Non vuole essere definita solo una "rapper", perché non vuole porsi barriere e limiti. A Baby K interessa fare musica che la convinca e la rappresenti. Ed è così che è nata la sua collaborazione stellare con Major Lazer, il progetto musicale di Diplo, Walshy Fire & Jillionaire. Dopo i sette platini di Roma-Bangkok con Giusy Ferreri, tenta nuovamente la scalata con la versione italiana di "Light It Up", "Ora che non c’è nessuno".
La canzone è già in radio da due settimane ed è contenuta nella versione made in Italy del nuovo disco di Major Lazer (in uscita il prossimo 6 maggio). "Sono sempre stata fan dei Major Lazer, ma soprattutto di Diplo, che ho conosciuto nel 2008 in un backstage", racconta a Tgcom24 la cantante 33enne, nata a Singapore da genitori italiani, cresciuta a Londra e considerata una delle artiste più internazionali del momento.
Come è nata la tua collaborazione con un mostro sacro come Major Lazer?
In occasione del lancio sul mercato italiano di "Peace Is the Mission", Diplo ha deciso di fare un remix di "Light It Up", e gli è stato proposto il mio nome. Lui si è documentato e ha visto che i nostri mondi musicali erano molto consoni e mi ha chiamato. Mi ha mandato solo la base senza la voce... un grande onore e una grande responsabilità. Io mi sono sbizzarrita e ho riscritto la canzone dall'inizio, gliel'ho mandata e a lui è andata bene subito.
Una grande soddisfazione per te!
Grandissima, mi sento onorata di questa collaborazione e ancora di più dopo che Diplo stesso si è complimentato con me, quando ha visto che in Francia, per un certo periodo, Roma-Bangkok era qualche gradino sopra "Light it up". Per me lavorare con un progetto così internazionale come Major Laser è un grandissimo traguardo, ma lo è anche per la musica italiana...
Perché?
Io credo che la musica italiana abbia bisogno di essere svecchiata. Per quanto mi riguarda non mi interessa bissare il successo di Roma-Bangkok, quello che voglio è fare musica che mi piace e che mi appartiene scostandomi dalle etichette. Quindi non vorrei essere considerata solo una rapper, è una definizione che mi sta stretta. Mi sento molto più pop, ma nel senso internazionale del termine. All'estero il rap è pop. E io voglio poter rappare se mi sento di rappare, ma di fare anche altro, di provare sonorità nuove, di miscelare stili. Proprio come ho fatto in questo remix italiano di 'Light It Up'. Il mio intento è svecchiare il pop italiano, non è un percorso facile perché l'Italia è un paese tradizionalista e vecchio, però ad esempio, "Roma-Bangkok", si discostava un po' da tutto, sia dal rap puro, sia dal pop classico e ha funzionato e quindi perché non continuare su questa strada?
Hai detto che hai riscritto completamente il testo di "Light It Up". Di cosa parla "Ora che non c'è nessuno"?
Racconta la storia di un ragazzo che conosce una ragazza in discoteca e la porta a ballare. Una storia semplice, simpatica, che si adatta a un sound dance. E quando sono in discoteca lei vorrebbe solo baciarlo e fare come se non ci fosse nessuno intorno. Nessuna filosofia, un testo divertente, adatto ad una musica da ballare.
"Ti conoscono tutti al contrario di me, quanta gente stasera ti vorrebbe per sé. Fingiamo che non c'è nessuno e non mi sentirò piccola, ti rubo un bacio se non c'è nessuno, solo se non c'è nessuno", canta infatti Baby K in una strofa della canzone.
Qual è stata la reazione dei tuoi colleghi rapper?
Hanno reagito bene e si sono complimentati con me soprattutto deejay e produttori e tutti quelli che amano la musica come passione a 360°, quelli che ascoltano più generi e che sono più internazionali.
E il mondo del rap cosa pensa di te e tu cosa pensi dei rapper italiani?
Sono dell'opinione che l'hip hop sia come un grande ombrello con diverse ramificazioni c'è spazio per tutti, Fedez fa un tipo di rap, Marracash ne fa un altro, io un altro ancora e così via, senza inutili polemiche tra artisti, come spesso succede. Io sto facendo una cosa più mia. Il bello è proprio questo e non c'è motivo di far nascere faide e malumori tra rapper. Voglio continuare ad essere libera da schemi e da definizioni, che ti rinchiudono in categorie. Io azzardo, e mi piace farlo
Com'è essere donna in un mondo, quello dell'hip hop soprattutto, prettamente maschile?
All'inizio suscito curiosità, ma poi il pregiudizio e l'atteggiamento prevenuto di chi ha avuto a che fare con me musicalmente ha prevalso. E' stato ed è sempre molto difficile in Italia farsi accettare, da donna devo sempre fare uno sforzo in più per convincere di quanto so fare e di quanto valgo. All'estero conta la musica. In Italia c'è molto più salotto.