I MODA' IN UN LIBRO

Kekko dei Modà: "Ho un alter ego cattivo"

Il leader della band pubblica il libro autobiografico "Come un pittore" e annuncia un nuovo cd

14 Mag 2012 - 11:55
 © Davide di Lorenzo

© Davide di Lorenzo

La vita di Kekko dei Modà è cambiata da quando è arrivata la figlia Gioia. "Gioia" sarà anche il titolo del nuovo disco in uscita nel 2013. Il cantante e leader della band dei record (tra vendite e successo a Sanremo) ha pubblicato il libro autobiografico "Come un pittore" in cui rivela com'è nato il gruppo (tra manager diversi, investimenti a vuoto e tanta gavetta) e un po' di autocritica: "Il mio alter ego si chiama Frankie, è un po' cattivo". 

Hai addomesticato per bene Frankie?
Ho 34 anni e cerco di migliorarmi. Chiariamo subito non sono un santo ma prima sicuramente mi agitavo di più per nulla. Mi sono esposto con questo libro perché la gente capisca che ho anche io i miei difetti.

Quanto è cambiata la tua vita dopo la nascita di Gioia?
E' cambiata totalmente. A volte ripenso a quel che facevo prima (una vita che mi piaceva fare) e mi chiedo come riuscissi a vivere in quel modo. Ora le priorità sono altre e Gioia mi ha permesso di riscoprire un sacco di cose bellissime.

Dal libro si capisce che un ruolo fondamentale nel successo della band l'hanno avuto anche gli altri ragazzi Diego, Enrico, Stefano e Claudio. E' vero?
Verissimo. In questi anni ho pensato spesso di mollare tutto e aprirmi un'enoteca. Ma sono stati i ragazzi a spronarmi fino alla firma per la Ultrasuoni. Abbiamo messo ai voti e ho perso 4 a 1. La band non è solamente scrivere ma anche una unione di forze umane. Non me ne frega nulla di fare il solista, mi sentirei un orfano.

I Modà come un gruppo unito e fedele?
Il messaggio è quello di rappresentarci come cinque ragazzi normali, non supereroi. Siamo stati tenaci ad inseguire la fortuna che poi è arrivata dalla nostra parte. Abbiamo sempre cercato di sognare.

Qual è il consiglio che ti senti di dare alle nuove band?
Bisogna sempre ascoltare i consigli della famiglia perché il 99% delle volte i genitori hanno ragione e se dicono qualcosa è per il bene dei propri figli. Mia madre mi scrisse una lettera quando andammo la prima volta a Sanremo nel 2005 in cui c'era scritto che comunque sarebbero andate le cose avremmo vinto lo stesso. Se non l'avessi letta sarei scappato, forse sarebbe stato il primo caso nella storia del Festival. Venivamo da una situazione manageriale molto tesa.

Poi è arrivato Lorenzo Suraci, direttore di Rtl 102.5 e dell'etichetta Ultrasuoni, un rapporto burrascoso...
Non è stato facile. Il nostro rapporto è il risultato di tantissime cose. Dopo Sanremo 2011 abbiamo iniziato a essere complici, amici, fratelli. E' come un rapporto padre e figlio sempre in crescendo. Sono consapevole che ho un carattere di merda anche io e che sono impulsivo ma poi per entrambi è arrivato il momento della maturità. 

A proposito di band parli anche dei Negramaro con cui hai condiviso Sanremo 2005. Prima eravate amici poi qualcosa si è rotto, cos'è successo?
Purtroppo agli ultimi Wind Music Awards non ci siamo salutati bene, mentre con gli altri ragazzi ho chiacchierato tranquillamente. Non voglio creare polemiche né sputtanare persone. Quando abbiamo iniziato loro hanno avuto successo, abbiamo fatto un Sanremo assieme, ho chiamato spesso Giuliano per chiedergli dei consigli e siamo andati anche a casa sua. I Negramaro erano un esempio della bellezza del successo. Poi abbiamo cominciato ad affermarci e qualcosa è andato storto. So che quando presenta delle canzoni in concerto Giuliano dice 'questa canzone sembra scritta dai Modà e invece è scritta da noi'. Senza nulla togliere ai Negramaro noi non copiamo nessuno ma se proprio dobbiamo scegliere dei modelli, sceglieremmo qualcuno che ha tracciato la storia della musica come gli U2.

Dopo la vittoria di Emma lo scorso Sanremo con la tua canzone "Non è l'inferno", hai scritto su Facebook parole non troppo dolci nei suoi confronti...
Abbiamo definitivamente chiarito. In quel caso lì ha scritto Frankie dettato dall'impulsività. Chiariamo subito, sapevo benissimo quel che stavo dicendo ma era una reazione a caldo proprio perché sono molto legato ad Emma. In genere quando ci sono persone di cui non me ne frega nulla non faccio nomi e non reagisco. In quel caso avevo vissuto in simbiosi con lei durante il suo Sanremo e dopo la vittoria giustamente era presa da mille cose e non ci siamo sentiti e mi sono arrabbiato. Alcuni gesti si fanno perché si odia troppo o si ama troppo. In questo caso voglio tanto bene a Emma ed ecco perché ho reagito così.

Nel libro racconti che i tuoi miti sono Vasco e Battisti, cosa ti colpisce di loro?

Quando scrivo cerco sempre con parole semplici e sincere di arrivare dritto al cuore di chi mi ascolta. Quindi è naturale per me pensare a Vasco e Battisti che con le loro canzoni sono riusciti a conquistare migliaia di persone.

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