Il famoso regista, grande autore di film su cronaca e politica, si è tolto la vita a 91 anni lanciandosi dal terrazzo di casa sua
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Il regista Carlo Lizzani si è suicidato, lanciandosi nel vuoto, dal terzo piano di un palazzo nel centro di Roma. Lizzani aveva 91 anni. Critico e saggista, sceneggiatore di Vergano, De Santis, Rossellini e Lattuada nel periodo neorealista, esordì col documentario "Nel Mezzogiorno qualcosa è cambiato" (1950) e col film "Achtung! Banditi!" (1951). A dare l'allarme alla polizia sono stati alcuni vicini.
Un biglietto a figli: "Stacco la chiave" - "Stacco la chiave". E' quanto avrebbe scritto nel suo biglietto d'addio indirizzato ai figli il regista Carlo Lizzani che oggi si è suicidato a Roma. Il biglietto non appare comunque del tutto comprensibile. Forse il regista era depresso anche per le critiche condizioni di salute della moglie, ma ancora non è chiaro se ci sia stato anche questo particolare dietro il suo proposito di togliersi la vita.
Una carriera lunga 60 anni - Carlo Lizzani era nato a Roma il 3 aprile 1922. E' stato un regista, un critico, un documentarista con una grande passione per la storia e la politica. Storia che lui stesso aveva vissuto in pieno, non a caso la sua autobiografia uscita nel 2007 da Einaudi si intitolava ''Il mio lungo viaggio nel secolo breve''(Einaudi, 2007). Tanti i suoi film celebri da "Achtung Banditi!" del '51 a "Cronache di poveri amanti", "Il gobbo", "Banditi a Milano", "Mussolini ultimo atto", "Fontamara", "Caro Gorbaciov". E anche le sue opere televisive come "Mamma Ebe", "Il caso Dozier", "Le cinque giornate di Milano", "Maria José", "Celluloide".
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine al merito della Repubblica Italiana, è stato direttore della Mostra del cinema di Venezia dal 1979 al 1982. Nel 1998 pubblicò la raccolta di suoi scritti di vario genere Attraverso il Novecento, ricca di aneddoti sulla stagione del neorealismo. Nel dicembre del 1999 ha ricevuto dall'Università di Torino la laurea "honoris causa" in Scienze della comunicazione. A settembre, convalescente per una caduta, non riuscì a essere presente alla Mostra del cinema di Venezia dove tra i documentari di Venezia Classici veniva proiettato "Non eravamo solo... Ladri di biciclette. Il neorealismo" di Gianni Bozzacchi. Più volte aveva annunciato di voler fare un film, "L'orecchio del potere", tratto da un romanzo di Giulio Andreotti (Operazione Via Appia, Rizzoli, 1998), per il quale era stato indicato come protagonista Al Pacino.