Il festival dedicato alla live art torna dal 6 ottobre al 20 dicembre proponendo 17 appuntamenti con il claim "L'abitudine è una cosa meravigliosa"
Dopo l’annullamento di marzo, a seguito dell’emergenza Covid-19, e la prima tranche di appuntamenti del vol.1, inseriti nel palinsesto di Triennale Estate, il festival di Triennale Milano dedicato alla live art torna dal 6 ottobre al 20 dicembre con FOG vol. 2. In programma molti dei protagonisti previsti per la terza edizione insieme ad alcune importanti novità: 17 appuntamenti, 13 spettacoli tra i quali 5 prime assolute, 1 produzione e 8 coproduzioni per 43 repliche complessive, una Lectio Magistralis, due film e un progetto video realizzato ad hoc. Parallelamente agli eventi, un programma di workshop e laboratori curati dagli artisti del festival.
"Spostare la rappresentazione, nell’incertezza dei nostri tempi attuali, significa ripensare lo sguardo. E il senso anche di una propria necessità. Tempi sospesi in cui (ri)programmare un futuro teatrale possibile con attenzione particolare alla scena italiana (e un arrivederci alla prossima primavera a molti artisti stranieri). Tornare ad abitare uno spazio di incontro e contatto, distanziati (probabilmente), in un clima di effervescente attesa. A delineare una presenza possibile, a testimoniare l’urgenza dei corpi, la loro vitalità incontenibile" dice Umberto Angelini, Direttore Artistico di Triennale Milano Teatro che spiega la scelta del claim "L'abitudine è una cosa meravigliosa" per la seconda parte di Fog Triennale Milano Performing Arts.
La programmazione si concentra necessariamente sull’Italia, mantenendo intatta però la vocazione internazionale che ha caratterizzato la proposta di Triennale Milano Teatro a partire dal 2017: un’impronta che trova riscontro nella Lectio Magistralis tenuta da Stefan Kaegi, membro fondatore del pluripremiato collettivo Rimini Protokoll (19 ottobre), ma anche nel film di Éric Minh Cuong Castaing, "L’Âge d’or", che esplora le modalità relazionali, le rappresentazioni e la percezione del corpo nell'era delle nuove tecnologie (24 novembre); in "Book is a book is a book" della compagnia svizzera Trickster-p, in cui il teatro dialoga con le arti plastiche, lo spazio, la scenografia e l’architettura (19-22 novembre); nel progetto video "Scenes for Survival", presentato in collaborazione con British Council e National Theatre of Scotland (10-15 novembre), e nella ripresa di "The Night Writer. Giornale Notturno", lo spettacolo di Jan Fabre interpretato da Lino Musella (10-13 dicembre).
Gli spettacoli proposti vogliono fornire spunti di riflessione critica e nuovi punti di vista sulla società contemporanea, affrontando temi legati all’attualità, alle trasformazioni socio-politiche del mondo odierno, alle aspettative nei confronti del futuro e delle nuove generazioni. La riflessione sui meccanismi e sulle pratiche della democrazia di oggi legate all’appartenenza di genere (ma non solo), al valore della narrazione pubblica di queste tematiche e alla loro dimensione collettiva, sono invece centrali nello spettacolo "Come Out! Stonewall Revolution" di Margherita Mauro e Michele Rho, che mette in scena le vicende legate alla storica rivolta dello Stonewall Inn, che ha portato alla nascita del movimento globale LGBTQI+, per allargare l’inquadratura e ragionare sui temi del potere, dei diritti, della violenza pubblica e privata e della solidarietà umana (6-11 ottobre); in "Chi ha ucciso mio padre" del duo Deflorian/Tagliarini, tratto dal testo di Édouard Louis, che racconta con disperata dolcezza e lucida aggressività della “resa dei conti” fra un figlio e un padre ossessionato dal maschile, terrorizzato dalla consapevolezza di essere un “perdente” come soggetto sociale (17-20 dicembre).
Il tema del rapporto tra uomo e tecnologia è uno degli elementi della società contemporanea su cui FOG vol. 2 riflette: è il caso del progetto curato da Ariella Vidach con "Frequencies of Gesture" di Andrea Giomi–Martina Zena, "Object oriented choreography (wisiwyg)" di Francesco Luzzana e "Come as you are" di Miami Safari ft. House of Oscar (5-6 novembre). Ma la danza è tra le grandi protagoniste di questo vol. 2 anche con il lavoro di Marco D’Agostin, che in "First Love" compone il suo personalissimo omaggio alla campionessa italiana di sci di fondo Stefania Belmondo (28 novembre); con "No rama" di Annamaria Ajmone e con "GHOST We are the idiots" di Barokthegreat, che esplora la complessa relazione tra musica elettronica, corpo e movimento (14 novembre). La musica (dal vivo) si lega invece alla parola in "Gancio Cielo" di Francesco Cavaliere, audio-storia in italiano con colonna sonora elettronica astratta (17 novembre), mentre la commistione tra musica e cinema è al centro di" Il primo moto dell’immobile" di Sebastiano d’Ayala Valva, dedicato al compositore Giacinto Scelsi (3 novembre).