FUORI DAGLI SCHEMI

Carmen Consoli: "Dobbiamo riprenderci il tempo delle cose per rinascere"

La cantautrice catanese è intervenuta al "Medimex" di Bari dove ha parlato del suo ritorno sulle scene e del momento attuale della musica

31 Ott 2015 - 14:35

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"Viviamo una sorta di illumismo, non c'è spazio per il romanticismo. Ma cambierà, la storia è una serie di cicli". La metafora letteraria per descrivere la nostra epoca dominata da digitale e tecnologia è di Carmen Consoli, intervenuta all'ultima giornata del Medimex 2015, il salone dell'innovazione musicale di Bari. "Dobbiamo riappropriarci del tempo - spiega lei -, ogni cosa ha il suo tempo: la velocità va usata, non dobbiamo esserne schiavi".

Carmen Consoli: "Dobbiamo riprenderci il tempo delle cose per rinascere"

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Reduce dal concerto della sera precedente e da una notte quasi insonne per l'adrenalina ancora in circolo ("Mi sono addormentata alle 4 guardando 'Masha e Orso'" spiega lei), la cantautrice catanese si offre al pubblico per spiegare il suo momento personale e tentare di fare il punto sulla situazione attuale della musica e della cultura. Il 2015 è stato per lei un anno importante, che ne ha visto il ritorno sulle scene dopo cinque anni di silenzio. "Non sono rimasta con le mani in mano - dice -, ovviamente oltre a fare la cantante faccio altro. Mi sono occupata dei piccolissimi affari di famiglia, e con mia mamma ho rimesso su tante cose. Sono andata a un corso di imprenditore agricolo per imparare a gestire la campagna. Poi è nato mio figlio. E ho fatto molta vita di quartiere. Sono stata molto bene".

E' stata molto bene anche perché il suo atteggiamento nei confronti della musica è molto puro inteso artisticamente, e molto poco legato alle dinamiche e ai tempi dell'industria musicale. "L'equilibrio è fondamentale - spiega -. Io faccio la cantante solo se ho qualcosa da scrivere e dire, altrimenti sto lontana anche cinque anni. La musica non è il mio sostentamento, ma la mia passione. E come tutte le passioni non si possono comandare".

Il tempo è un tema importante, che torna più volte nel corso dell'incontro e che diventa ben presto centrale. Tempo da dilatare, da adattare alle proprie esigenze e a quelle della creazione artistica. "Siamo pronipoti del dio denaro e il tempo è denaro - dice -. Lo capisco ma tutto ciò alla lunga porta dei grandi problemi, stiamo vedendo gli effetti del profitto immediato. Dobbiamo servirci della velocità per arrivare in profondità. Di questo passo studieranno il modo per farci partorire a 3 mesi in modo da non perdere denaro. Ma l'ottavo mese è importante, il nono ancora di più".

E visto che si parla di gravidanza impossibile non chiederle come è cambiata la sua visione del mondo dopo la nascita del figlio. "Intanto da una taglia 38 sono passata a una 42 per esempio - risponde ironicamente -. Non so quanto gli ormoni possano fare una differenza. Mi sono sentita generatrice ed è come se nella mia vita si fosse inserita una lente che amplifica ogni cosa. Ciò che prima chiamavo libertà la vedo come confinata a quattro mura, oggi che sono vincolata a mio figlio è come se avessi davanti una distesa sconfinata".

Ma con il suo atteggiamento così distaccato e controcorrente rispetto a quelle che sembrano essere le regole dell'industria musicale odierna, come vede il futuro Carmen? "Io credo fermamente nella tesi vichiana dei cicli e ricicli - dice -. In questo momento momento stiamo vivendo un piccolo illuminismo che non lascia spazia al romanticismo. Adesso è tutto digitale. Devi digitare un codice per mangiare una banana come per scrivere o ascoltare una canzone. Ma sotto c'è qualcosa che brucia, un desiderio di romanticismo".

E qui torna il tema del tempo. "Arriveremo al punto in cui ci riaccorgeremo che il tempo è importante - sottolinea -. L'essere umano ha un tempo fisiologico per elaborare i concetti. Oggi si taglia tutto, un singolo deve essere di tre minuti, in radio si arriva ad accorciare i pezzi di Who e Led Zeppelin". Per poi chiudere con una metafora letteraria: "Io non mi sento vicina né a Foscolo né a Manzoni, per me deve arrivare il momento di Leopardi, lui che incarna lo snodo tra due momenti critici. Portando ai giorni nostri dico che quando analogico e digitale si uniranno trovando un equilibrio avremo la nostra rinascita".

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