L'attrice parteciperà al corteo romano di giovedì 8 marzo per dire no alle molestie: "E' tempo del #wetoo"
"E' tempo del #wetoo, di unire le voci per un unico grido che non potrà più essere ignorato". Asia Argento alza la voce e scende in piazza. Dopo le critiche ricevute (solo) in Italia per aver denunciato di essere stata violentata dall'allora potentissimo produttore americano Harvey Weinstein a Cannes nel 1997. In un video postato su Facebook, l'attrice - che aveva con sdegno rifiutato di firmare l'appello delle donne di DissensoComune - si sente vicina alle femministe di Non Una di Meno.
La Argento parteciperà al corteo romano di giovedì 8 marzo che da Piazza Vittorio all'Esquilino alle 17 arriverà vicino Piazza Venezia: "Il tema delle molestie sul lavoro è un tema che mi riguarda - dice Asia - e non solo perché ne sono stata vittima più volte da quando ero giovanissima, ma perché finalmente da quando ho liberato la parola e parlato del mio mostro Harvey Weinstein al resto del mondo ho aiutato a generare quel movimento globale che è il #metoo in cui le donne si sono liberate del peso che portavano e per la prima volta sono state credute".
La Argento il 7 marzo è a Strasburgo per una riunione sul tema. L'attrice, che aveva sollevato il tema con una clamorosa confessione al New Yorker qualche giorno dopo l'inizio, con l'inchiesta sul New York Times, della valanga che ha travolto Weinstein, sottolinea ancora una volta che in Italia si è ritrovata ad essere "chiamata puttana, mi hanno detto che me l'ero cercata, che una persona come me non era una vittima. E questo mi ha fatto molto male, ma mi ha anche fatto riflettere, perché mi ha tirato fuori un attivismo che forse se non mi fosse piovuta tutta questa merda addosso non avrei avuto il coraggio di avere".
Asia sostiene quindi la nascita del #WeToogether: "Perché le donne oggi credono alle altre donne e anche perché quasi tutte le donne nella loro vita hanno subito violenza e forse riusciremo finalmente tutte insieme a cambiare questo patriarcato che è così radicato nella cultura, quel patriarcato che da sempre cerca di opprimere la nostra libertà, le nostre scelte di vita".