Sedici tracce alle quali hanno partecipato alcuni degli artisti più famosi della scena rap italiana da Marracash a Fabri Fibra, Guè Pequeno e Geolier
di Antonella FagàBaby Gang è "L'Angelo della Male", titolo del suo nuovo disco, che sfida gli "indifferenti". L'album, uscito oggi è un pugno nello stomaco, diretto e ben assestato, composto da 16 tracce, impeccabili dal punto di vista della tecnica, tra rime e barre corrosive, in cui il giovane rapper (attualmente ai domiciliari a Lecco), da milioni di follower e tra i più ascoltati su Spotify in Italia, restituisce un racconto lucido e diretto delle sue esperienze di vita, tra bene e male, chiaro e scuro. Un album, che i fan attendevano con trepidazione, ma con il quale anche gli "altri" dovranno fare i conti, a causa di quell'urgenza narrativa, che emerge da ogni brano e che costringe a guardare in faccia, anzi ad ascoltare, verità scomode e fastidiose, quel lato oscuro e spaventoso, da cui gli indifferenti spesso fuggono.
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"L'Angelo del Male" è una diretta tv dalle periferie, come dice Paola Zukar, signora del rap e grande fan di Baby Gang, di quelle periferie del "mondo di sotto", da cui gli "indifferenti", citati dalla manager (tra gli altri di Tiziano Ferro, Marracash, Madame e Fabri Fibra) con riferimento a Moravia, distolgono volentieri lo sguardo, perché nel loro "mondo di sopra" tutto funziona benissimo, il bene è bene, il male è male e va represso, eliminato, punito.
Baby Gang mischia invece mondo di sopra e mondo di sotto, male e bene, bello e brutto. Perché è così in fondo che è stata la sua vita e perché è proprio in questo mondo imperfetto, che si riconoscono e si rispecchiano i milioni di giovani che lo ascoltano e di cui lui si fa portavoce.
E allora ecco "Guerra" con cui si apre l'album e nella quale Baby Gang si presenta: "Tu sei bimbo cattivo...", "Bloods & Crips" e "Gangster" in cui ammette: "Soldi, armi e droga mi hanno dato alla testa", tre brani che sono il pugno nello stomaco di cui parlavamo, lo scuro e il "male" del disco.
Poi sprazzi di chiaro si fanno strada e ci sono "Miez a Via" in cui Baby Gang e Geolier si "passano" le barre come una pallina, in una partita perfettamente riuscita. E le tante "scanzonate" citazioni da "Sono fuori dal tunnel" in "Serenata Gangster", con Rocco Hunt, il pezzo più pop dell'album, all'Uomo Ragno in "Venom", che chiude il disco, così come se era aperto, un brano rap/trap ruvido e feroce, che parla della morte degli eroi, e in cui Baby Gang torna allo "scuro" da cui era partito.
"L'Angelo del Male" è un album rap e trap, che, più rap e trap non si può, ma nelle 16 tracce, che lo compongono, il rapper e la sua crew di produttori da Higashi a 2ndRoof, Michelangelo e Bobo, hanno saputo mischiare abilmente stili, lingue, suoni e generi differenti, dall'elettronica, alle melodie pop e latine, e dove i feat., al meglio delle loro barre rap, si inseriscono come diamanti, ad arricchire e impreziosire il risultato finale. Per la realizzazione del disco Baby Gang ha infatti chiamato a raccolta la crème della scena hip hop italiana: Paky, Blanco, Marracash, Emis Killa, Jake La Furia, Geolier, Gemitaiz, Madman, Lazza, Tedua, Sfera Ebbasta, Guè Pequeno, Simba La Rue, Rocco Hunt, Niko Pandetta, Fabri Fibra, Ernia e Rkomi. Tanti nomi, ma i feat. "celebri" non sono più una novità nel mondo del rap, che potrebbero tuttavia sembrare un comodo escamotage per "distrarre" dalla delicata situazione in cui Baby Gang si trova e "ripulire" la sua immagine pubblica. Potrebbero. Oppure potrebbe essere la conferma della grande stima, che molti artisti, di vecchia e nuova generazione, hanno per la penna affilata e la musica rabbiosa del loro giovane collega, il rapper italiano più ascoltato in Europa. "Spero che risolva i suoi problemi giudiziari, non giudicate la vita delle persone, non è sempre tutto bianco o nero”, ha detto Marracash qualche tempo fa. E no, non è tutto bianco o tutto nero. Non per Baby Gang, per lui è sia bianco sia nero.
Lui che in questo album ci ha messo dentro davvero tutto se stesso, senza filtri e senza inibizioni in un racconto che è un denso condensato di vita. La sua, figlio di genitori immigrati, originari del Marocco, scappato da casa per la prima volta a 11 anni e cresciuto nelle strade, spesso senza un posto dove dormire, entrato e uscito da riformatori, carceri e comunità fino all'incontro con don Claudio Burgio dell'associazione Kayros, che riconosce in lui quell'incredibile talento di parlare e comunicare attraverso la musica e lo sostiene.
Un album, come spiegano i produttori, che è stato molto complicato e faticoso da realizzare tra divieti e limitazioni imposte dai giudici. Zaccaria Mouhib, questo il vero nome di Baby Gang, ha trascorso infatti parecchi mesi con l'obbligo di dimora a Lecco, dove vive, con divieto di uscire tra le 20 e le 9 del mattino e ora si trova agli arresti domiciliari, con tanto di braccialetto elettronico, ma i giudici hanno, per ora, revocato le autorizzazioni concesse relative alla sua attività musicale, comprese quelle per i concerti, al momento sospesi e rimandati.
Poche settimane fa la Questura e la Procura di Milano hanno richiesto tre anni di sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno per il rapper, denunciato per lesioni aggravate (ai danni di un conoscente) e tornato ai domiciliari con braccialetto elettronico a gennaio, dopo la revoca della misura cautelare dell'obbligo di dimora. Baby Gang era stato già condannato a 5 anni e 2 mesi per la sparatoria avvenuta nell'estate del 2022, nell’ambito di un regolamento di conti tra bande rivali della galassia trap e a 4 anni e 10 mesi per una rapina a Vignate, nel Milanese.
Per il 22enne sono fissati per giugno i processi d'appello, mentre a maggio si aprirà l'appello per l'amico 21enne Mohamed Lamine Saida, detto Simba La Rue, e altri 5 giovani per il caso della cosiddetta "faida tra trapper".
Ma nè i guai giudiziari nè le limitazioni lo hanno fermato dal fare quello che sa e vuole fare: cantare, come rappa nel brano "Liberi", una sorta di manifesto "ideologico" di questo Angelo del Male in lotta con il mondo e che riassume in barre la sua vita: "Giudicato colpevole, da un branco di pecore, hanno provato a rendermi debole, solo perché non sto alle loro regole, ma… Non ho niente da perdere, come un amichevole mandami un bacio attraverso le lettere, voglio uscire al più presto e smettere ma…. Voglio cambiare vita mamma... Mi trattano male, sciopero di fame, sto in isolamento e voglio solo cantare, cantare. Siamo quei ragazzi che mamma ci ha fatto pure da papà, sognavo un diploma all’università ora sogno un futuro lontano da qua e, mi dicano in tanti cambia quella mentalità, ma finché non cambia questa società rimango lo stesso ribelle di sempre...".