In sala dal 25 maggio il film sul pittore surrealista spagnolo diretto da Mary Harron
Arriva al cinema dal 25 maggio "Daliland" di Mary Harron, biopic in cui il camaleontico Ben Kingsley interpreta Salvador Dalí, tra i pittori più amati di sempre e icona mondiale dell’arte surrealista. Presentato al Toronto International Film Festival poi al Torino Film Festival, è un viaggio nel mondo scatenato, folle e spesso opprimente di uno dei primi veri artisti mediatici del 900, Dalì, qui raccontato nel suo periodo culmine di successo e di inizio della decadenza, tra anni metà 70 a New York e inizio 80 a Cadaques in Spagna. Tgcom24 vi offre una clip esclusiva.
New York 1974, James lavora presso la galleria d’arte che ospiterà la prossima esibizione del genio Salvador Dalí. Quando l’artista in persona gli propone di diventare suo assistente, il ragazzo pensa di coronare il sogno della sua vita, ma presto scopre che non è tutto oro quel che luccica. Dietro allo stile di vita sgargiante, al glamour e ai party sontuosi, un grande vuoto consuma l’ormai anziano pittore, divorato dalla paura di invecchiare e dal dolore per il rapporto logoro con la dispotica moglie Gala, un tempo sua musa e ora circondata da giovani amanti e ossessionata dal denaro. Un delirio di coppia, quello tra Dalì e Gala (che vediamo in flashback anche nel loro primo incontro e innamoramento, nel 1929 a Cadaques, quando la donna era la moglie del poeta Paul Eluard, uscita da poco da un ménage à trois con Max Ernst), che viene così riassunto nel film dal pittore: "Gala è un segreto dentro un mio segreto. Vidi nel suo cuore la medesima la mia pazzia, trovai la mia meta'".
"Gala è il mio ossigeno, con il suo sangue ho creato la mia arte" è una delle frasi con le quali Dalì, interpretato da Ben Kingsley, delinea il suo rapporto assoluto con la moglie (Barbara Sukowa), dittatoriale quanto fragile tra amore, arte, ossessione, violenza emotiva, codipendenza, paure. "Dalì amava la passione di Gala e lei gli ha dato completamente la sua vita, anche se ha avuto altre relazioni, soprattutto nell'ultima parte della sua vita. Era importante mantenere una certa aria di mistero su di lei. Puoi leggerla in molti modi diversi. È dura ed è brutale, ma ha anche un lato vulnerabile. Penso che anche Mary volesse mostrare questo aspetto in piccole parti", ha spiegato l'attrice.
Nel cast, oltre a Ben Kingsley anche Christopher Briney, Ezra Miller, nei panni del giovane Dalì e l'attrice transgender Andreja Pejic nel ruolo di una delle principali muse per l'artista, Amanda Lear. "Ho potuto creare il mio Dalí, il mio ritratto e questo ha evitato che rimanessi ammaliato e mi bloccassi di fronte alla prospettiva di doverne rendere tutti i manierismi fisici e vocali" ha spiegato Ben Kingsley sul personaggio aggiungendo: "Non sono mai diventato lui, c'è una separazione, una distanza che è elettrizzante e terrificante".
Dopo aver scavato nell’oscurità della mente umana con il cult "American Psycho" e aver raccontato di un altro genio dell’arte in "Ho sparato a Andy Warhol", Mary Harron torna dietro la macchina da presa in questo biopic che sfida le convenzioni. Puntando l’obiettivo sul crepuscolo della carriera di Salvador Dalí, la regista delinea l’elettrizzante ritratto di una delle figure più iconiche del XX secolo, la cui esistenza fu caratterizzata fino alla fine da un irresistibile mix di genio e sregolatezza. Il film ci introduce nel mondo di Dalì, in un viaggio nella quotidianità del genio eccentrico, ma soprattutto dell’uomo che si cela dietro l’artista.