Esce "Disco 2", seconda prova dalla cantautrice vista anche nell'ultima edizione di X Factor. Tgcom24 ne ha parlato con lei
di Massimo Longoni
Arriva nei negozi e su tutti i servizi streaming "Disco 2", il nuovo album di cmqmartina. Tra elettronica e songwriting la cantautrice festeggia i suoi vent'anni e mostra la sua maturazione. "Ogni pezzo che ho scritto di questo disco mi ha permesso di capire qualcosa di me stessa - dice a Tgcom24 -. Sono sempre stata un'adolescente molto rumorosa e disastrosa ma sento che sta cambiando qualcosa".
Dopo il fortunato debutto di "Disco" nel 2019, un album che era un richiamo alla spensieratezza al neon degli anni 80, e la partecipazione all'ultima edizione di X Factor nella squadra di Hell Raton, torna con un lavoro che la proietta al futuro.
© Alessio Boccini
Descrivendo "Disco 2" hai detto che ti sei sempre sabotata, questo è un disco per ricostruirti. Cosa è cambiato nell'ultimo periodo?
La scrittura dei miei pezzi è per me terapeutica. Ogni pezzo che ho scritto di questo disco mi ha permesso di capire qualcosa di me stessa e in questo senso c'è stata un'opera di ricostruzione. Nella mia vita sono sempre stata un'adolescente molto rumorosa e disastrosa ma sento che sta cambiando qualcosa.
Tra "Disco" e "Disco 2" c'è stato di mezzo X Factor. Come ha influito sulla tua crescita e sul processo di scrittura?
Il primo disco l'ho scritto tutto con un paio di miei amici. Riascolto i pezzi con grande affetto ma ero molto irrisolta in quell'album. Adesso è come se iniziassero a sbocciare i fiori, vedo più chiaro. Ho scritto ogni canzone con un produttore diverso e quindi è stata tutta un'influenza di energie creative molto stimolante.
In una situazione come X Factor in genere uno entra con una fisionomia ed esce con un'altra o addirittura con un percorso tutto da plasmare. Tu invece avevi già una personalità definita. Cosa ti ha lasciato?
Ero molto chiusa sul fronte X Factor, molto restia. Temevo mi avrebbero fatto fare cose lontane da me. Ma alla fine mi sono buttata. Arrivare lì con un'identità musicale più o meno delineata mi è stato molto utile, ho potuto avere un confronto con le persone con cui lavoravo avendo le idee chiare. Artisticamente mi sono trovata molto bene.
Le tue canzoni sono molto personali, nei tuoi testi ti racconti in modo aperto. Perché pensi che la dance sia il genere migliore per esprimerti?
In questo momento credo che quelli della mia età abbiano bisogno di ballare, di lasciarsi scivolare addosso un po' le cose. Ho questa scena in testa in cui sono a ballare, sento la musica, ma ci sono anche momenti di autoanalisi, penso alla mia vita. Ed è un po' questo quello che cerco di trasmettere con la mia musica: distrarsi, sollevarsi ma anche pensare a ciò che ci fa bene o male. E' un po' un flusso di coscienza.
Non temi quindi che di fronte all'impatto ritmico i testi possano passare in secondo piano?
Con il genere che faccio è un po' un rischio. Io sono contenta se c'è pari attenzione a testo e musica. Ma se qualcuno preferisci concentrarsi su una cosa piuttosto che sull'altra va bene comunque.
La copertina del tuo disco è decisamente forte. Quanto è importante per te il linguaggio visivo e del corpo?
© Jessica De Maio
Sicuramente ci deve essere un'immagine molto forte accompagnata al mio genere. Anche la copertina di "Disco" era molto estrema, ho dovuto fare i conti con mia madre. Per la foto di "Disco 2" mi sono ispirata a una drag queen e da lì l'ho mischiata con il costume di Lady Gaga. Mi piace accostare un'estetica forte. Bella o brutta non importa, deve essere stimolante.
Mamma adesso cosa dice?
Appena ha visto la nuova copertina non mi ha parlato per una giornata intera. Però sta imparando a capire quello che faccio. D'altronde capisco che non avrebbe mai immaginato questo tipo di percorso per me. Ma un passino alla volta troveremo un equilibrio.
Torniamo alla normalità e si torna a suonare dal vivo. Hai già pensato a come proporti dal vivo?
La prima data sarà al Mi Manchi il 4 giugno, dove lancerò il disco. E per quest'estate ho anche in programma qualche data all'estero. Non voglio prepararmi troppo, voglio lasciarmi guidare dalla gente che mi troverò davanti. Per me il palco è un'esperienza liberatoria.
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