IL CAPOLAVORO DI RIDLEY SCOTT

"Blade Runner", i replicanti compiono 40 anni: le curiosità del cult di fantascienza

Il film di Ridley Scott usciva il 25 giugno 1982. Nel cast Harrison Ford, Sean Young, Daryl Hannah e Rutger Hauer, autore di uno dei monologhi più famosi della storia del cinema

25 Giu 2022 - 10:34
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Quaranta anni fa un film parlava già del futuro. Ambientato in una Los Angeles in disfacimento tra palle di fuoco che esplodono nel cielo di una metropoli distopica perennemente avvolta dallo smog che offusca il sole e produce una pioggia continua. Il 25 giugno 1982 usciva "Blade Runner" di Ridley Scott, liberamente tratto dal romanzo "Ma gli androidi sognano pecore elettriche?" di Philip K. Dick (che riuscì a vederne solo 20 minuti prima di morire a quasi quattro mesi dall'uscita). Un noir futuribile, denso di inquietudini e domande destinate a rimanere senza risposta sull'essere umano, la nostalgia, il tempo e i sentimenti. Harrison Ford veste i panni dell'ex poliziotto Rick Deckard, richiamato in servizio per eliminare 4 replicanti sfuggiti ai controlli. Accanto a lui Sean Young, Daryl Hannah e Rutger Hauer, autore di uno dei monologhi più famosi della storia del cinema.
 

ATTORI E ATTRICI - La prima scelta di Ridley Scott per la parte di Deckard fu Dustin Hoffman. L'attore si disse interessato, ma non molto convinto di risultare adatto a un ruolo del genere. Invece per interpretare la replicante Pris, Daryl Hannah non fu la prima scelta ma fu Debbie Harry, leader dei Blondie, che però rifiutò. Per il ruolo della replicante Rachael, il regista scelse la semi-sconosciuta Sean Young per la sua somiglianza con Vivien Leigh.

MONOLOGO CULT - "Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi: navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione, e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser. E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo, come lacrime nella pioggia. È tempo di morire". Uno dei momenti clou del film è il monologo finale, in cui il replicante Roy Batty dà libero sfogo alle sue memorie. La frase iniziale è diventata quasi proverbiale e viene spesso citata erroneamente in italiano: la giusta traduzione è "Io ne ho viste cose che voi umani..." e non "Ho visto cose che voi umani...". Pochi sanno che in parte fu lo stesso attore Rutger Hauer a scrivere il celebre monologo, che inserì nel testo il riferimento al poeta tedesco Tannhäuser e la frase finale sulle lacrime nella pioggia.

LA MORTE DI PHILIP K. DICK - Lo scrittore Philip K. Dick riuscì a vedere solo i primi 20 minuti del film. Morì il 2 marzo 1982, prima che la pellicola fosse completa. Tuttavia ne rimase particolarmente colpito, sebbene Ridley Scott non avesse mai letto il suo romanzo. "Hanno catturato il mio mondo interiore", affermò.

SERPENTE DA CASA - Nel film Joanna Cassidy ha la parte della replicante Zhora. L'attrice ha spiegato di essere stata completamente a suo agio nel girare la scena in cui ha un serpente attorno al collo. Questo perché in realtà si trattava del suo pitone domestico, di nome Darling.

IL BAGLIORE ROSSO - I replicanti di "Blade runner" si contraddistinguono per il bagliore rosso che riflette nei loro occhi. Per ottenerlo, Ridley Scott e il direttore della fotografia Jordan Cronenweth hanno utilizzato il cosiddetto Effetto Schüfftan, trucco cinematografico che consiste nel far rimbalzare la luce negli occhi dell’attore, attraverso un pezzo di vetro semitrasparente posto a 45° rispetto alla telecamera.

ANDROIDI E REPLICANTI - Philip K. Dick utilizzò nel suo romanzo la parola "androide". Invece il termine "replicante" fu coniato dal co-sceneggiatore David Peoples su suggerimento della figlia, che studiava microbiologia.

ISPIRATO DA HOPPER - Per meglio definire lo spirito di "Blade Runner", Scott trovò l’ispirazione nel quadro "Nighthawks" di Edward Hopper. "Mostrai ai produttori una riproduzione della pittura per illustrare lo spirito del film".

QUANTE VERSIONI - Tra director's cut ed edizioni alternative, Ridley Scott rilasciò ben sette versioni di "Blade Runner".

KUBRICK IN "BLADE RUNNER" - La produzione non era soddisfatta del finale, troppo cupo. Ne voleva uno più solare con immagini girate di giorno. Per ovviare alla problematica, il regista chiese il contributo decisivo di Stanley Kubrick, che aveva girato per "Shining" ore di riprese dall’elicottero. Ottenne 17 ore di panoramiche e nell’epilogo Deckard e Rachael attraversano la campagna in macchina con le immagini di sfondo provenienti dalle sequenze tagliate del film di Kubrick.

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