Trionfo con un Gahan in formissima
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Sì, è certamente perfetta la DM, la Delta Machine, la macchina Depeche Mode. Oliata, ispirata, potente, iconica, meravigliosamente matura non solo dal punto di vista anagrafico (anche da queste parti stiamo tra gli over 50, ladies and gentlemen) per rappresentare una delle poche, validissime ragioni per il concerto-evento, degno di uno stadio pieno in una sera d’estate.
San Siro, l'Italia hanno accolto Dave Gahan, Martin Gore e Andy Fletcher, con un calore antico, mitigato da un'inedita e gradita brezzettina anti-appiccico: e sotto un cielo quasi lilla, proprio come le strisce tracciate nella scenografia rigorosamente grigionera di Anton Corbijn, i DM sono entrati impiegando circa cinque minuti, quelli dell'opening track dell'ultimo lavoro, "Welcome to my World", per scaldare quella loro macchina perfetta.
Poi Dave Gahan - ex-relitto umano risalito all'apice di forma fisica, vocale e artistica -, si è tolto la giacca, le fan sono impazzite e da lì è partita una cavalcata di oltre due ore. Suono e video-art, gilet (di Gahan) e soprattutto 23 pezzi di una Celebration affatto Black (l'hanno fatta, l'hanno fatta) ma caleidoscopica, azzeccato compendio di oltre 30 anni di musica partita dall'elettronica pura e atterrata, specialmente nei live, in un impatto, in una ritmica, in un gesto ampiamente sconfinato nel pianeta rock, che non a caso li accoglie a braccia aperte come splendida minoranza.
I pezzi dell'ultimo lavoro come segnalibri, poi una calata omogenea e potente dei classici, pescati a piene mani dai loro album capolavoro, in quei cari vecchi tempi di quando compravi un cd o un vinile che ti facevano loro a suon di grandi canzoni. "Violator" (registrato a Milano, aria di casa), "Songs of Faith and Devotion", "Ultra" con "Barrel of a Gun" da sfoggiare come un diamante grezzo, promemoria di un periodo, per Gahan, molto più dark di qualsiasi effimera etichetta modaiola e musicale. Per Martin Gore – testa, penna e cuore dei DM – possono valere invece quei momenti da solo in un fascio di luce blu elettrica a intonare una versione acustica di "Shake the Disease". Qualcuno – scherzando ma non troppo – aveva scritto che era l'uomo che scriveva canzoni solo nella tonalità minore, uno bravo a manovrare i sintetizzatori, i computer, a maneggiare la tecnologia in funzione di un certo tipo di musica, la cosiddetta, inquietante "musica elettronica". Forse è davvero ora di toglierle, certe etichette, dal dosso di Martin e da quello dei Depeche Mode. Basta con l'"elettro", la new wave, il synthpop, con qualsiasi definizione buona per marchiare il gregge. Sono i DM, (grande) musica contemporanea.
L'onda emozionale che solleva sui 60mila con quei pochi minuti, voce e piano (suonato dal side-member Peter Gordeno, non da Andy Fletcher, ormai più manager che musicista) sono la miglior vendetta per questo ex-ragazzo ossigenato, genio della melodia e della poetica, forse non ancora pienamente celebrato a dispetto dell'enorme successo a causa del suo antidivismo, del suo inevitabile "low profile" . Per il resto c'è "Enjoy the Silence", e non c’è bisogno di aggiungere nulla, e ancora "Personal Jesus" con attacco da giorno del giudizio e tiro omicida. E infine, al termine della raffica comprendente l'immortale discotecata di "I Just Can’t Get Enough", l'ultimo inno, "Never Let Me Down Again". I Depeche veleggiano verso Roma, Stadio Olimpico, per un sabato notte speciale. In attesa di un'appendice che li vedrà indoor a febbraio a Torino, Milano e Bologna. Un altro giro sulla Delta Machine, meglio salirci al volo, delittuoso proseguire con i mezzi pubblici di gran parte del pop rock di oggi. Potere al gilet di Dave Gahan.
Durata totale: 2h 15'
Pezzi migliori: Angel, Barrel of a Gun, Shake the DIsease, Soothe My Soul, Personal Jesus, I Feel You
SETLIST
Welcome to my world
Angel
Walking in My Shoes
Precious
Black Celebration
Policy of Truth
Should be Higher
Barrel of a Gun
Higher Love
Shake the Disease
Heaven
Soothe My Soul
A Pain that I’m used to (base remix)
Question of Time
Secret to the End
Enjoy the SIlence
Personal Jesus
Goodbye
Encore:
Home
Halo
Just can’t get Enough
I feel you
Never Let Me Down Again