Il duo modenese pubblica "Siamo solo noise", terzo album che si muove tra pop e indie. Tgcom24 ne ha parlato con loro
di Massimo Longoni© ufficio-stampa
La voglia di ironizzare sul fatto di non essere solo rumore ma anche ribadire il senso di appartenza con la propria fan base. E' racchiuso in questi due poli il gioco di parole di "Siamo solo noise" il titolo del nuovo album di Benji & Fede, in uscita l'1 marzo. Un lavoro che per loro rappresenta un passo importante. "Per noi è la certificazione di una crescita - dicono a Tgcom24 -. E speriamo che i fan crescano con noi".
Dal 2014, quando sono stati pubblicati i primi singoli, la corsa di Benji & Fede sembra inarrestabile. Se i numeri sui social continuano a essere spaventosi (i loro post raggiungono mensilmente più di 5 milioni di fan), hanno dimostrato di saper uscire benissimo dall'alveo in cui sono nati e hanno costruito la loro fan base, anche se il veicolo promozionale di talent o altre comparsate televisive. Ormai al terzo album Benjamin Mascolo e Federico Rossi sono una realtà del nostro panorama pop. E con questo lavoro vogliono dimostrare di non essere solo... "rumore". "L'idea del gioco di parole 'Siamo solo noise' è nata a Londra, mentre eravamo lì per gli MTV Awards - spiega Fede -. Avevamo un po' in testa la citazione alla Vasco per riferirci a noi e alle persone che ci hanno permesso di fare il disco, fan e quelli che ci hanno supportato. La parola noise è autoironica perché per molti siamo stati solo una percezione. Ma non crediamo di essere stati solo rumore. Dovevamo durare una canzone, poi un disco, poi un disco è un libro. Alla fine siamo arrivati al terzo disco e ci sembra che qualcosa lo abbiamo fatto. Ma il rumore è anche una costante perché abbiamo dovuto sempre farci sentire per essere ascoltati, non venendo da un talent o da Sanremo".
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Siete al terzo album, che spesso viene definito come quello della prova del nove. Sentite la pressione di dover continuare in questo percorso di successo?
Fede: Ogni nuova uscita è sempre una scommessa. Con il primo disco eravamo tranquillissimi perché non avevamo metri di paragone con precedenti. Mentre già per il secondo avevo una grande ansia. Mi ricordo che eravamo arrivati al primo giorno di instore e io avevo una sensazione proprio negativa. Facebook era andato a scemare e noi eravamo nati da lì. Instagram saliva ma non ancora così tanto. Poi non c’erano tante persone. Insomma, sembrava dovesse essere un disastro. E invece poi abbiamo fatto gli stessi numeri della volta precedente. Anzi, migliorando. Alla fine abbiamo fatto il doppio.
Che album è "Siamo solo noise"?
F: Sicuramente è un disco diverso, credo piacerà anche le ragazzine perché sono state sempre il nostro pubblico, ma questa volta abbiamo osato di più.
In cosa avete osato?
Benji: Abbiamo osato perché ci siamo presi la libertà di fare veramente quello che ci andava. Quando siamo entrati in studio abbiamo detto di volerci divertire e sperimentare. Le volte precedenti, per questioni di tempo, lo avevamo potuto fare molto meno. Così abbiamo potuto lavorare anche con produttori e musicisti molto diversi. Il risultato è un disco che ci rappresenta per quello che siamo oggi. Non più dei teenager ma 24enni che hanno voglia di parlare di argomenti anche diversi. Ma siamo sicuri che una bella canzone arriva a tutti: è trasversale a livello di età.
Avete lavorato su quasi un centinaio di pezzi. Come avete fatto a districarvi in una tale mole di materiale per arrivare a scegliere i pezzi che sarebbero entrati nel disco?
B: È stato molto difficile perché quando scrivi una canzone ci sei legato ma alla fine è stata una selezione assassina. Ci siamo resi conto che quando scrivi così tanto alcune canzoni sono simili è così abbiamo preso il meglio. Alcune canzoni invece le abbiamo messe da parte perché sentivamo che non era ancora il caso di farle uscire, per una questione di linguaggio, di pensiero. E alla fine ci sembra di aver costruito un album con una sua coerenza, anche se ormai con lo streaming questa cosa sembra passata di moda.
Voi che fate parte della nuova generazione siete invece ancora legati all'idea di album?
F: Assolutamente, così come il nostro pubblico è legato al disco fisico. La sensazione di avere in mano qualcosa di tangibile ha ancora un valore. Paradossalmente più per i giovani che per le generazioni più mature, tipo gli universitari. Che sono più orientati allo streaming.
B: Però non sarà mai la stessa cosa. Per quanto lo streaming avrà il sopravvento la forma fisica non si perderà mai. È come il libro, io leggo anche eBook ma non mi daranno mai la stessa sensazione del leggere un libro vero.
Al disco hanno collaborato molti produttori e artisti diversi. Avete dato loro degli input o avete scelto dopo quali cose fossero più adatte per il disco?
B: Noi di solito abbiamo le idee abbastanza chiare. Volevamo lavorare con diverse persone. In realtà abbiamo lavorato con tanti altri ma quelle che sono arrivati sul disco sono quelli con cui ci siamo trovati meglio a livello umano e lavorativo. Volevamo fare cose diverse. Cose hip hop, e così abbiamo lavorato con Danti e con Shade, oppure più indie e così ci sono i Gazzelle. Più che altro siamo sempre partiti da una nostra idea e dalla nostra scrittura ma abbiamo imparato ad attingere da queste persone e “sfruttarle” per esprimere delle cose da un punto di vista diverso, per avere una visione diversa. Ma alla fine siamo sempre noi e facciamo musica pop e questa coerenza rimane nel disco.
Cosa vi aspettate da "Siamo solo noise"?
F: Il nostro obiettivo ovviamente è quello di crescere con il nostro pubblico. Come cambiamo prospettive e interessi noi lo fanno anche i fan. La nostra non è una volontà a tavolino di cambiare ma un processo naturale. Siamo reduci da un lungo tour, la mia voce è cambiata, lo è l’intenzione e l’interpretazione. Sarebbe preoccupante se non fosse così. Se poi allarghiamo il nostro bacino di utenza ci fa piacere ovvio. Speriamo che il disco piaccia e venga ricordato per un bel po di tempo.
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