SUL PALCO CON DE GREGORI

Antonello Venditti, 40 anni di "Sotto il segno dei pesci": "Un disco in cui ho visto il futuro"

Il cantautore romano ha celebrato l'anniversario del suo disco più importante in un'Arena di Verona sold out con un concerto di oltre 3 ore in cui non sono mancati i problemi tecnici. Ospiti Francesco De Gregori ed Ermal Meta

di Massimo Longoni
25 Set 2018 - 18:02
 © giovanni-canitano

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Antonello Venditti ha celebrato i quarant'anni di "Sotto il segno dei pesci", il suo album più importante, con una serata speciale all'Arena di Verona. Speciale perché per la prima volta il disco è stato eseguito per intero, speciale per gli ospiti (Francesco De Gregori ed Ermal Meta), ma anche per i molti problemi tecnici che l'hanno funestata. "E' un disco che ha anticipato il futuro e ancora oggi unisce le generazioni" spiega il cantautore.

Una serata pensata per essere storica e unica nel suo genere, e che in qualche modo lo è stata. Ma di certo in maniera diversa rispetto alle intenzioni iniziali. Perché il concerto è stato a tratti surreale e in alcuni momenti è sembrato di essere in un episodio di "Una serie di sfortunati eventi". Il microfono che cade e si rompe al secondo pezzo, "Il compleanno di Cristina", il gobbo elettronico che salta, effetti larsen che sparano nel mezzo (e nel momento più intenso) di un pezzo storico e raro come "Marta". E poi ancora Venditti che presenta gli ospiti da un lato dal palco e loro che sbucano dall'altro, il pianoforte che non entra come dovrebbe, un collegamento in diretta con Francesco Totti, ospite di Fabio Fazio, a dir poco difficoltoso. Una sequenza di problemi che ha portato Venditti a evocare l'influenza del brano inedito contenuto nella special edition del quarantennale, "Sfiga". “Se all'epoca l'avevo lasciato fuori dal disco un motivo c'era".

Potrebbe sembrare la cronaca di un disastro. E invece, nonostante tutto, così non è stato. Al punto che a mezzanotte e mezza passata, quando Venditti ha annunciato che avrebbe potuto fare ancora un paio di pezzi, il pubblico ha acconsentito con un boato. "Pensate a uno che ha la responsabilità di un disco storico, di un concerto storico, e tutto ti va male - ha commentato lui a fine serata -. Però poi succedono cose belle". E di cose belle, in tre ore e venti di show ce ne sono state. A partire dalla scaletta che, pur sforbiciata in corso d'opera per motivi di tempo, ha offerto non solo l'inedita esecuzione integrale di "Sotto il segno dei pesci" con la band di allora, Stradaperta, ma anche delle vere perle dal passato remoto di Venditi: "Marta", "Attila e la stella" e un'improvvisata "Compagno di scuola". Oltre ovviamente ai successi degli anni 80 e 90: quelli immancabili nei suoi concerti, come "Ci vorrebbe un amico", "Notte prima degli esami", "Giulio Cesare" e "Ricordati di me", ma anche quelli non eseguiti da tempo come "Settembre". "E' molto difficile mettere insieme un suono degli anni 2000 con quello degli anni 70 - spiega lui -. Ma riunire tanti periodi diversi in una bolla sospesa nel tempo è bellissimo. Cerco sempre di trovare il contemporaneo sempre, in tutto quello che faccio. E ancora oggi penso al futuro: non penso a quello che ho fatto, ma a quello che farò. Però mi piace quello che ho fatto".

E poi gli ospiti. Che in situazioni come queste sono diventati la regola più che l'eccezione, ma in questo caso avevano un sapore speciale, nel loro unire passato e futuro: Francesco De Gregori, il fratello ritrovato, ed Ermal Meta, il discepolo stimato. "Ritrovare De Gregori è una cosa che vale mille concerti - sottolinea Antonello -. Mentre Ermal Meta è un giovane in cui mi rivedo: abbiamo le stesse stigmate". Con il primo Venditti ha eseguito "Bomba o non bomba" e poi nel finale "Sempre e per sempre", "Attila e la stella" e "Roma capoccia"; mentre con il secondo ha duettato in "Che fantastica storia è la vita" e "Caro Antonello". 

Vedere De Gregori e Venditti insieme sullo stesso palco è qualcosa di impagabile. Il Principe è in un momento di piacevole armonia con il mondo, scherzoso e rilassato come mai in passato. I due hanno mostrato una sintonia sincera e De Gregori ha trovato anche il modo di burlarsi un po' dell'amico che nel corso della serata si è dilungato in discorsi introduttivi per ogni pezzo. "Io nei miei concerti parlo poco - ha detto rivolto al pubblico -. Questa sera abbiamo riportato le cose nella media". Una "reunion" che molti hanno visto come una pace fatta per una guerra che in realtà non c'è mai stata. "Con De Gregori c'è una differenza di linguaggio che a volte diventa di sostanza - ha spiegato Venditti -. Ma siamo amici e ci stimiamo da sempre. Poi qualcuno pensa che se sei amico di qualcuno devi farci per forza qualcosa insieme, ma non è così".

"Sotto il segno dei pesci" avrà altri due appuntamenti celebrativi, questa volta giocando in casa, il 21 e il 22 dicembre, al Palalottomatica di Roma. "E' un album davvero intergenerazionale. Di solito ai miei concerti non c'è gente della mia età, stasera l'ho vista" sottolinea Antonello. Gente accorsa per festeggiare un album che il segno lo ha lasciato, e profondo. "In quelle canzoni ci puoi vedere la descrizione di un personaggio, l'intellettuale di Firenze in 'Bomba o non bomba', che può ricordare Renzi. Poi racconto di Tg5, Tg6 quando all'epoca i telegiornali erano due, mentre in 'Giulia' si descrive un amore omosessuale... - sottolinea lui -. 'Sotto il segno dei pesci' ha una dose di mistero, di futuro e di magia che per esempio 'In questo mondo di ladri', che pure è un album forte e festeggia il trentennale, non ha". Finite le celebrazioni si tornerà a pensare al futuro: "Il nuovo album è quasi finito, ma ne riparliamo verso la fine del 2019". 

© ufficio-stampa

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