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Il film arriverà l'11 novembre nelle sale italiane
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La Croisette è impazzita con applausi e ovazioni all'arrivo del cast stellare di "The French Dispatch", il film di Wes Anderson presentato a Cannes 74. Entusiasmo in particolare per Timothée Chalamet, l'attore di "Chiamami col tuo nome" al suo primo Cannes. Tra i divi che hanno sfilato sul red carpet Bill Murray, Tilda Swinton, Benicio Del Toro, Adrien Brody e Owen Wilson. Assenti due delle attrici protagoniste, Frances McDormand e Lea Seydoux (risultata positiva al Covid). Il regista visionario di "The Tenenbaum" si è lasciato ispirare questa volta dal suo amore per il New Yorker basando alcuni personaggi ed eventi su fatti reali: "E' la mia lettera d'amore ai giornalisti".
Esuberante e ironico, come sempre, Anderson mescola stili, luci e ombre, bianco e nero e colori in un film dal ritmo incessante diviso in capitoli, dove la cura della fotografia raggiunge livelli altissimi.
"Una lettera d'amore ai giornalisti ambientata nell'avamposto di un giornale americano in una città francese immaginaria del XX secolo", così descrive il film lo stesso Wes Anderson che aggiunge: "Non è una storia facile da spiegare, ma parla di un giornalista americano con sede in Francia che crea una sua rivista. Non è comunque un film sulla libertà di stampa, ma quando si parla di reporter, si parla anche di quello che sta succedendo nel mondo reale". L'opera comunque vede al centro diverse micro-storie della redazione di questo giornale, riportate alla luce in occasione della morte del direttore della testata (interpretato da Bill Murray). Si tratta di una raccolta di racconti pubblicati nell'omonimo "The French Dispatch", ambientato nella fittizia città francese di Ennui-sur-Blasé.
Una delle trame è incentrata sulle proteste dell'occupazione studentesca del maggio '68 e ispirata all'articolo di Mavis Gallant 'The Events in May: A Paris Notebook', mentre un'altra storia, forse la più eclatante, con il personaggio di Julien Cadazio (Adrien Brody), si basa su "The Days of Duveen" edito dal New Yorker sul mercante d'arte Lord Duveen. Ora, tra le scoperte di questo mercante, c'è quella di un'artista psicopatico (Benicio Del Toro) che opera in prigione tra molte difficoltà e astuzie.
In "The French Dispatch", e non poteva essere altrimenti, c'è comunque lo sguardo americano, un po' paternalistico e indulgente, sulla 'bizzarra Europa'. Nel megacast anche l'attrice francese Lea Seydoux che, risultata positiva al covid-19, è stata costretta ad annullare l'arrivo al festival di cui è la regina con ben quattro film in selezione. In quello di Anderson, ha detto l'attrice a Deadline, "interpreto Simone, una guardia carceraria molto severa che diventa la musa ispiratrice dell'artista incarcerato Moses Rosenthaler (Del Toro). Per quanto severa come guardia, Simone si crogiola nella libertà che prova quando posa nuda per i dipinti astratti dell'artista. Non è una parte molto importante la mia - dice - anche se la natura stessa di "The French Dispatch", con il suo mosaico di storie e star, fa sì che nessuna parte lo sia". E conclude la Seydoux: "Simone è comunque un concentrato di tutto. È divertente, molto divertente, profonda, molto fredda, ma anche molto emotiva. È insomma multistrati".
Utilizzando una sottile e pungente ironia, come Anderson sa ben fare, il film riesce a divertire e a intrattenere allo stesso tempo e con le sue cartoline fumetto, i suoi teatrini, in cui i personaggi sono poco più che burattini in un teatro di cartapesta, porta tutti in quel suo universo visionario dove logica, razionalità e convenzioni sembrano non avere spazio.