Il gruppo sarà a Milano il 7 dicembre per la sua unica data italiana. Abbiamo incontrato il batterista Vinny May parlando di cuori infranti e onestà in musica
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La musica? E' una terapia. Parola di Kodaline, band irlandese che si è fatta notare quest'anno con l'album di debutto "In A Perfect World". Il gruppo sarà in concerto al Tunnel di Milano il 7 dicembre, unica data italiana. "La nostra è musica che viene dal profondo - spiega il batterista Vinny May a Tgcom24 -, mettiamo la nostra vita nelle canzoni e siamo il più onesti possibile".
Si sono fatti notare con il brano "All I Want" e l'album che ne è seguito non ha deluso le aspettative. Dolcemente malinconici e con uno spiccato senso per la melodia accattivante, i Kodaline si sono imposti come una delle novità più interessanti nel panorama pop-rock britannico.
Avete affermato che la vostra musica è "una terapia". Leggendo i testi direi sopratutto una terapia per lenire le pene d'amore e la solitudine. È così?
Scriviamo musica per esprimere quello che siamo e i nostri sentimenti. Che possono essere di felicità ma ci può essere anche la necessità di esorcizzare la rabbia, il dolore. Qualsiasi sentimento merita di essere raccontato. E molti sono figli di relazioni sentimentali e del loro andare in frantumi.
Confermate quindi la classica situazione di chi è più ispirato perché soffre per amore?
Sì, perché perdere qualcuno che si ama, sia per una rottura sia per la morte dell'altra persona, è un'emozione molto forte e una situazione che chiunque prova almeno una volta nella vita. Moltissimi libri, poesie e canzoni sono state scritte sulla spinta di questi stati d'animo perché sono un mezzo per superare queste esperienze.
Paradossalmente potremmo dire che, da un punto di vista musicale, è meglio non essere mai troppo felici...
Ogni tanto può essere vero. In realtà nel nostro album ci sono anche canzoni allegre che raccontano di bei momenti. Siamo gente felice, non siamo dei musoni perennemente tristi. I temi delle canzoni dipendono dai sentimenti del momento.
Avete affermato che "la musica deve avere un obiettivo, e il nostro è l'onestà". In che senso?
Quando scriviamo mettiamo noi stessi nelle canzoni. Parliamo delle persone che conosciamo, di quello che abbiamo vissuto. Non inventiamo, non facciamo fiction e non romanziamo le nostre storie. In questo senso ci sentiamo molto onesti, prima di tutto verso noi stessi.
Quale musica invece non è onesta?
Chiunque scriva musica è convinto di farlo onestamente. Resta il fatto che non amiamo particolarmente quelle canzoni costruite su temi triviali o evidentemente vuote, fatte solo per attirare l'attenzione o far parlare di sé.
Venite dall'Irlanda. Quanto il vostro Paese ha influenzato la vostra musica?
C'è molta musica fantastica tra quella tradizionale irlandese, per non parlare di grandi artisti contemporanei come U2, Thin Lizzy e Rory Gallagher. Ovviamente ne siamo stati influenzati, anche se seguiamo una nostra via e cerchiamo di non essere cloni di nessuno. Ma siamo cresciuti in questo contesto, l'abbiamo assorbito.
Molte band irlandesi affrontano nei testi delle loro canzoni tematiche sociali e politiche. Credi che potrete farlo anche voi in futuro?
Dipende. Non abbiamo nulla in contrario verso questo approccio. Semplicemente fino ad ora non c'è stata occasione. Come ti ho detto scriviamo delle nostre esperienze e della gente che ci circonda e per adesso temi politici e sociali non sono entrati nella nostra sfera di interesse al punto tale da finire nelle nostre canzoni.
Avete pubblicato un album e ben quattro Ep. Quest'ultimo è un formato che trovate particolarmente congeniale?
Il punto è che componiamo e registriamo di continuo e l'Ep è un ottimo modo per dare ai nostri fan sempre nuovo materiale, anche quando non ci sono pezzi a sufficienza per un nuovo album o ne abbiamo appena pubblicato uno. Inoltre in questo modo abbiamo un repertorio più ampio dal quale attingere per gli show dal vivo.