Un disco fatto per essere apprezzato in silenzio, magari in viaggio, perché sfugge alla staticità e alla contemplazione fine a se stessa
di Domenico CatagnanoCover, verrebbe da dire, ma non è così, perché Franco Battiato, quando mette testa, mani e cuore su qualcosa che altri hanno composto (i "Fleurs" lo dimostrano) fonde e, volutamente, confonde. E "ConFusione" (non a caso), inatteso ultimo cd dei Pgr, altro non è che un altro tassello della sua ricerca musicale.
Breve passo indietro per capire cosa è successo. Le cronache riportano di Battiato che chiama dispiaciuto Giovanni Lindo Ferretti (voce dei Pgr, già anima poetica e cantante di Cccp e Csi, per chi si fosse perso qualche pezzo per strada), saputo del suo abbandono delle scene. Parlando parlando, gli dice di aver voglia di rimettere mano ad alcuni brani del gruppo. Ferretti si dice onorato (del resto i due si apprezzano da tempo, e chi se la dimentica la versione dei Csi di "E ti vengo a cercare"?), manda una quarantina di canzoni a Battiato che ne sceglie nove. E le "disidrata", come scrive anche nella copertina del disco.
Canzoni disidratate, dunque, e rivitalizzate, se mai fossero morte. La voce è sempre quella bassa, profonda, intensa, tesa e tagliente di Ferretti, che in qualche pezzo si intreccia con l'armonia di Ginevra Di Marco, tornata Pgr per partecipare al progetto. Le musiche e gli arrangiamenti, invece, cambiano fisionomia, perché è lì che si materializza realmente la "disidratazione" cercata da Battiato. Archi e violini candidamente avvolgono il ruvido suono del basso di Gianni Maroccolo e la chitarra di Giorgio Canali, batterie pop rivitalizzano atmosfere meditative, si aggiungono altre tastiere per meglio definire le fisionomie delle musiche e ci sono perfino echi di trip hop e di elettronica che vestono a nuovo le melodie.
"ConFusione" è un disco inusuale, magari strambo, più vicino alle logiche del piacere di farlo che di altro. C'è una musica rinnovata, riplasmata (i Pgr hanno mostrato sincero entusiasmo e Ferretti sostiene che oggi, pur odiando la musica, si è reinnamorato delle "sue" canzoni), volendo si balla, ma ci sono anche le parole, e quelle sono rimaste com'erano. Ci sono "le circostanze" che "non sono favorevoli (e quando mai?)", c'è "l'amore non lo canto, è un canto di per sé, più lo si invoca meno ce n'è", e ancora "rendo onore a chi mi ha preceduto tra mille errori e abominevoli credenze/ mi ha fatto vivo, sopravvivere, crescere il mondo è complesso, incantevole, difficile".
Nove canzoni, tre per ogni disco dei Pgr, alcune delle quali tra le meno conosciute, dove però ci sono molti dei temi cari alla poetica di Giovanni Lindo Ferretti, che "scorteccia" le parole come pochi, coglie con lucidità più o meno consapevole il senso dei fatti della vita e canta da sempre "anime e animali" di un "mondo un tempo giovane e forte" e oggi ancora "incantevole e difficile" con innata forza emotiva. Al di là delle sue recenti deviazioni di pensiero più o meno condivisibili, è stato ciò che è stato. E ancora oggi è.
"ConFusione" al primo ascolto è fatto per essere apprezzato in silenzio, magari in viaggio, perché sfugge alla staticità e alla contemplazione fine a se stessa. Musica e parole scorrono in movimento, in un fluire mistico e reale, un fluire che è l'essenza personale ed artistica di Battiato e Ferretti. Che, ovviamente, speriamo continui a generare nel tempo che verrà altra "confusione".