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Alla Berlinale Orso d'Oro alla carriera a Martin Scorsese... tra Gesù, lasagne materne e crisi di identità

L'attore sarà presto sul grande schermo nei panni del mentore di Dante Alighieri in un film di Julian Schnabel 

19 Apr 2024 - 09:57
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Alla Berlinale l'Orso d'Oro alla carriera non poteva che andare a Martin Scorsese, che tra Gesù, le lasagne materne e una crisi d'identità si racconta alla stampa con la consueta schiettezza ed ironia. Dalla funzione dei festival, al ruolo del cinema, l'infanzia da bambino cresciuto in una casa umile fino ai prossimi progetti cinematografici, quelli già in essere, come il film per Schnabel, e quelli su cui ancora deve riflettere. Dopo l'Oscar, La Palma d'Oro, Il Leone d'Oro veneziano e i numerosi Golden Globe il grande regista italo-americano, oggi ottantunenne, aggiunge ancora un traguardo alla sua prestigiosa carriera artistica.
 

© Tgcom24

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La Berlinale e la carriera di Scorsese

  Il premio gli è stato assegnato da Mariëtte Rissenbeek e Carlo Chatrian, direttori della 74esima edizione del festival di Berlino, che si è aperto il 15 febbraio e finirà il 25 e che vede ben due film italiani in concorso, "Another End" di Piero Messina e "Gloria!" di Margherita Vicario. 

Scorsese, il regista della violenza istintiva e della colpa fin dentro la religione, è stato preceduto nel ricevere l'Orso d'oro alla carriera da Steven Spielberg, Wim Wenders, Ken Loach, Isabelle Huppert e Helen Mirren.

Il regista, il cui ultimo film è "Killers of the Flower Moon" che corre agli Oscar con dieci candidature, ha una lunga storia con la Berlinale, a cominciare da "Toro Scatenato", fuori concorso nel 1981, seguito da "Il promontorio della paura", in concorso nel 1992; "Gangs of New York", fuori concorso nel 2003. "Shine a Light" ha aperto poi la Berlinale nel 2008, mentre "Shutter Island" è stato proiettato Fuori Concorso nel 2010. 

Tra i numerosi premi ricevuti da Martin Scorsese, l'Oscar alla miglior regia nel 2007 per "The Departed - Il bene e il male", la Palma d'oro al Festival di Cannes nel 1976 per "Taxi Driver", il Leone d'oro alla carriera al Festival del cinema di Venezia nel 1995, tre BAFTA e quattro Golden Globe (di cui uno alla carriera, nel 2010). 

 

Le lasagne e il mistero

Lui intanto si è raccontato così passando con nonchalance dalla lasagna: "È il mio piatto preferito mi piace sempre, ma quella di mia madre è insuperabile". Ai genitori: "Sono cresciuto in una casa con genitori di poca cultura, insomma non c'erano libri e cosi' sono cresciuto con i film stranieri: francesi, italiani e giapponesi. Vedevo Jean Renoir, Rene' Claire, Wenders e Kurosawa".  A chi gli chiede di definirsi oggi con una parola risponde “mistero” lasciando aperto un eterno dissidio interiore sulla propria identità.

Qual è la funzione dei festival e del cinema

  Il regista ha parlato anche del futuro del cinema e della funzione dei festival dicendo:  "I festival del cinema devono fare attenzione alle nuove voci. Importante è trovare film che potresti tranquillamente vedere anche dopo trenta anni. In questo caso se il film cambia è solo perché sei tu che sei cambiato". Il futuro del cinema? "Non credo stia morendo, penso che si stia trasformando e non è mai stato pensato per essere una cosa sempre uguale. Una volta per andare a vedere un film dovevi andare in sala, una buona o cattiva sala poco importa, ma era un'esperienza comunitaria. Con la tecnologia tutto è cambiato rapidamente e continua a cambiare. Quello che va salvaguardata è sola la voce individuale che si può esprimere anche con un Tik Tok. Non bisogna comunque aver paura della tecnologia, ma solo controllarla". 

Il film su Gesù

  Per quanto riguarda il film su Gesù dice: "Sara' provocatorio e divertente. D'altronde il mio interesse per il cattolicesimo e per il sacerdozio risalgono alla mia adolescenza. Ho comunque anche incontrato il Papa un paio di volte, una in occasione del film Silence, e abbiamo parlato di Cristianesimo e fede. Comunque, nonostante questo, non ho ancora le idee chiare di come sarà il mio film su Gesù ". 

Fotogallery - "Killers of the Flower Moon", guarda alcuni scatti del film di Scorsese

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Il film di Schnabel su Dante Alighieri

  Martin Scorsese sarà il mentore di Dante Alighieri in un film di Julian Schnabel sull'autore della Divina Commedia. Il regista di "Killers of the Flower Moon", come riporta Variety, avrà la parte di un vecchio saggio che influenza il poeta mentre scrive il suo celebre poeta. Il film di Schnabel si intitolerà "In The Hand of Dante". Scorsese è apparso in parecchi dei suoi film in ruoli cammeo (è un cliente di un bar, ad esempio, in "Alice non Abita più Qui", e il passeggero di un taxi in "Taxi Driver") e occasionalmente ha recitato in film di altri registi (come nella parte di Vincent van Gogh in un segmento di "Sogni" di Akira Kurosawa). Questo ruolo tuttavia dovrebbe essere quello piu' di sostanza finora, scrive il giornale di spettacolo. "E' straordinario, non riesci a levargli gli occhi di dosso", ha detto Schnabel a Variety parlando di una parte "molto importante". Altre due persone che hanno visto il film, attualmente in fase di editing a New York, sono rimaste particolarmente colpite dalla performance di Scorsese. Recitano in "In The Hand of Dante Oscar" Isaac, Gal Gadot, Jason Momoa, Gerard Butler e Al Pacino. John Malkovich ha la parte di un sicario del 21esimo secolo, mentre Louis Cancelmi (di Killers of the Flower Moon) ha la parte di Guido da Polenta, il mecenate dell'Alighieri. Il film è tratto dal libro del 2002 con lo stesso titolo del giornalista, romanziere e biografo italo-americano Nick Tosches che si impernia su un manoscritto della Divina Commedia trovato nella Biblioteca vaticana. Il poema passa di mano da un prete a un boss di mafia a New York dove è portato da Tosches a cui e' stato chiesto di verificarne l'autenticita'. Poi, proprio come Dante, Tosches si imbarca in un viaggio. La narrativa procede a zig zag nel tempo con alcuni personaggi che vivono vite parallele attraverso i secoli. Un filone della trama segue Dante mentre scrive la Divina Commedia influenzato dal personaggio di Scorsese che non ha un nome, ma è un saggio veneziano da cui il poeta viene mandato in visita dall'amico e collega Guido Cavalcanti per avere consigli.
 

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