Sean Baker racconta una storia tra commedia e dramma di una sex worker
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"Anora" è diretto da Sean Baker che lo ha anche sceneggiato, co-prodotto e montato. Il regista mette in scena una commedia divertente, storia d'amore e dramma che è già stato paragonato a una Cenerentola aggiornata o a Pretty Woman, in chiave più oscura. Il film ha dominato agli Oscar 2025 con cinque statuette su sei nomination, che segue la Palma d'Oro di Cannes 2024 e innumerevoli altri riconoscimenti avuti dalla premiére sulla Croisette a maggio a oggi. Non è un blockbuster, è piuttosto una produzione low budget, con attori praticamente sconosciuti, simbolo di un cinema indipendente americano. Il trionfo dell'indie su produzioni kolossal, sebbene l'aver vinto tutti i premi delle associazioni di categoria (produttori, registi, attori) aveva fatto capire dove stava girando il vento, almeno per quest'anno.
Al centro del film c'è Anora (Mikey Madison), giovane sex worker di Brooklyn, che si ritrova, da un giorno all'altro, un cliente giovanissimo e ricchissimo: Yvan (Mark Eidelstein), figlio di un miliardario russo, un ragazzo filiforme e totalmente schizzato tra musica, coca e alcool. La storia va avanti raccontando la vita nella casa a tre piani ultralusso del ragazzo dove la giovane escort entra per lavorare. Yvan offre ad Ani 15mila dollari per una settimana di compagnia, ma poi il ragazzo si innamora o meglio si incapriccia di Anora e la sposa a Las Vegas. La ragazza poco a poco scopre che la vita quotidiana di questo adolescente è quella del figlio ultra-viziato di un oligarca russo, un ragazzino che pratica sistematicamente saturnali tra alcolici e droga. Ma il matrimonio non si doveva fare, questo è l'inizio dei guai. L'evento ha colpito infatti gli interessi della famiglia di Yvan con sede a Mosca, ma che ha un avamposto di criminali capeggiati da un sacerdote ortodosso (Karren Karagulian) e con in squadra anche Jurij Borisov e Mark Eydelshteyn.
"Io sono indipendente, distante da questo sistema" aveva spiegato chairamente Sean Baker. Un sistema che, secondo il regista 53enne, nato nel New Jersey e cresciuto a New York, è sempre più focalizzato del resto sui blockbuster. "Quando ci sono in gioco grandi budget la pressione sui registi per 'fare bene' è altissima; ma cosa si intende per 'bene'? Fare un film con l'obiettivo di vendere più biglietti possibile? Io credo che il pubblico abbia semmai più bisogno di storie reali, umane, tangibili dove si possa rivedere: storie attraverso cui creare empatia con i personaggi. Di supereroi ne abbiamo fin troppi". A proposito di uno dei temi del film, il regista racconta: "È importante analizzare cos'è il lavoro sessuale in questo momento e come si applica alla società capitalista. È un lavoro che dovrebbe essere rispettato e allo stesso tempo depenalizzato e non regolamentato in alcun modo, perché riguarda il corpo di una prostituta e sta solo a lei usarlo per il proprio sostentamento".
"Molti hanno trovato dei punti in comune tra 'Anora' e 'Pretty Woman', o addirittura 'Cindarella', ma è con le lolite interpretate da Ornella Muti all'inizio della sua carriera che sento d'avere una maggiore affinità cinematografica". Sean Baker non nasconde la sua passione per il cinema italiano, dal quale ha trovato spunti per scrivere e dirigere la pellicola. Dopo Cannes 77, l'anteprima nazionale è stata al Festival del Cinema di Roma, sulla scia di un passaggio assai applaudito anche al London Film Festival. La protagonista Ani ricorda molto, in effetti, l'adolescenza interpretata da una Muti appena 16enne nei film dello spagnolo Eduardo Fajardo. Lolite che, attraverso il grande schermo, sono diventate icone senza tempo: ammaliate da sogni destinati a un risveglio ben differente da quanto immaginato. Ma anche il Neorealismo italiano, rivendica Baker, ha avuto una sua influenza nel processo di creazione di "Anora", nel disegnare sia Ani sia il ruolo di Ivan. "Ho visto più volte 'Le notti di Cabiria' di Fellini per studiare il personaggio interpretato da Giulietta Masina; poi 'La ragazza con la pistola' di Monicelli con Monica Vitti. E, più in generale, ho seguito con molta attenzione le pellicole di Lina Wertmüller e gli antieroi di Dino Risi. Di ognuno di essi, c'è qualcosa nel mio film".