AL PARENTI

Siamo tutti… Ciarlatani

Silvio Orlando incanta al Parenti con una storia che parla di impostori e di fallimenti: a teatro e nella vita

di Roberto Ciarapica
11 Ott 2024 - 22:19
 © Ufficio stampa

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Uno spettacolo che non ti aspetti (a parte la solita, rara bravura di Silvio Orlando, che da anni non sbaglia un colpo: è stato lui a scoprire l’opera a Madrid e a volerla trapiantare in Italia). Il titolo confonde un po’: Ciarlatani (in spagnolo Los Farsantes, forse più azzeccato). Al teatro Parenti di Milano, in sala fino al 20 ottobre, va in scena l’opera del pluripremiato drammaturgo spagnolo Pablo Remón, che cura anche la regia di questa versione italiana: debuttò al Festival dei Due Mondi di Spoleto nell’estate del 2023, riscuotendo grande successo, e generando molta curiosità.

In effetti Ciarlatani è uno spettacolo “nuovo”, di chiara matrice pirandelliana, eppure molto originale. È una complessa, tragicomica, surreale costruzione di storie dentro altre storie, di cinema contaminato dal teatro, e viceversa, in cui però le vicende dei protagonisti (Silvio Orlando, Francesca Botti, Francesco Brandi e Blu Yoshimi) accompagnano lo spettatore ben oltre i confini del proprio mondo. Ciarlatani è certamente una parodia del teatro, del cinema, del regista, dell’attore, delle loro manie e della loro vanità, ma è soprattutto una potente e poetica riflessione sulla recita della vita di tutti i giorni, sui fallimenti, anzi, sulla sopravvalutazione dei fallimenti dell’essere umano.

Con il suo incedere chapliniano, con la sua maschera buffa e malinconica, Silvio Orlando diverte e commuove, ma in punta di piedi, senza mai pestarli agli altri attori: tutti e quattro trasformisti eccellenti (portano in scena decine di maschere diverse) in una narrazione costruita su più piani, spaziotemporali e narrativi, in cui al centro, però, ci sono sempre due personaggi chiave: il regista in crisi di identità, Diego Fontana (Orlando), e l’attrice frustrata, Anna Velasco (Blu Yoshimi: strepitosa!). È intorno a loro che ruota questa storia onirica, gioco di incastri e di specchi, in cui ci si perde e ci si ritrova continuamente, in cui l’attore è spettatore di sé stesso, e l’impostore, il “ciarlatano”, è ovunque. Anche in platea.

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