NUOVO CORSO

Bruce Springsteen, con "High Hopes" la vita ricomincia a 65 anni

Dopo l'accidentale diffusione in Rete, martedì 14 gennaio esce il nuovo album del Boss, tra cover e vecchi pezzi rivisitati grazie alla chitarra di Tom Morello

13 Gen 2014 - 09:24
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Bruce Springsteen, con "High Hopes" la vita ricomincia a 65 anni Dopo l'accidentale diffusione in Rete, martedì 14 gennaio esce il nuovo album del Boss, tra cover e vecchi pezzi rivisitati grazie alla chitarra di Tom Morello

I detrattori di Bruce Springsteen sono soliti rimproverargli un eccesso di coerenza stilistica prossimo alla stasi. Insomma, per chi poco lo conosce e ancora meno lo apprezza, Springsteen è il classico rocker che "fa lo stesso disco da quarant'anni”. Osservazione superficiale e riduttiva per un artista che ha svariato dal rock più travolgente all'acustico intimista passando, nell'ultimo decennio, anche per il folk di matrice celtica. E, alla faccia della stasi stilistica, anche il suo suono dal vivo è molto cambiato negli ultimi tempi, in virtù del mutamento della E Street Band, gonfiata con numerosi nuovi innesti e orfana di elementi vitali che se ne sono andati.

Il Boss è uno che a 65 anni ha ancora la forza di mettere insieme un album come "High Hopes”, che ripesca, è vero, brani del suo repertorio e "scarti” di produzione, ma lo fa per realizzare un'operazione del tutto nuova. Un'operazione alla prova dei fatti per nulla di retroguardia, ma anzi coraggiosa, dove il passato sbiadisce e si guarda a presente e futuro, grazie al fondamentale apporto di un chitarrista lontano dai terreni soliti springsteeniani, quale è Tom Morello, il cui apporto viene cucito al suono della nuova (e della vecchia) E Street Band. Il senso di tutto questo è incluso per intero nella title track che apre l'album, una cover di un gruppo non certo di primo piano, gli Havalinas, che Springsteen e la E Street Band avevano già registrato ai tempi dell'Ep "Blood Brothers” (1996), ma che qui si tonifica e assume tutt'altro impatto, grazie alla sezione fiati e ai violini della E Street allargata. In quanto a Morello, Springsteen ha avuto l'intelligenza e l'umiltà di non chiedere all'ex protagonista di Rage Against The Machine e Audioslave di mettersi al servizio della sua musica ma piuttosto di marchiarla, di darle un'impronta inedita. Come accade in modo evidente in "The Ghost Of Tom Joad”, con un bruciante assolo finale che trasporta una dolente ballad acustica in territori quasi metal. Questo, insieme ad "American Skin”, è il pezzo più celebre tra quelli ripescati, e anche per questo è più evidente la loro trasformazione.

Se molte cose sono state risuonate, altre sono state semplicemente mixate, e così il sax di Clarence Clemmons, scomparso due anni fa, può comunque fare compagnia alla chitarra di Morello in "Harry's Place", mentre l'organo di Danny Federici conferisce un apporto emotivo prepotente a "Down In The Hole", brano altrimenti penalizzato dalle eccessive assonanze con "I'm On Fire". Qua e là poi riaffiora l'anima più solare e trascinante di Bruce, dove la rabbia fa spazio al ricordo giovanile e a un mood 60's, come in "Frankie Fell In Love” o "Just Like Fire Would”.

Se gli anni 90 hanno rappresentato per lui una cesura, incarnata dall'abbandono della E Street Band, da quando il sodalizio si è ricomposto il percorso discografico di Bruce ha seguito una sua linearità, "Seeger Sessions" a parte, con il picco dell'ispirazione che sembrava comunque essere rimasto a "The Rising" (ovvero a dodici anni fa). Quel percorso subisce qui una brusca deviazione, e il fatto che questa sia stata fatta su materiale preesistente o altrui e non su nuove composizioni, ne rende più evidente l'urgenza. In fondo, dopo due anni di successi mondiali in tour, e in un periodo in cui gli album si vendono con il contagocce, Springsteen avrebbe potuto starsene tranquillo a riprendere le energie prima di ripartire per l'ennesimo giro negli stadi. Invece ha sentito il bisogno di confezionare un lavoro che testimoniasse quello che è oggi, ovvero un rocker capace di mettersi ancora in discussione e di cercare nuovi stimoli. Mica male come modo per entrare nell'anno del trentennale di "Born In The Usa".

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