Presentato a Roma il corto "Smile", opera prima dell'attore-regista: "Dobbiamo trovare il modo più semplice per arrivare alla gente" dice a Tgcom24
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E' stato presentato ufficialmente a Roma "Smile", cortometraggio con il quale l'attore Matteo Pianezzi debutta alla regia. Un gala che arriva al termine di un anno durante il quale il corto ha girato in lungo e in largo raccogliendo consensi e premi. "Era un esperimento che ho realizzato grazie all'aiuto dei miei soci e di amici che hanno scommesso su di me - dice Pianezzi a Tgcom24 -. Ormai si scommette su tutto, bisognerebbe farlo di più sull'arte".
Quello dei corti è un mondo a sé, florido e valorizzato all'estero, che vive di vita propria ma senza un mercato qui in Italia. "Non c'è una distribuzione - spiega Pianezzi -. Qualcuno prova a metterli prima dei film importanti nei cinema ma spesso le sale hanno tempi e obblighi commerciali che impediscono loro di dare spazio".
Allora perché si fa un corto?
Qualcuno, anche registi affermati, lo fa come esercizio di stile, oppure serve per accreditarsi: fai vedere che con 5mila euro hai fatto un corto bello e con 800mila potresti fare un film di valore. Un corto considerato ad alto budget in Italia costa circa 30mila euro. All'estero però c'è un mercato. Noi siamo in concorso in un paio di Festival negli Stati Uniti.
Come è nato il progetto di "Smile"?
Io principalmente faccio l'attore, ma ho sempre scritto pur senza aver mai pensato di passare alla regia. Ma ho fatto leggere il soggetto al mio direttore della fotografia, Dario Di Mella, e lui ne è stato entusiasta e mi ha detto di volermi aiutare. Poi abbiamo messo su una troupe a zero euro grazie all'aiuto di chi volermi dare una mano in amicizia in questo che era un esperimento. Dal momento che abbiamo vinto più di quaranta premi in tutto il mondo direi che l'esperimento è riuscito.
Il soggetto da cosa ti è stato ispirato?
Si tratta della storia di un padre e di un figlio e della privazione che un padre può arrivare ad affrontare per amore del proprio bambino. Solitamente le persone scrivono queste cose quando hanno problemi famigliari o un rapporto irrisolto con i propri genitori. Io in realtà ho un rapporto splendido con la mia famiglia e ho anche un senso di paternità molto forte, pur non essendo ancora padre.
Al centro c'è anche una problematica sociale...
Sì, che si cerca di superare attraverso l'amore genitoriale. La diversità per un bambino spesso è una condizione difficilissima all'interno di una società crudele che espelle tutto ciò che non è "nei canoni" della normalità. Non di rado questo viene vissuto come un trauma. Il compito di un adulto, di genitore come di un insegnante, dovrebbe essere quello di non far sentire un gap così grande anche laddove una diversità esiste.
L'argomento che affronti è molto delicato. Che linee guida hai seguito nel realizzare il corto?
Ho cercato di realizzare la cosa più semplice possibile. Credo che la semplicità sia quello che a volte manca al cinema italiano. Molte opere sono delle masturbazioni mentali che vengono poi spacciate per 'film d'autore'. Non ci dobbiamo inventare niente, è già stato tutto fatto, dobbiamo solo capire qual è il modo più semplice per arrivare alle persone. Poi le cose complicate, io non le so fare, ma se le vedo le posso anche apprezzare.
"Smile" è stato realizzato dalla tua casa di produzione, la Diero.
Sì, siamo io, Corso Codecasa, Rosita D'Oria, Manfredi Saavedra e Marco Pianezzi. Abbiamo deciso di metterci da soli per fare le cose in cui crediamo. In un mercato che è saturo la raccomandazione pesa ancora più del solito e l'Italia non è il posto della meritocrazia. Noi abbiamo deciso di fare dei lavori non paraculati da nessuno e finora, nel giro di due anni, siamo riusciti a raccogliere dei contatti e delle attenzioni che ci fanno ben sperare.
Mettere in piedi una casa di produzione in questi tempi di crisi non è una piccola follia?
Io la crisi la sto vivendo da quindici anni quindi già so come si lavora in questa situazione. Non mi spaventa certo. Per ora siamo partiti dal teatro, ma lì si sta peggio che nel cinema... Anche se fai l'esaurito tutte le sere lo spettacolo non si vende perché "non ci sono nomi di richiamo". Comunque poi siamo passati ai corti a basso budget e ora punteremo ai corti ad alto budget.
Insomma, la sfida continua...
Certo. Anzi, alla luce di quanto abbiamo fatto e raccolto finora devo davvero ringraziare non solo i miei soci, ma anche tutte le persone che collaborano ai corti di registi alle prime armi e scommettono su di loro. Scommessa che ha visto al nostro fianco anche Walter e tutta la direzione dello Shari Vari di Roma che ci ha ospitato nei suoi locali domenica sera e che ringrazio di cuore, così come un ringraziamento va anche a Roberta e allo staff che ci hanno sostenuti e aiutati nell'organizzare l'evento.