Fotogallery - Colapesce e Dimartino in "La primavera della mia vita"
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Esce "Lux Eterna Beach" il nuovo album della coppia di cantautori siciliani
di Luca Freddi© Ufficio stampa
Come suona oggi la musica d'autore italiana fresca con le reminiscenze degli anni 70 e della scuola cantautoriale, con il gusto della scrittura, del guizzo, della leggerezza per parlare in profondità, della malinconia canaglia? Basta citofonare a Colapesce Dimartino. I testi per altri, due Sanremo, una colonna sonora per un serie tv ("The Bad Guy"), un film da protagonisti ("La primavera della mia vita"). Ora tutte queste esperienze, interlacciate tra loro, come un racconto unico, sublimano in un album, "Lux Eterna Beach", organico e pienamente consapevole del qui e ora, ideale anello di congiunzione della musica (non solo) leggerissima italiana, che dalla loro Sicilia va a Milano (dove vivono ora), passando e abbracciando quello che c'è in mezzo, Battisti (post Mogol), Carella, Graziani, l'it-pop. Nessun peso delle aspettative sulle spalle della coppia di autori d’oro della canzone italiana che ha impressionato due volte sul palco dell'Ariston. Come hanno raccontato a Tgcom24: "E' un disco molto libero, più coerente rispetto al primo", spiegando: "Cerchiamo di scrivere le canzoni che abbiano un contenuto al di là della leggerezza".
Un ritorno atteso quello di Colapesce Dimartino che durante il 2023 hanno raccolto il successo con “Splash” a Sanremo (vincitrice proprio al festival del Premio della Critica Mia Martini e del Premio sala stampa intitolato a Lucio Dalla), e con il debutto cinematografico come protagonisti e sceneggiatori in “La primavera della mia vita” che ha conquistato il Nastro D’Argento per la “migliore colonna sonora originale” e il Globo d’Oro (e in cui è contenuta un'easter egg sul titolo del nuovo album). Nel disco, oltre al brano sanremese, anche "Cose da pazzi" tratto dalla colonna sono della serie "The Bad Guy", un inedito di Ivan Graziani con cui duettano, e "Ragazzo di destra", testo che ha scatenato qualche polemica. "Lux Eterna Beach" è il secondo lavoro a quattro mani, dopo il primo disco "I Mortali" del 2020. E' stato anticipato da brano dal titolo wertmulleriano "La luce che sfiora di taglio la spiaggia mise tutti d'accordo", inno alla libertà artistica, e dalla canzone pop esistenzialista "Considera".
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Avevate entrambi una carriera affermata a livello solista. Com'è nato il vostro incontro e soprattutto come si è svelato il terreno comune?
Ci siamo conosciuti più di dieci anni fa a Mazara del Vallo in un festival dove suonavamo con i rispettivi progetti. Da lì poi in realtà siamo rimasti sempre un po' in contatto pur facendo le nostre carriere da solisti. Cinque anni fa abbiamo cominciato a lavorare insieme come autori. Quindi scrivendo canzoni per altri a un certo punto, trovandoci particolarmente bene, ci siamo detti che sarebbe stato bello fare un disco insieme, utilizzando questa varietà di scrittura. Così abbiamo coinvolto produttori diversi. Infatti il nostro primo disco a differenza dell'ultimo vive anche di questa diversità. Abbiamo scritto delle canzoni partendo dalle cellule e abbiamo lavorato in maniera un po' più stratificata rispetto a questo disco che invece è molto organico. "I mortali" è uscito nel 2020 proprio in pieno periodo della pandemia. Poi nel 2021 siamo andati a Sanremo e da lì insomma abbiamo deciso di continuare fino a quando ci andava. E così sarà, continuando comunque a mantenere le nostre individualità anche fuori dal progetto.
Ci spiegate prima di tutto la scelta del titolo del nuovo disco
Avevamo scelto il titolo tanti anni fa. Era uno dei titoli che c'era venuto in mente praticamente quando dovevamo scegliere quello per "I mortali". Poi appena sono uscite queste nuove canzoni, ci siamo accorti che avevano qualcosa che lo richiamavano perché per noi c'è un limbo, un non luogo come questa spiaggia, dove il mare e il cielo si uniscono e dove arrivano delle figure che fanno parte di questo disco: tutte figure che hanno una loro visione dell'oggi, ma in generale una visione esistenzialista della vita e di dove sta andando l'umanità. E ci piaceva proprio che tutte queste figure dialogasse in un posto che non esiste. Poi nel nostro cervello in realtà esiste da tanto tempo il titolo perché nel film a un certo punto noi arriviamo in questa spiaggia che si chiama proprio Lux Eterna Beach. E in questa spiaggia parliamo della volontà di scrivere un disco libero. E quindi è come se già dentro il film avessimo pensato che tipo di disco volevamo fare. Ci piace quest'idea di collegare le cose che facciamo di non farle perché dobbiamo farle.
Questo disco sembra un passo avanti ma legato intrinsecamente a quello che avete fatto dal primo Sanremo in poi, come se attraverso le esperienze di coppia abbiate aumentato le spezie e gli ingredienti. Come è nato, e quando l'avete scritto?
Durante i tantissimi altri progetti che abbiamo portato avanti come appunto quello del film, la colonna sonora della serie tv, sono nate un po' di canzoni. Poi c'era già un cuore del disco che è "Splash" e "Cose da pazzi", già dei brani che avevamo scritto e prodotto con un preciso sound. Poi negli ultimi mesi invece ci siamo seduti a lavorare, in maniera molto metodica. Alcune cose le avevamo scritte all'inizio dell'estate e poi ci siamo presi due settimane e siamo andati in Sicilia come se non avessimo una scadenza e questa cosa forse ha dato un anche un po' di verità al disco. Per noi è importante che non fosse un insieme di dodici singoli ma che in realtà fosse organico.
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Entrambi ormai vivete a Milano. C'è qualcosa nel disco della vostra Sicilia o nel rapporto a distanza con la vostra terra?
Non ha un luogo questo disco, forse ancora meno de "I mortali", non ha un riferimento. Potrebbe essere una spiaggia della Sicilia ma anche un'altra spiaggia. Anche perché per noi la Sicilia è sempre un pretesto non il fine. Non è la Sicilia stereotipata del paesaggio, del mare, del carretto ma rimane un'isola che potrebbe essere una del Pacifico o di qualsiasi altra parte del mondo. Certo vivendo a Milano, la Sicilia assume per noi sempre un certo significato, è il luogo da cui sei andato via, il luogo dove hai lasciato i ricordi e probabilmente il punto sempre di partenza da cui iniziamo a scrivere delle cose. Perché per un siciliano l'essere siciliano è sempre qualcosa che avviene prima. Già da quando ti presenti a qualcuno. Come dice Bufalino, "La Sicilia soffre di un eccesso di identità". Cioè c'è troppa identità per cercare di eluderla. Però in questo disco rimane sempre sullo sfondo.
E' cambiato qualcosa dall'inizio della vostra collaborazione?
No, in realtà lavoriamo sempre allo stesso modo in maniera concreta senza pianificare troppo le cose e le uscite. Non siamo vincolati a nessun tipo di contratto, e abbiamo una libertà che è la cosa che reputiamo più importante e ci teniamo a mantenerla intatta e pura. "Musica leggerissima" che poi è la canzone che ci ha lanciato al grande pubblico parla di depressione. Cioè non è una canzone nata a tavolino per avere dei like. Il successo è stata una coincidenza. Quando l'abbiamo scritta era veramente un momento particolare della nostra vita che accomunava quelle di varie persone, perché uscivamo dalla pandemia. "Splash" parla del peso delle aspettative. Non c'è stato mai voglia di ammiccare. In questo disco c'è un pezzo che si chiama "Ragazzo di destra" e siamo nel 2023 con un governo di destra. Per cui diciamo che non stiamo puntando proprio a fare successo immediato.
A questo proposito, durante la scorsa Milano Music Week avete organizzato un talk su musica e impegno. Qual è la vostra idea di canzoni di protesta oggi alla luce del singolo "Ragazzo di destra"?
In quell'incontro Eugenio Finardi aveva detto delle cose bellissime sulle canzoni ribelle, su quell'idea che loro ci credevano tanto nella protesta. La musica ha veramente un ruolo sociale centrale e penso che le canzoni di protesta nascano quando c'è veramente da protestare. Se ci pensi storicamente coincidono sempre con dei governi nei momenti di oppressione, penso al Sud Africa o all'Argentina, ad esempio. Nascono sempre da un'esigenza di dire qualcosa in un contesto poco chiaro. In questo momento storico forse potrebbe tornare centrale il ruolo del cantautore che dice delle cose e semplicemente che va fuori un po' dalla logica della canzone pop di intrattenimento ma puntando sul contenuto. "Ragazzo di desta" forse si infila in questo filone anche se non è una canzone esplicitamente politica, ma parla più di paura e di solitudine di un ragazzo di destra in particolare. Non generalizza e non è giudicante, ma prende stereotipi che appartengono alla destra, che sono la famiglia tradizionale, gli invasori. Molti l'hanno letta come una canzone ironica ma in realtà abbiamo utilizzato semplicemente termini del loro immaginario.
Avete colpito nel segno dato che c'è stata un po' di critica da destra alla canzone
Sapevamo che sarebbe stata una canzone divisiva. Cioè naturalmente non puoi pensare di scrivere oggi una canzone così senza ripercussioni. La canzoni è anche questo, vuole stimolare un dibattito, una riflessione sennò rimane sempre a livello di abbracci e baci ed è sempre solo intrattenimento. Va bene anche quello, però a noi annoiano. Quando dobbiamo scrivere, preferiamo mettere dei contenuti nelle canzoni.
Non vedo però molti cantautori che ultimamente si siano mossi o schierati. Cosa ne pensate?
E' vero che è successo così negli ultimi anni. Però adesso può tornare centrale. Si può fare. Non è che vogliamo fare quelli strani perché secondo me le cose funzionano quando c'è una scena che fa delle cose. Noi stiamo cercando semplicemente di provare a riportare centrale la discussione nelle canzoni nel momento in cui si scrivono per quindi secondi da mettere su TikTok. Lo facciamo in antitesi con quella cosa lì. In realtà ci sono tanti cantautori, anche bravi, che potrebbero essere importanti nel dialogo.
C'è paura secondo voi di perdere dei fan?
C'è solo voglia di fare delle hit che in realtà durano un tempo breve. Però la paura effettivamente c'è ed è quella poi di sparire se fai delle scelte troppo radicali. Velata, ma c'è questa cosa. Noi siamo proprio l'opposto.
Avete usato Sanremo come Achille Lauro, anche per stabilire pubblicamente la forma e la sostanza del vostro progetto e il vostro racconto, anche alieno. Quanto è stato importante il successo che avete avuto lì?
E' stato obiettivamente molto importante. "Musica leggerissima" è diventata quasi un classico cioè una canzone che a un certo punto sentivamo cantata dai bambini e dagli anziani. E' una cosa veramente incredibile. Però allo stesso tempo è una canzone che aveva diversi piani di lettura che sono arrivati al pubblico. Dopo anni ci arrivano dei messaggi di persone che ci dicono: "Questa canzone mi ha aiutato a superare un momento". Quindi ha rappresentato la nostra cifra, e comunque noi anche nei nostri percorsi personali da anni cerchiamo di scrivere le canzoni che abbiano un contenuto al di là della leggerezza dell'arrangiamento o della forma canzone che ha un limite dei tre-quattro minuti. Il secondo passo è stato "Splash" che è stata una canzone ancora molto più difficile perché ha quattro parti diverse e soprattutto dice "Ma io lavoro per non stare con te" che è abbastanza respingente. Non è proprio una frase pop. E' una frase che tu non ti aspetti da una popstar. Poi ti rendi conto che tante persone si sono identificate in quel tipo di concetto. E allora vuol dire che ci può essere una terza via e si può fare del pop in un altro modo. Oggi sembra che se non passi da Sanremo, difficilmente le canzoni arrivino. E' un peccato perché certe canzoni passano in secondo piano. Forse questa cosa si dovrebbe scardinare, perché si perde tanta bellezza nascosta. Si parla solo di numeri ed è svilente sia da parte dei musicisti che da parte degli ascoltatori perché è solo questione di pigrizia. Spesso quando parli di contenuti, subito ti tacciano di snobismo.
Dopo due album, la musica per la serie tv, il film, qual è la prossima tappa in programma?
Questo live che ci piace tantissimo. Andare a suonare nei locali è una cosa che ci manca ci manca molto e quindi non vediamo l'ora.
Parte il 23 novembre dall’Estragon di Bologna il “Club Tour 2023”, che li vedrà esibirsi nei principali club italiani. Dopo Bologna, la tournée proseguirà a Napoli (giovedì 30 novembre, Casa della Musica), Roma (venerdì 1° dicembre, Atlantico), Venaria Reale (TO) (lunedì 4 dicembre, Teatro della Concordia) e Milano (martedì 5 dicembre, Alcatraz). E si chiuderà nella loro Sicilia con la doppia data, entrambe sold out, di Palermo (mercoledì 13 e giovedì 14 dicembre, Candelai) e a Catania (venerdì 15 dicembre, Land La Nuova Dogana).
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