Si è spento a Terni all'età di 88 anni. Straordinario interprete della commedia all'italiana, fu tra i protagonisti del capolavoro di Monicelli
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Lutto nel mondo del cinema: è morto all'età di 88 anni Gastone Moschin. L'attore, nato l'8 giugno 1929, si è spento lunedì pomeriggio all'ospedale Santa Maria di Terni dove era ricoverato da qualche giorno. Straordinario interprete della commedia all'italiana, diretto da registi come Anton Giulio Majano e Damiano Damiani, si impose al grande pubblico con "Amici miei" di Mario Monicelli.
L'attore era stato ricoverato lo scorso 30 agosto a seguito di un peggioramento di una grave cardiopatia cronica e il giorno successivo era stato trasferito dalla Cardiologia all'Unità di terapia intensiva cardiologica. A dare l'annuncio della sua morte è stata su Facebook la figlia Emanuela: 'Addio Papà... per me eri tutto...'.
Moschin inizia la sua attività cinematografica nel 1955 con "La rivale", di Anton Giulio Majano. Nel 1959 Moschin esordisce nella commedia all'italiana con il film "Audace colpo dei soliti ignoti". Ma il ruolo che lo farà emergere sarà quello del codardo Carmine Passante nella pellicola "Gli anni ruggenti" di Luigi Zampa del 1962. Di lì in avanti Moschin si dimostrerà una presenza assidua nelle commedie, alternando ruoli da protagonista a ruoli da spalla di lusso. Nel 1963 interpreta il quarantenne deluso in "La rimpatriata" di Damiano Damiani e un camionista innamorato in "La visita" di Antonio Pietrangeli.
Lo ingaggia perfino Francis Coppola per la seconda parte del "Padrino", ma la sua maggiore popolarità la si deve al ruolo dell'architetto inguaribilmente romantico Rambaldo Melandri, protagonista, al fianco di Ugo Tognazzi, Philippe Noiret, Adolfo Celi e Duilio Del Prete, della saga di "Amici miei" di Pietro Germi (poi proseguita da Mario Monicelli e Nanni Loy) Della fantastica compagnia era l'ultimo sopravvissuto ed aveva partecipato nel 2010 alle feste di compleanno per quello che resta uno dei capolavori della commedia all'italiana. Dal 1990 Moschin viveva a Capitone, vicino a Narni, dove aveva installato anche un maneggio di cavalli, divenuto il primo centro di ippoterapia dell'Umbria.