Arriva "Tutto Passa", il nuovo disco del cantautore romano che racconta il suo mondo in dieci tracce schiette e sincere
di Laura LesquierCome nome d'arte ha scelto Artù, un personaggio leggendario, ma Alessio Dari è tutt'altro che un personaggio. "Sul palco come a casa sono sempre io, non entro nei panni di qualcun altro" ha confessato il cantautore romano alla conferenza stampa di "Tutto Passa". Difficile inquadrarlo in un genere, anche se il punto di riferimento per lui sono gli Anni Settanta perché "quando sto male vado da De Gregori, Battisti e Gaetano".
Seduto sul prato con la chitarra e un bicchiere di vino rosso di fianco, Artù mantiene quello che promette: canzoni schiette e sincere che arrivano dritte al punto. "Vado di getto, come viene. Mi accorgo di cosa parla il pezzo solo dopo che l'ho scritto. Non è vero quello che dicono, che uno si mette lì e scrive una canzone" racconta.
Com'è nata l'idea per "Tutto passa"?
Quando meno me l'aspettavo mi è venuta questa riflessione: tutto passa. Sembra banale ma se ci pensi bene il valore delle cose è proprio il fatto che non sono per sempre, nel bene e nel male. Nella copertina del disco dono un mazzo di fiori ad una donna di strada come a dirle 'Guarda che tutto passa'. Lancio un messaggio di speranza
In "Tulipani" racconti di come i momenti belli possano essere rovinati dalla rabbia...
La rabbia è positiva, ma devi trovare il modo di buttarla fuori perché altrimenti ti impedisce di amare. E' una malattia, l'ho capito proprio scrivendo il pezzo. Io non tollero molte cose e ho trovato nella musica la mia valvola di sfogo.
In "Bene io sto male" hai messo in fila tutte le cose che ti vanno strette...
Sì, ma alla fine ho capito che ero io la cosa che non sopportavo. Se non ti accetti non riesci nemmeno a sopportare gli altri, perché riconosci in loro i tuoi difetti.
In "Tutti a scuola" hai collaborato di nuovo con Alessandro Mannarino. Com'è nato il pezzo?
Ci vediamo spesso perché siamo amici e usciamo insieme. Ogni tanto è inevitabile, essendo due musicisti, che esca qualcosa. Ma non è mai preparato, è sempre molto spontaneo.
Della scena romana ci sono altri colleghi che ascolti?
Non ascolto molto musica di oggi, è una mia pecca. Pesco nel cantautorato degli Anni Settanta. Quando sto male e cerco aiuto nella musica vado da Francesco De Gregori, Lucio Battisti e Rino Gaetano.
Ti riconosci in qualcuno di questi grandi?
All'inizio mi dicevano che avevo lo stile di Rino Gaetano perché urlo come lui, ma è un paragone troppo alto e non mi ci riconosco appieno. Non basta solo mettersi a strillare per essere come lui...