spettacolo

HJF, appuntamento al 2006

Si conferma un successo rassegna Imola

13 Giu 2005 - 12:39

Ha battuto ogni record di affluenza l'edizione 2005 dell'Heineken Jammin' Festival, che si è tenuta all'Autodromo Enzo e Dino Ferrari di Imola. In base ai dati degli organizzatori, gli spettatori paganti sono stati 175.000 (120.000 nella serata di Vasco e 35.000 e 20.000 tra sabato e domenica). La stima complessiva parla comunque di circa 200.000 presenze. L'appuntamento ora si rinnova all'anno prossimo.

Un Festival da 175 mila persone in tre giorni che, soltanto per la parte strettamente musicale e tecnica costa 3 milioni di euro. Lo dice Roberto De Luca, presidente di Clear Channel Italia e organizzatore dell'Heineken Jammin' Festival nella conferenza stampa di chiusura nella quale si è parlato di una rassegna che "e' ormai a livello dei piu' importanti festival del mondo e rappresenta non solo un fatto musicale ma un'esperienza" come ha anche sottolineato Marco Alberizzi della Heineken. "Dobbiamo ringraziare Vasco Rossi che e' venuto a Imola nonostante sia in tour che, tra parentesi, ha venduto gia' 500 mila biglietti - aggiunge De Luca - considero la contestazione alle Vibrazioni la prima sera un fatto spiacevole. Non credo che si sia trattato di evento organizzato da qualcuno: 120 mila persone, il pubblico che era presente venerdi', rappresenta una citta' e come in ogni citta' c'e' la gente intelligente e quella meno intelligente. Chi ha tirato le bottiglie e le buste contro le Vibrazioni è uno sciocco. A loro discolpa va detto comunque che i cancelli sono stati aperti alle 2 di notte il che vuol dire che quelli che erano nelle prime file erano sotto al palco da quasi 24 ore e dunque qualche intemperanza puo' essere giustificata".

Tra le tante straordinarie presenza, impossibile non segnalare la rinascita (a più di 50 anni) di Billy Idol, rocker "vecchio stampo", quasi scomparso dal mercato discografico e per anni in lotta con una tossicodipendenza che lo aveva portato vicino alla morte. Il suo è un rock "coatto", privo di sfumature o raffinatezze però i 30 mila del festival sono letteralmente impazziti per lui e per il suo fedele chitarrista Steve Stevens: i due suonano insieme dai primi anni '80 ed hanno condiviso anche il destino di eccessi e il buio di questi anni. "Dancing with myself", "Ready steady go", "Rebel yell", sono i classici duri del suo repertorio ripescati per l'occasione. Ma il colpo a sorpresa, che fa anche capire il clima del concerto, è stato "Jump", il pezzo dei Van Halen che gia' dalle prime note ha fatto esplodere il pubblico.

Subito dopo Billy Idol, sul palco salgono i Velvet Revolver, rockband di culto, per veri intenditori. I Velvet Revolver sono la nuova band di Slash, Duff McKegan e Matt Sorum, chitarrista bassista e batterista di Guns and Roses e di Scott Weiland, voce-simbolo del primo grunge e degli Stone Templo Pilots. Un mix votato a un rock che non fa sconti e pesca a piene mani nel metal: per la verita' Weiland Si presenta sul palco in perfetta divisa gay sadomaso con un cappello di cuoio nero che sulla visiera metteva in mostra un'aquila e un teschio. Proprio come i Guns and Roses hanno venduto milioni di copie di una versione oltraggiosa di "knockin' on heaven's door", il Velvet Revolver si accaniscono contro "Wish you were here", uno dei capolavori dei Pink Floyd, una cover che ha fatto gridare allo scandalo piu' di un appassionato della band di "Dark side of the moon".

Ed infine, a far scendere il sipario sull'ottava edizione dell'HJF, ecco arrivare gli Oasis. Sono loro gli headliner della serata conclusiva e forse non è un compito non facile vista l'accoglienza entusiastica avuta dai gruppi che li hanno preceduti. Liam Gallagher, che sul palco canta immobile e con lo sguardo fisso nel vuoto, era sembrato (per quello che e' possibile vedere) particolarmente nervoso e difficilmente avrebbe superato quantomeno la prova del palloncino. Piu' volte aveva violato la sua imperturbabilita' rivolgendo gesti al mixer per alzare il volume delle "spie". Evidentemente senza risultato perche' nel bel mezzo di "Champagne supernova" si e' tolto le cuffie e se ne e' andato. Mentre in questo momento il pubblico di Imola fischia e, a quanto pare, lancia oggetti sul palco, l'ingegnere del suono fa sapere, attraverso l'ufficio stampa, che "Liam Gallagher e' andato via perche' non aveva piu' voce".

Il cantante degli Oasis e' quasi piu' conosciuto per le sue bizze e suoi eccessi ingiustificati che per quello che ha fatto artisticamente. Quindi non e' sorprendente che se ne sia andato in questa maniera anche se sinceramente inqualificabile. Come sempre il peso della vicenda se l'e' preso sulle spalle Noel, il fratello chitarrista e compositore che tradizionalmente ha anche uno spazio come cantante ma non come stasera che si e' dovuto sobbarcare buona parte del concerto visto l'atteggiamento del fratellino. Per contratto gli Oasis suonano "non meno di un'ora", il che vuol dire che non superano mai i 60 minuti di concerto con buona pace del pubblico di Imola che e' sembrato piuttosto inferocito, francamente a ragione. Al di la' delle gesta dei fratelli Gallagher la sorpresa del concerto degli Oasis è stato Zak Starkey, batterista e figlio di Ringo Starr che, almeno tecnicamente suona molto meglio di papà. Per chi li ha vissuti, quelli dell'HJF saranno tre giorni difficili da archiviare. Non ci resta che darci appuntamento per il 2006.

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