La cantante si esibirà Il 13 aprile in uno spettacolo incentrato su un repertorio di musica classica. Senza dimenticare i suoi successi. Tgcom24 ne ha parlato con lei
di Massimo Longoni© ufficio-stampa
Si intitola "Sacrarmonia" il concerto che Antonella Ruggiero porterà il 13 aprile . Uno spettacolo suggestivo dove canzoni sacre che affondano nella tradizione di diverse religioni si intersecheranno con estratti della sua carriera pop. Con lei sul palco ci saranno Mark Harris e Roberto Colombo. "La musica sacra è un modo affascinante capire le altre culture" spiega lei a Tgcom24. E sul pop dice: “Non è un capitolo chiuso ma serve la canzone giusta".
L'occasione sarà una kermesse intitolata "Trino sacra – Percorsi di fede tra storia e tradizione", che si svolgerà sabato 13 nel paese del Torinese. Il concerto gratuito della Ruggiero sarà l'evento di chiusura. E in un simile contesto il repertorio sacro che ha conquistato la cantante ormai da qualche anno ("Sacrarmonia" è un album e dvd del 2004 che immortala un concerto tenutosi l'anno prima in piazza Santo Stefano a Bologna) si inserisce alla perfezione. Antonella ha da poco pubblicato "Quando facevo la cantante", un cofanetto di 6 cd, 115 brani che raccolgono il meglio delle registrazioni live dal 1996 a oggi insieme a canzoni, eseguite sia in concerto che in studio, mai pubblicate sinora nella discografia dell’artista. Una testimonianza perfetta dell'ecclettismo dell'artista.
“La raffinata artista, prima, leggendaria e indimenticata vocalist dei Matia Bazar, si esibirà con due straordinari musicisti: Mark Harris al pianoforte e armonium, mentre al vocoder, synth basso e organo liturgico c’è Roberto Colombo, firma di punta della migliore produzione discografica degli ultimi 40 anni, in un repertorio dal titolo evocativo e altrettanto intenso: “Sacrarmonia”, un viaggio alla riscoperta di perle preziose e pietre miliari della musica sacra nei secoli, attraverso il fil rouge di un talento vocale che non conosce eguali”, conclude Giulia Rotondo, Assessore agli Eventi e Manifestazioni del Comune di Trino.
"Proporremo repertorio diverso rispetto al cd registrato qualche anno fa - spiega lei -. E’ un percorso alle musiche sacre ma ci saranno anche brani del repertorio personale che si adattano alla serata e al contesto".
Come è nata questa tua passione per la musica sacra?
Andando indietro nel tempo si trovano sempre più cose preziose. Per quanto mi riguarda con Sacrarmonia è iniziato questo percorso perché l’ho sempre amata, sin da piccola. Sono partita da brani che fanno parte della tradizione cattolica ma poi il discorso si allargato ad altre culture. Per mezzo della musica si capisce il modo di vivere di civiltà apparentemente lontanissime da noi. In realtà oggi con le tecnologie oggi ci è tutto più familiare ma la musica è un grande mezzo di conoscenza e avvicinamento tra culture diverse.
Dal pop alla musica sacra il passo è lungo. Il tuo pubblico ti ha seguito o in questi contesti hai un pubblico diverso?
Devo dire che quando realizzo i brani scelgo e non miro ad andare nello specifico ad un pubblico piuttosto che un altro. Da sempre ascolto quasi tutti i tipi di musica, quelli che mi coinvolgono emotivamente. La stessa cosa accade ai concerti. Mi accorgo che trovo persone che mi seguono da tempo e poi vedo altri che sono interessati a tutto un altro genere di musica. Ma la cosa positiva e sorprendente è che soprattutto si avvicinano i giovani. L’Italia è cambiata e si è evoluta. E’ cambiato il modo di vedere e acquisire la musica anche se ci sono delle indicazioni molto pressanti dalle radio.
C'è quindi un pubblico curioso anche nei confronti di alcuni generi che definiremmo "alti"?
Ma la gente è coinvolta dalle cose belle. E tra queste questo c’è la musica diversa, inusuale, quella che uno non si aspetterebbe mai di ascoltare perché non è passata dai media. E’ uno scambio propositivo. La musica antica, quella delle bande. Tutto quello che si trova nel cofanetto che ho pubblicato di recente. In questi sei cd si capisce tutto il grande percorso fatto e le frequentazioni positive di questi anni.
Stai lavorando a qualche progetto futuro?
Ci sono altri due o tre lavori in corso, alcuni di loro sono addirittura sospesi da qualche anno. Ho sempre bisogno di calma. Ci sono sempre cose da dover scoprire. Fortunatamente nella musica si trovano suggestioni, modalità diverse di suonare oltre che di cantare. Strumenti antichi possono diventare moderni nel modo di utilizzarli, in maniera anche azzardata. I suoni possono saltar fuori in maniera totalmente diversa da quella sentita.
Hai accennato al nuovo modo di fruire la musica. Da quando hai iniziato con i Matia Bazar a oggi il mondo discografico è stato rivoluzionato. Come ti trovi nel nuovo contesto fatto di streaming e musica liquida?
Non lo affronto perché se una cosa non mi corrisponde non la frequento. Certa musica di alcuni giovani di oggi non è mia e non mi forzerei per entrarci. Ma non tutti sono coinvolti nei generi che vanno per la maggiore. Ci sono ventenni che vincono festival internazionali importantissimi legati a strumenti antichi e fanno una carriera straordinaria. Poi ci sono altri che fanno il jazz o generi che non passano mai nei canali più diffusi.
Il tuo rapporto con la musica pop appartiene solo al passato?
No, perché? Magari un domani se c’è una canzone particolarmente bella. Per esempio “Senza”, un brano che ho messo in Rete senza nemmeno inserirlo nell’ultimo lavoro, ha un testo molto interessante. La mia relazione con il pop non è finita. Chissà.