E' uscito il nuovo album doppio dell'artista di Ivrea nel quale la vena dance trova sfoga senza schemi e paletti. Tgcom24 lo ha incontrato
di Massimo Longoni© ufficio-stampa
Si intitola "Cosmotronic" la nuova (lucidissima) follia di Cosmo. Un album doppio in cui l'artista mette a fuoco le sue due anime, quella cantautorale e quella da producer, in un lavoro che a tratti le fonde e a tratti permette loro di esprimersi in forma totalmente sperimentale. "La mia sfida è quella di portare la mia produzione sempre più verso una decostruzione - spiega a Tgcom24 -. Alcuni brani non hanno struttura, niente strofa e ritornello".
Cos'hanno in comune Franco Battiato, Lucio Battisti, Luca Carboni e l'elettronica più spinta? Qualcuno risponderebbe nulla, per Marco Jacopo Bianchi, ovvero Cosmo, invece l'universo musicale che racchiude questi due mondi apparentemente lontani è uno solo. In "Cosmotronic" ha voluto realizzare due dischi distinti per dare sfogo senza troppo paletti alla sua voglia di esprimere queste sue diverse sensibilità. Il primo album è quello più cantautorale (nell'accezione comunque "Cosmica"), mentre il secondo apre una porta sulla musica da club, rompendo gli ultimi schemi rimasti della forma canzone ("E' quasi totalmente strumentale, la mia voce c’è pochissimo. Ho esplorato territori nuovi" spiega Cosmo).
Ma sin dall'inizio si capisce che si ha di fronte qualcosa di anomalo... "Nel primo brano "Bentornato" - racconta - si entra come si fosse in una conversazione già iniziata. Con uno stile colloquiale. Stavo cazzeggiando al microfono quasi pensando a voce alta come si poteva iniziare e ho pensato che il modo migliore fosse proprio questo... senza un vero inizio".
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L'album è stato anticipato dal singolo "Turbo", nato dal campionamento di un pezzo di musica siriana. "Il resto viene da sé, spontaneamente - spiega -. E' un pezzo che contiene una serie di idee deliranti: il ritmo, il testo, la risata, la realtà e la fuga da essa".
"Cosmotronic" è nato in due diverse fasi. "Il disco l’ho fatto tutto in casa e poi mixato a Bologna - spiega Cosmo -. Quando ho avuto un blocco e non riuscivo ad andare avanti ho preso una casa in Val Chiusella, e mi ci sono chiuso completamente solo con i gatti, i synth e le drum machine. e lì è arrivata la spinta finale per concludere il disco". Le canzoni di Cosmo nascono tutte da dei beat, dei suoni, e poi la melodia va a incastrarsi come in un puzzle dai contorni delicati. "Prima arriva sempre la produzione - dice - e poi in base a quello che mi suggerisce costruisco la voce. Io mi sento prima un produttore e poi un musicista".
Tra i brani del primo disco spicca per il suo essere ardita "Tristan Zarra". "E' un pezzo assurdo, del tutto dadaista - sottolinea lui -. Ma anche con un testo politico. Mi sono permesso questa piccola follia. Intermezzo parlato è recitato dalla doppiatrice della regina Elisabetta nella serie "The Crown". L'idea iniziale era quello di farlo recitare a Maria De Filippi ma è rimasto un sogno". "Tutto bene" è invece un brano che parte da un lutto, la morte della zia ("Per me elaborare i lutti è un momento di affermazione e crescita. Non bisogna lasciare nulla in sospeso") mentre "Quando ho incontrato te" parla di insonnia con un taglio dissacrante nei confronti di chi vuole intellettualizzare i propri malesseri spesso così superficiali... "Come è borghese il guardarsi dentro - dice -. Quando divento troppo serio poi mi prendo per il culo da solo. Che poi io sono qui che mi faccio le seghe mentali perché non riesco a dormire e in quel momento c’è chi raccoglie la spazzatura per lavoro...".