Esce "Amo - II", secondo disco di inediti in sette mesi: "Penso ai giovani che non hanno spazio in tv e in radio" dice l'artista che annuncia anche un terzo lavoro a novembre e un live all'estero "ma senza essere un commesso viaggiatore della musica"
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C’è chi gongola per un tanto atteso album dopo dieci anni di best of. C’è chi in sette mesi sforna due dischi con ben 29 brani nuovi di zecca, inframezzati da decine di concerti sold out da una parte all’altra d'Italia. Del resto, lo ha scritto anche il profeta Qoelet: c’è un tempo per ogni cosa. Per Renato Zero adesso è il tempo di “Amo - Capitolo II”, quindici canzoni firmate con Mariella Nava, Danilo Madonia e Maurizio Fabrizio. “E’ un disco pieno di sensazioni che raccontano un meraviglioso momento della mia vita" dichiara l’eterno ragazzo della Montagnola, di passaggio a Milano nel giorno di “riposo” tra le sei date live al PalaMandela di Firenze.
Il disco - Il Capitolo II è stato pensato per i giovani: “A 63 anni ho scritto che ‘la vita che mi aspetta non mi fa paura’ ed è tutto vero. Ho una nuova prospettiva nel modo di scrivere perché lo faccio per cercare di arrivare ai giovani, al futuro della musica e non solo di quella”. I due dischi sono nati in parallelo, sono diventati un progetto il giorno dopo la pubblicazione del primo album. Nel secondo Amo sono molte le tracce vanno dritto al bersaglio. Dagli arrangiamenti di Trevor Horn (uno dei collaboratori di Zero come Madonia e Celso Valli) in Sia neve all’autoreferenzialità di Eterno ultimo, dall’omaggio all’Italia di Nuovamente alla mai abbastanza cantata Roma e i suoi figli in AmoR.
Lo Zero contro tutti - Artista da una vita, produttore esecutivo e distributore di sè stesso da un bel pezzo, Renato Zero è più che mai libero di suonarle a tutto e tutti. “La fabbrica delle illusioni non fa ascolti oramai” canta in Titoli di coda: “Alla tv non devo niente - spiega - io sono nato in strada, nelle cantine con le scatole di uova vuote sulle pareti per insonorizzarle, come facevamo in via Torino, vicino alla stazione Termini. Questa è linfa vitale per me, come la gente che viene ai concerti. Altro che giovani tutto il giorno davanti al computer...”.
Poi ancora la radio, ormai in mano alle major: “A lungo mi hanno dato poco spazio perché i network radiofonici sono in mano alle multinazionali che spingono solo musica straniera. Ma ditemi come può un giovane oggi farsi conoscere senza passare per forza dai talent? Senza radio e discografici lungimiranti gente come me e Lucio Dalla che fine avrebbe fatto? La tv e la radio cercano il fenomeno, il “mostro” ma fare il “mostro” non è piacevole”. Controcorrente anche come imprenditore: “Ho lanciato la mia linea di occhiali. Li hanno distribuiti bene poi si sono messi di mezzo i colossi del settore che hanno minacciato di bloccare le forniture a chi vendeva i miei prodotti”
Sorcini, non finisce qua - La zerofollia sta per colpire ancora. Sappiano tutte le migliaia di zeromaniaci che hanno riempito per più sere il Palalottomatica a Roma, il Forum di Assago, il Mandela di Firenze, Bologna (e riempiranno il PalaOlimpico di Torino, poi Bari, Acireale, Bologna e a Natale ancora Roma) che Renato Zero non ha intenzione di oziare nei prossimi mesi.
Il 26 novembre, ad esempio, uscirà l’opera omnia di “Amo”, vale a dire il Capitolo III: un maxi cofanetto contenente i due cd più un gioco fotografico con le spiegazioni originali di ogni singolo brano. A seguire (ma nulla trapela sulla data) Renato e il suo staff lavorano alla rimasterizzazione di pellicole come Ciao nì (film del 1979 con protagonista Zero) o dell’opera rock Orfeo 9.
E il palco? Il rapporto tra Renato Zero e il suo pubblico è viscerale da qualsiasi palco, quello di un tendone da circo o dell’Ariston. Nei prossimi mesi, una volta ultimate le tappe in calendario, i sorcini dovranno però preparare carte d’imbarco e trolley. “Stiamo lavorando per portare un concerto importante all’estero - ammette Renato Zero, emozionato e contento allo stesso tempo - uno show che non sia pizza e fichi, sia ben chiaro. Io le cose le voglio fare bene e con calma, non mi sento un commesso viaggiatore della musica”.
Come volevasi dimostrare: ha ragione il profeta, c’è un tempo per ogni cosa.