Il rocker del New Jersey, che il 23 ottobre pubblicherà il nuovo album "A Letter To You", si dice certo di un cambio alla Casa Bianca nelle prossime elezioni
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Il 23 ottobre pubblicherà il suo nuovo e attesissimo album, "A Letter To You". Ma Bruce Springsteen guarda soprattutto a un evento politico di grande importanza, le elezioni presidenziali degli Stati Uniti in prgramma il 3 novembre. "Trump non vincerà - ha detto in un'intervista con la stampa italiana -. Gli Stati Uniti saranno davvero insieme come una nazione unita".
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Springsteen non ha mai nascosto le proprie idee politiche, e spesso si è speso in prima persona, come nel caso del "Vote For Change Tour" del 2004 in cui, insieme ad altri artisti, invitava a votare contro George W. Bush. Questa tornata elettorale è importantissima per chi come lui ha vissuto la presidenza Trump come un incubo. "Joe Biden vincerà e il lungo incubo nazionale sarà... non so se sarà davvero finito, ma lui sarà andato - dice -. Sono sicuro che non verrà eletto per un secondo mandato".
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Memore di certe situazioni del passato, come nel caso della prima elezioni di Bush Junior, avvenuta per un pugno di voti in Florida a scapito di Al Gore, il Boss spera in un risultato netto. "Una certa confusione può esserci, ma spero di vedere una valanga, cosicché non ci siano tante discussioni su chi ha vinto, Joe Biden ovviamente - afferma -. Spero non ci siano tanti impicci attorno alle elezioni, in modo di non dover aspettare un mese o due in cui fanno ricerche per capire chi ha vinto. Ma io credo che gli Stati Uniti saranno davvero insieme come una nazione unita, senza badare alle tensioni e alle divergenze che ci sono in una parte della sua popolazione oggi".
Springsteen si è fatto un'idea molto precisa anche delle tensioni che stanno attraversando il Paese in questo momento, con manifestazioni, spesso violente, che vanno avanti da mesi. "Credo che molto di quello che si vede in televisione sia fatto da una minoranza che cerca di far crescere l'isteria - sostiene -. Io invece penso che ci sia moltissima positività in giro. Ad esempio, il movimento Black Lives Matter sia un movimento molto positivo, pacifico nella sua maggioranza, quando evolve verso la violenza non è un bene per nessuno. Ma se si guarda all'ampiezza e alla quantità di manifestazioni che sono state fatte nel mondo, si può dire che sia un movimento pacifico. Ed è stato salutare in questo momento storico, perché ha riacceso la battaglia per i diritti civili negli Stati Uniti e l'ha spinta verso una direzione più umana". Il tema è sempre stato molto caro a Springsteen che nel 1999 scrisse "American Skin (41 Shots)", una canzone su uno studente liberiano ucciso dalla polizia di New York con 41 colpi di pistola. Una canzone che suscitò reazioni molto dure tra le forze dell'ordine "Non si può vivere in una società in cui se sei un uomo di colore sei in pericolo che qualcuno ti spari, in qualsiasi momento, per una piccola infrazione o perché sei nel posto sbagliato nel momento sbagliato - dice -. È giunto il momento per gli Stati Uniti di fare in modo che questo non accada più. Per questo Black Lives Matter è molto importante".
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Nel nuovo album c'è una canzone che sembra il ritratto dell'attuale inquilino della Casa Bianca. "Credo di aver scritto 'Rainmaker' quando Bush era presidente - spiega -. Ho cominciato a scriverla in quel periodo, ma si adatta molto meglio a Trump. Credo che lo sia perché parla di un demagogo, è una canzone in cui cerco di capire che cosa sta succedendo, qual è la connessione tra il demagogo e i suoi seguaci, qual è la dinamica del potere tra loro. È un tema molto interessante ed è una canzone rock molto buona, così ho deciso di metterla nell'album. Ce l'avevo nel cassetto da un po', l'ho ripresa perché penso che abbia una relazione diretta con la nostra situazione attuale".
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