Con "Index Zero" ritorno in grande stile della fantascienza italiana
© ufficio-stampa
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Lorenzo Sportiello ha diretto la pellicola che ha strappato i consensi di critica e pubblico al Roma Film Fest. Ma c'è stato il rischio che il film non vedesse mai la luce. A Tgcom24 il 36enne racconta la storia della pellicola e qual è, secondo lui, il futuro del cinema italiano
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In uno scenario apocalittico dove gli Stati Uniti d'Europa hanno innalzato i muri contro i Paesi messi in ginocchio dalla crisi, una coppia di immigrati cerca di entrare nel continente e garantire così un futuro migliore al figlio che dovrà nascere. E' il cuore di "Index zero", il film d'esordio di Lorenzo Sportiello, applaudito da critica e pubblico al Roma Film Fest. Dopo "Nirvana" di Gabriele Salvatores, un ritorno in grande stile della fantascienza umanista, che non ti aspetti in Italia e che guarda oltre i confini della penisola.
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Anche se meno conosciuta ai più la storia della fantascienza nel nostro Paese è una strada già battuta da grandi maestri del passato come Elio Petri, Marco Ferreri, Mario Bava. Il 36enne barese, dopo l'ultimo film di Salvatores sul tema, riprende il genere e lo porta a un nuovo sviluppo grazie all'apporto della tecnologia che si cuce a meraviglia addosso alla storia, che tanto sa di cronaca dei giorni nostri. "Non sembrerebbe nemmeno un film italiano", è il primo giudizio guardando il trailer. Piuttosto, quelle atmosfere ci riportano in "I figli degli uomini" di Alfonso Cuaron.
Un'opera che però ha rischiato di non vedere mai la luce. Lo racconta, tra le altre cose, il papà di "Index Zero" a Tgcom24: "Ho dovuto co-produrre il mio film, purtroppo, ancora oggi i produttori non vogliono rischiare". Ma non per questo il giovane cinema italiano è morto, deve solo essere più coraggioso perché "le idee forti alla fine vincono sempre".
Come nasce il film?
Nasce due anni fa. Io sono stato sempre appassionato di fantascienza. Poi sono riuscito a trovare i produttori (CVC insieme a Galliano Juso della Margherita film) a cui l'idea di poter fare un film in Bulgaria che avesse un potenziale commerciale di distribuzione internazionale più grosso rispetto a un classico film italiano, per giunta a basso costo, li ha stimolati. Alla fine però abbiamo avuto dei problemi. Il film infatti l'ho co-prodotto anch'io. Uno dei produttori ha avuto dei problemi e ha abbandonato il film. Una storia complessa.
Di cosa parla?
Parla di immigrazione in un futuro dove negli Stati Uniti d'Europa hanno deciso di mettere dei muri fuori dal quale ci sono i Paesi abbandonati, in crisi. All'interno esiste un indice di sostenibilità se è superiore allo zero sei espulso... Questa è la storia di due persone che cercano di entrate illegalmente e che alla fine vengono acchiappate e portate al centro di detenzione temporanea. Lui è sostenibile, lei però no perché è incinta.
La scelta di girarlo in inglese è stata fatta per internazionalizzare la pellicola?
Sì, perché se decidi di fare un film di nicchia e decidi di farlo in Italia ha pochissime possibilità di distribuzione perché c'è poca gente che va al cinema mentre una nicchia di mercato a livello internazionale diventa una nicchia interessante perché ci sono poche persone in tanti posti nel mondo. Questa è la strategia. E' questo che cercheremo di portare avanti nei prossimi mesi
Chi è il tuo regista-vate?
Il regista che al momento più stimo a livello internazionale è Alfonso Cuaron. Tra gli artisti italiani invece apprezzo ovviamente Paolo Sorrentino e Matteo Garrone.
A lavoro finito, come giudichi il percorso del film nel suo complesso?
Penso che sia un film coraggioso per essere un'opera prima italiana, non è il compitino da fare a casa. I film italiani sono tutti uguali di solito.
Che consigli dai a un ragazzo che vuole fare il regista?
Secondo me deve cercare di superare le difficoltà produttive, alla fine io me lo sono prodotto in parte. Quindi questa è la cosa più intelligente da fare, superare i meccanismi produttivi tattici, rimboccarsi le maniche e auto-prodursi un film con un'idea forte perché poi le idee forti vengono riconosciute.
Quindi o ci sono poche persone coraggiose o poche con idee forti?
Non lo so, è un cane che si mangia la coda perché in genere gli sceneggiatori scrivono le storie per piacere ai produttori e i produttori cercano delle storie che siano un po' tutte uguali a se stesse perché non vogliono rischiare; non hanno nessuna visione sull'industria la maggior parte sono praticamente degli incapaci che prendono soldi dallo Stato e cercano di farci un guadagno sul breve periodo. Però adesso che i soldi dallo Stato sono sempre di meno questo periodo sta finendo.
Qual è il futuro del cinema in Italia?
Secondo me appunto i filmmaker che producono cose fresche e nuove per conto loro.
Avete avuto feedback positivi al Roma Film Fest?
Sì. Ora è una fase un po' critica però nel frattempo c'è stato il festival. Quindi diciamo che le cose si sono accavallate bene per il film. Gireremo un altro po' di festival, fino a che, si spera, esca in sala.
Quali sono stati i complimenti che più ti hanno fatto piacere?
Sono quelli delle proiezioni dove c'era un pubblico normale, persone che non conoscevo che mi hanno riconosciuto insieme agli attori e hanno espresso i loro giudizi lusinghieri. Soprattutto capire che il film piace a una fascia d'età molto ampia. Dalle persone piccole a quelle molto adulte e tutti comprendono i dettagli del film. Questa è la cosa che mi ha fatto più piacere.