Il musicista sarà in concerto a Milano mercoledì 20 novembre, per una serata di raccolta fondi Telethon per la ricerca sulle malattie genetiche
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Un raggio di sole per chi soffre. E' quello che intende portare Giovanni Allevi con il suo concerto "Sunrise", mercoledì 20 novembre all'Auditorium di Milano. Una serata dedicata alla raccolta fondi Telethon per la ricerca scientifica sulle malattie genetiche. "Un concerto che va oltre la musica - dice lui a Tgcom24 -. Sono convinto che uscirò dall'auditorium con il cuore gonfio di gioia e di umanità".
Una serata speciale, organizzata dal gruppo Bnp Paribas (i pochi biglietti rimasti sono disponibili sia all'Auditorium che presso gli sportelli della banca), che arriva in un periodo importante per Allevi. Di rinascita, dopo l'uscita del suo lavoro sinfonico, "Sunrise", e alla vigilia di un nuovo album di composizioni natalizie, "Christmas For You" ("mi sono immaginato al pianoforte, a suonare, in un angolo, mentre le famiglie si riuniscono alla vigilia di Natale"). Sul palco dell'Auditorium Allevi sarà accompagnato dall'Orchestra Sinfonica Italiana.
Cosa significa per te esibirsi da solo e cosa invece con una grande orchestra sinfonica?
Il pianoforte solo è il momento dell'intimità, mentre l'orchestra è un'esplosione verso l'esterno. Sono due dinamiche che appartengono alla mia natura.
Questa sarà una serata speciale. Che spettacolo deve aspettarsi il pubblico che verrà ad ascoltarti?
Il concerto sarà incentrato sull'ultimo lavoro sinfonico "Sunrise". Non mancheranno brani precedenti, ma ciò che renderà speciale la serata sarà il significato dell'evento. Sono convinto che uscirò dall'auditorium con il cuore gonfio di gioia e di umanità.
Nella presentazione dello spettacolo hai parlato di un lungo e difficile periodo e di "musica della rinascita". Cosa ti ha permesso di uscire da quel periodo e in cosa ti senti diverso oggi?
Io posso apparire leggero all'esterno, eppure ho il buio dentro. Spesso mi faccio travolgere dall'incertezza, nel timore di non essere riuscito a raggiungere il cuore della gente con la mia musica. Poi improvvisamente è la musica stessa a risvegliarmi, manifestandosi misteriosamente nella mia testa. Io torno, come un bambino, al vero senso di ciò che faccio, con rinnovato entusiasmo. Oggi penso che è proprio quel buio a rendere la mia musica luminosa.
Cosa ha rappresentato per te "Sunrise"?
Con "Sunrise" è ricominciato l'abbraccio con il mio pubblico, con quelle persone dagli occhi ridenti. E' davvero entusiasmante essere spettatore di un amore improvviso che scocca tra l'orchestra sinfonica e gli ascoltatori, e la mia gioia più grande sta nell'ascoltare, suonata da strumenti veri, quella musica che era solo nella mia testa.
I tuoi lavori nascono grazie a momenti di forte ispirazione o in seguito a un duro lavoro di costruzione?
Tutto inizia dall'ispirazione, che è imprevedibile, ma ad essa segue un lavoro di orchestrazione e sviluppo compositivo che non è solo duro. E' entusiasmante, mi tiene in tensione, mi toglie il sonno, mi regala attimi di estasi e di angoscia.
Hai molto successo anche all'estero. Come vivono fuori dai nostri confini la musica rispetto all'Italia?
All'estero l'Italia è considerata come un pianeta a parte, i cui abitanti sono discendenti di Michelangelo e Leonardo. Sono caotici, fanno le cose apparentemente senza un metodo, ma all'ultimo momento esplodono in genialità.
La cultura da noi non è che se la passi bene. Trovi che all'estero gli artisti siano più rispettati?
Non credo. Al di là dei proclami ideologici, non ho mai visto tanta attenzione e dedizione per la musica come in Italia. Ma non mi sorprende: abbiamo una predisposizione genetica all'Arte.
Come vivi lo scetticismo e le critiche che spesso ti vengono rivolte?
Il mio amore per la musica è molto più grande.