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Il quinto film da regista dell'attore è un social-drama sul mondo operaio
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Alla 18esima Festa del Cinema di Roma, Antonio Albanese ha presentato il suo nuovo film da regista, "Cento domeniche", di cui è anche il protagonista. E' la drammatica storia di un operaio che perde tutto a causa della gestione sbagliata dei suoi risparmi da parte di un'agenzia di banca. "È un film che rappresenta le mie origini, la mia estrazione sociale operaia, ma soprattutto è un film necessario che racconta un'ingiustizia", ha raccontato dopo essere stato applaudito a scena aperta alla prima stampa.
Nel primo film della Festa del Cinema di Roma, Paola Cortellesi, nel suo esordio alla regia, ha raccontato una donna degli anni 40 vessata dalla povertà e dal marito che aveva come unico scopo regalare un abito da sposa alla figlia. Un desiderio molto simile a quello di Antonio Riva, protagonista di "Cento domeniche". Lui è un uomo buono, un ex operaio, che conduce la vita che sogna ogni pensionato che non rimpiange il lavoro. Gioca a bocce con gli amici, adora la madre anziana (Giulia Lazzarini) ed ha anche buonissimi rapporti con l'ex moglie, Margherita (Sandra Ceccarelli). Ma ciò che è al centro di tutta la vita di questo operaio "piccolo-piccolo", che ricorda tanto l'Alberto Sordi diretto da Mario Monicelli, è la sua unica e amatissima figlia, Emilia (Liliana Bottone). Quando quest'ultima un giorno gli annuncia che ha deciso di sposarsi. Antonio era quello che aspettava da sempre: finalmente può mostrare tutto l'amore che ha per lei, regalarle il più bel matrimonio possibile. Ma in banca troverà una sorpresa che lo apre prima alla depressione e poi alla tragedia.
"Una storia immensa di una crudeltà impressionante. Non è un film contro le banche, ma che racconta quello che può succedere se qualcuna di loro sbaglia", spiega Antonio Albanese. Qual è il messaggio del film? "In tutti i miei film parlo di rispetto, onestà perché sono cose che possono salvarci. Il bello è che Antonio si dà la colpa di quello che è successo, è un uomo profondamente onesto. Volevo comunque anche raccontare il mondo degli operai. In Italia sono poco meno di cinque milioni e sono loro che sostengono questo Paese, non sono gli ultimi, sono i primi e da un po' di decenni sono abbandonati. Anni che c'è una politica che non si gira mai dalla loro parte".
Nelle ricerche fatte per il film, Antonio Albanese ha incontrato anche degli psicologi che avevano avuto in cura queste persone che avevano perso tutto. "Ci hanno detto che arrivavano a perdere il sonno ed è un'altra cosa che entrava nel dramma in maniera impetuosa. Ci siamo detti: ci carichiamo di umanità, è un tema delicato e abbiamo iniziato a trattare questo argomento con serietà, con onesta, con verità fino in fondo", aggiunge. Parlando poi del suo personaggio, il regista-attore spiega che è uno de tanti che hanno subito questo drammatico destino, gente onesta, che spesso era schiacciata dai sensi di colpa per qualcosa di cui non era responsabile. "Il mio protagonista non ha neanche il coraggio di reagire, è profondamente onesto e si dà addirittura la colpa nelle nostre ricerche abbiamo visto che ci sono state persone che per mesi non uscivano di casa perché si vergognavano della loro condizione e si prendevano la colpa. Questa malvagità è incredibile conclude - siamo nel 2023 e ti chiedi com'è possibile?"
Per “Cento Domeniche” Antonio Albanese è tornato nel suo paese d’origine, Olginate, in provincia di Lecco, dove da ragazzo ha lavorato in fabbrica. Ora vive a Milano.