Il brano, un dialogo tra padre e figlio espressione della frattura generazionale così forte sul finire degli anni 60, era contenuta nell'album "Tea for the Tillerman"
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Usciva il 23 novembre del 1970 "Father and Son", il brano più celebre del cantautore americano Cat Stevens. Un dialogo tra un padre e un figlio dove emerge il solco che separa le due generazioni: con il genitore che spinge il figlio a sistemarsi, a cercare una ragazza, a prendersi il suo tempo mentre il ragazzo scalpita, con un'insoddisfazione acuita anche dal non essere compreso dal padre.
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Insieme a "Wild World" è sicuramente il brano che ha consacrato Stevens (o Yusuf Islam come si chiama dal 1997, dopo la sua conversione religiosa) alla storia della musica. E' stata utilizzata anche in numerosi spot pubblicitari e in diversi film, da "Guardiani della galassia 2" a "I Love Radio Rock". Non se ne fece niente invece del progetto di utilizzarla come base della scena iniziale di "Moulin Rouge" a causa del rifiuto del cantautore a concederne i diritti per motivi religiosi.
La canzone (così come "Wild World") è contenuta nell'album "Tea for the Tillerman". Altri quattro brani di quel disco ("Where Do the Children Play?", "On the Road to Find Out", "Tea for the Tillerman" e "Miles From Nowhere") furono utilizzati per il film "Harold e Maude", una commedia nera diventata una vera e propra opera di culto.
Nel corso degli anni in molti hanno fatto una propria versione di "Father and Son": da Johnny Cash ai Boyzone, passando per Sandie Shaw e anche il nostor Ron, che ne fece una cover in italiano intitolata "Figlio mio, padre mio", con un testo scritto da Gianfranco Baldazzi e Sergio Bardotti.
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