo per lui! Per il suo approccio al lavoro. Ma se sei un Zoolander nella vita allora vuol dire che hai dei problemi seri”.
Hai chiuso per sempre col mondo della moda?
"Mai dire mai. La moda mi apparterrà sempre. Non rinnego il mio passato. Anzi. Se sono quello che sono è anche grazie al mio passato".