IL RITORNO

Moby in un mondo di "innocenti" di fronte all'universo

L'artista newyorchese pubblica il suo nuovo album e ne parla con Tgcom24

01 Ott 2013 - 09:48
 © Ufficio stampa

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Si intitola "Innocents" il nuovo album di Moby, in uscita l'1 ottobre. Un lavoro speciale, caratterizzato da numerose collaborazioni, tra le quali quelle con Skylar Grey, Cold Specks e Mark Lanegan. "Di fronte all'immensità dell'universo - spiega Moby a Tgcom24 - siamo tutti come dei piccoli bambini innocenti, inconsapevoli del mondo in cui viviamo".

Due anni di silenzio dal precedente "Destroyed", ed ecco Moby tornare con il suo primo album realizzato da quando ha abbandonato la Grande Mela per trasferirsi a Los Angeles. Nuova vita ma anche nuovo approccio al lavoro se è vero che per la prima volta ha deciso di imperniare la realizzazione di "Innocents" su una serie di collaborazioni eccellenti, abbandonando il suo proverbiale isolamento. 

Chi sono gli innocenti a cui ti riferisci nel titolo?

La tematica di fondo che unisce i brani dell'album è uno sguardo ai modi in cui le persone provano a trovare un senso alla condizione umana. Se, da un certo punto di vista, affrontiamo una vita molto semplice, fatta di rapporti tra esseri umani, d'altro canto, da qualche parte della nostra mente, sappiamo anche che ogni cosa che vediamo era polvere e polvere ritornerà. E che viviamo in un mondo vecchio di milioni di anni. Il risultato è che una parte preponderante della condizione umana sia l'ssere incredibilmente confusi. E qualche volta persino molto spaventati. Affrontiamo la nostra vita con un'altalena tra gioia, paura e confusione.

La vulnerabilità dell'uomo rispetto all'immensità dell'universo...
Gli uomini vivono la loro vita solo per alcuni decenni, non sanno davvero nulla dell'universo in cui si trovano. Per questo siamo tutti come dei piccoli bambini innocenti, inconsapevoli del mondo in cui viviamo. Questo punto di vista non diventa giustificazionista per gli orrori che ci sono. Se uno è un assassino, un violentatore, un dittatore, resta quello che è. Ma sono convinto che nel profondo di ognuno di noi questa base di paura e confusione ci accomuni.

In coda al libretto del cd c'è una lunga lista compilata da te. Uno dei punti trattati riguarda le cose "stupide" che si fanno, tipo fumare, mangiare cose malsane, litigare, criticare se stessi e gli altri... E' una critica al tempo che buttiamo stupidamente via in una vita che di per sé è già breve?
Lo è in parte. Ma credo anche che se proprio dobbiamo buttare via il nostro tempo, sia meglio farlo divertendoci. Credo che una delle maggiori perdite di tempo sia quello passato a criticare se stessi.

Di solito realizzi i tuoi lavori in completa solitudine, in questo album invece ci sono molte collaborazioni. Avevi in mente sin dall'inizio di fare così o si è sviluppato tutto in corso d'opera?
E' partito tutto dall'inizio. Nella mia vita ho realizzato molta musica e molti dischi e di solito quando lavoro lo faccio da solo. Solo io e il mio studio, scrivendo canzoni e suonandole. La cosa interessante del lavorare con altre persone è che gli altri hanno un approccio alla creatività con il quale io non mi sarei mai confrontato. Quando lavoro con un cantante o una vocalist mi trovo a scoprire approcci alla scrittura delle melodie vocali che sono totalmente diversi da qualcunque cosa io abbia fatto. E inoltre quando lavoro da solo sono solisto condurre una vita quasi monastica, in completa solitudine. E' interessante avere invece altra gente intorno e coinvolgerla nel porcesso creativo. 

Oltre all'apporto diretto che ti hanno dato, questi artisti hanno influenzato anche il tuo modo di comporre?
Sì, in particolare quando mi è capitato di scrivere pezzi strumentali e inviarli al vocalist di turno. Spesso le linee melodiche che hanno scritto mi hanno messo di fronte a soluzioni per me del tutto sorprendenti. E' stato molto eccitante perché tutti quelli con cui ho lavorato hanno trovato idee che io non avrei sfornato nemmeno in un milione di anni. Non voglio appropriarmi di meriti non miei: sul disco c'è il mio nome, ma molte delle idee migliori in questo album sono delle persone che hanno collaborato con me.

"Innocents" è caratterizzato da un suono volutamente lo-fi. Come mai questa scelta stilistica?
Ho realizzato che i miei album preferiti realizzati da altri artisti erano con un sound minimale, quasi fragile e vulnerabile. Joy Division, Neil Young, e tra cose più recenti Bon Iver o James Blake. Ho pensato che la musica che più amo, è un tipo di musica che tende a essere idiosincratica con lo-fi.

In un altro punto della lista, sono citati alcuni musicisti che "migliorano la tua vita", musicisti molto diversi tra loro, come da Debussy a Donna Summer, dai Led Zeppelin ai Bad Brains. Cosa rende per te della musica meritevole di essere ascoltata?
Il modo in cui ognuno reagisce alla musica, o all'arte in generale, è molto soggettivo. E' difficile per me categorizzare in maniera empirica cosa amo nella musica. Per esempio a volte amo musica molto complicata, mentre altre volte ho sensazioni fortissime da musica molto semplice. A volte ricerco composizioni potenti e teatrali, altre volte semplici e calme. Ma immagino che il punto focale sia che la musica che mi colpisce sia quella che smuove emozioni profonde. Non ho mai amato particolarmente composizioni troppo accademiche o troppo ironiche nei testi. Voglio sentire qualcosa che veicoli passione. Una volta che ci sono queste caratteristiche, può essere qualunque cosa, da George Gershwin ai Pantera.

Gli artisti che hanno collaborato a "Innocents" hanno estrazioni musicali molto diverse. Oggigiorno invece si tende a categorizzare in maniera abbastanza netta per generi, creando recinti musicali. Tu cosa ne pensi?
Credo che nel music businnes ogni aspetto sia cambiato. Come la musica viene realizzata, come viene distribuita. E credo che stiamo vivendo in un'era di un eclettismo molto interessante. Nel passato musicisti rock o folk facevano solo dischi rock o folk. Ora invece avverto che ci sia un atteggiamento più ibrido, che porta a un approccio più aperto nel realizzare musica. A volte lo trovo molto ispirante, altre mi sembra più artificioso, ma generalmente mi piace vedere sempre più artisti che sperimentano al di fuori dei loro confini classici. 

Da sempre ti sei mostrato piuttosto indulgente, se non favorevole, al file sharing, alla fruizione libera della musica... Cosa ne pensi della situazione attuale del mondo discografico? 
Da alcuni punti di vista è meravigliosa, da altri disastrosa. Ma non posso dire di avere un'opinione precisa perché essere certi di qualcosa in un'industria musicale in rivolgimento è come avere delle opinioni ferree riguardo le previsioni del tempo. Ogni aspetto dell'industria musicale sta cambiando, da qui a cinque anni nulla sarà come è ora. Quindi l'unico obiettivo della mia vita è realizzare la musica che amo e fare in modo che la gente la possa ascoltare. Non sono preoccupato se il disco vende oppure no, mi interessa che venga ascoltato, che sia in streaming, attraverso Spotify, scaricato o acquistato, poco mi cambia. Perché l'unica cosa che non è cambiata in questo mondo è come la gente risponde alla musica emotivamente.

Ma oggi come oggi, per un artista è più facile o più difficile fare arrivare al pubblico la propria musica? 
Entrambe le cose. Egoisticamente mi piace il formato del cd perché quando realizzi un cd la gente tende ad ascoltare tutto l'album. E io amo gli album, sia realizzarli che ascoltare quelli di altri. Il risultato della crisi dell'industria musicale, purtroppo, è che la gente sente sempre di meno album. Ma credo sia possibile per gli artisti affidarsi a compagnie più piccole che proseguano nel loro lavoro portando alla gente la musica. 

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