LA PRIMA VOLTA

Cesare Cremonini, grandi hit e spettacolo perfetto: San Siro è casa sua

In 57mila hanno applaudito il cantautore bolognese, che ha stravinto la sfida del primo tour negli stadi

di Massimo Longoni
21 Giu 2018 - 14:22
 © francesco-prandoni

© francesco-prandoni

Cesare Cremonini trionfa a San Siro con uno show praticamente perfetto dove ha coniugato forma e sostanza, spettacolo e qualità. Due ore e mezzo di emozioni per una scaletta di 23 canzoni che ha condensato (quasi) tutto il meglio del repertorio del cantautore bolognese, dai recenti "Poetica" e "Nessuno vuole essere Robin", passando per "Una come te", "PadreMadre" e "Logico", fino ad arrivare ai classici dei Lunapop, "50 Special" e "Un giorno migliore".

Ci sono momenti nella carriera di un artista che possono essere considerati a buon ragione un traguardo. Questo tour negli stadi per Cesare Cremonini lo è. Non tanto per l'essere a San Siro, in tempi in cui uno show allo stadio sembra non negarsi a (quasi) nessuno. Ma perché il cantautore bolognese ci è arrivato con un rigoroso percorso artistico, in cui il propellente dato dai successi dei Lunapop è stato volutamente messo da parte per concentrarsi su un cammino solista alla ricerca della propria voce e identità. Guadagnando consenso e pubblico disco dopo disco, Cremonini ha intrapreso un viaggio che ha trovato nell'ultimo album "Possibili scenari" la chiusura del cerchio aperto nel 2002 con "Bagus". E di cui il tour negli stadi è il naturale sbocco.

Sono passate da poco le 21, con il cielo ancora non del tutto scuro e gli ultimi spettatori che ancora stanno entrando nello stadio, quando Cremonini sale sul palco da solo, giacca bianca e stivaletti argento, a godersi il boato di incitamento e l?entusiasmo degli oltre 50mila che riempiono il catino del Meazza. Attacca "Possibili scenari" al piano elettrico posto sulla piattaforma che dal palco si estende in mezzo al pubblico. E quando entra il resto della band è un?esplosione di colori. Quelli delle stelle filanti che piovono sul pubblico, effetto di solito riservato ai finali, e quelli dei maxi schermi semoventi, parallelepipedi che replicano il monolito multicolore che campeggia sulla copertina dell'ultimo disco, e che ruotano su loro stessi creando un effetto scenografico non statico.

Si tiene il ritmo alto con "Kashmir-Kashmir", lanciato da poco come singolo estivo. Il volume è molto alto e l'acustica dello stadio non rende giustizia, con il suono della band di 11 elementi che accompagna Cremonini che si impasta troppo a tratti va in distorsione. Per fortuna con il passare del tempo la situazione migliora e in ogni caso non sembra influire sull'entusiasmo della gente. "PadreMadre" è un salto al primo cambio di marcia nella carriera del Cesare solista, dall'album "Bagus". Ma a cementare l'empatia con il pubblico ci pensa "Il comico (sai che risate)?, dove da due i coristi che accompagnano Cremonini diventano migliaia. Si rallenta sui ritmi, non sul pathos, con "L'ultima stella di Broadway" e "Latin lover". Dalle atmosfere vellutate di quest'ultima si passa a quelle elettroniche e nervose di "Lost in The Weekend?, con cambio di look, con giacca maculata e stivaletti rossi.

© francesco-prandoni

© francesco-prandoni

Si torna alla nuova produzione con "Un uomo nuovo", dove Cremonini imbraccia la chitarra dando, soprattutto nel finale, una sferzata rock che la versione in studio del brano non aveva. "Buon viaggio" mostra la vena più accattivante e leggera del cantautore bolognese, in un pezzo cui il banjo dona una nota country e l'assolo di tromba finale è la ciliegina sulla torta. Tromba che fa da trait d'union con la seguente "Figlio di un re", in una versione jazzy solo piano, voce e, appunto, tromba, che apre una parentesi quasi intimistica all'interno dello show. Si rimane in zona be-bop con "Una come te". "Vieni a vedere perché", che rispetto alla data zero di Lignano Sabbiadoro prende il posto di "Dicono di me", mette in risalto la bravura cantautorale nella tessitura dei brani, mentre "Le sei e ventisei" conclude la parentesi acustica con l'esplosione finale. La produzione scenica del concerto è un altro dei punti forti della serata: non solo gli schermi semoventi, ma anche un impianto luci e laser di grande impatto e gusto, che lascia a bocca aperta sull?intro di "Mondo", pezzo in cui appare Jovanotti, ospite d?eccezione, seppure solo in versione video.

L'attacco esplosivo di "Logico" viene sottolineato da giochi pirotecnici mentre "Grey Goose" è uno dei momenti più attesi dal pubblico nonché uno dei brani che certificano la crescita di Cesare e il suo cercare di affrancarsi da stilemi tipici della musica italiana pur senza rinnegarne l'impatto melodico. Nuovo momento acustico, questa volta sul lato opposto dello stadio, per accontentare tutti, e con le chitarre al posto del pianoforte per "Dev'essere così". Dall'acustico al rock marziale de "Il pagliaccio" prima di chiamare accanto a sé Nicola "Ballo" Ballestri, suo bassista dai tempi dei Lunapop. L'occasione è quella di fargli gli auguri di compleanno "donandogli San Siro", ma anche il pretesto per lanciare "50 special", che fa esplodere San Siro, e mette a dura prova le strutture dello stadio, che ondeggiano sotto il peso di 50mila persone che saltano impazzite. Finale? Nemmeno per sogno: "Marmellata #25" si porta via quel che resta della compostezza del pubblico, "Poetica" mostra anche dal vivo tutta la sua forza, con il raro pregio di essere già diventata un classico pur essendo un pezzo nuovo. Un trionfo che termina con una pioggia di scintille.

"Nessuno vuole essere Robin" è un altro coro all'unisono, in particolare con quelle due frasi che fotografano una generazione in difficoltà (Ti sei accorta anche tu, che siamo tutti più soli? / Tutti col numero dieci sulla schiena, e poi sbagliamo i rigori / Ti sei accorta anche tu, che in questo mondo di eroi Nessuno vuole essere Robin). Prima di mandare tutti a casa c'è il tempo per i doverosi onori a una band che non ha perso un colpo, per poi salutare con un secondo estratto dal canzoniere Lunapop, "Un giorno migliore". Ormai l'adrenalina è a mille e Cesare chiude con una giravolta su se stesso con il pugno a colpire l'aria in una mossa che ricorda tanto Freddie Mercury, idolo di Cremonini da sempre. Uno che negli stadi era di casa. Da oggi lo è anche Cesare.

PROSSIME DATE
23 giugno - Roma, stadio Olimpico
26 giugno - Bologna, stadio Dall'Ara

Commenti (0)

Disclaimer
Inizia la discussione
0/300 caratteri