parola di Cristiano De André

Cristiano De André: "La droga ha ucciso la mia Genova e le lotte degli Anni 70"

Il cantautore svela i due brani sanremesi "Invisibili" e "Il cielo è vuoto"

14 Feb 2014 - 09:48

Cristiano De André torna in gara al Festival di Sanremo dopo undici anni con "Invisibili" e "Il cielo è vuoto". Due brani che mettono a nudo il cantautore: "Oggi mi rendo conto che la Genova degli anni 70 non c'è più. L'eroina, come l'alcol - spiega - hanno screditato le giuste lotte di quei tempi". E un invito: "Dobbiamo parlarci con l'anima. Ci stiamo nascondendo tutti". In programma il tour, un'opera rock, un film e un'autobiografia.

Cristiano De André: "La droga ha ucciso la mia Genova e le lotte degli Anni 70"

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Da dove nasce l'esigenza di cantare Genova in "Invisibili"?
La mia città quando avevo 20 anni era affascinante, bella, viva. Poi sono cambiate un sacco di cose sull'onda degli scontri sociali, generazionali. Molti di noi non accettavano le ipocrisie della morale. Io sono stato fortunato perché mio padre era di larghe veduto ma i genitori dei miei amici no.

Tutto a causa dell'incomunicabilità?
Non solo. E' poi subentrata l'eroina che è entrata improvvisamente in tutte le piazze di Genova. Io mi sono salvato perché totalmente rapito dalla musica, studiavo al Conservatorio. Comunque tutto è accaduto in un momento particolare in cui noi ci ribellavamo all'ipocrisia borghese di una mentalità democristiana-fascista. I grandi, i genitori, non sapevo neanche cosa fosse la droga.

"Tu eri laureato in danni irreversibili che la droga provoca al cervello". Chi è quel tu?
Un mio carissimo amico. Anche a lui è dedicata questa canzone. La cosa che mi fa inorridire è che allora, come oggi, si è tornati a considerare il drogato come un rifiuto della società. Non si calcolano la sensibilità e le fragilità di certe persone.

C'è una via di fuga da tutto questo?
Lo canto in 'Il cielo è vuoto'. E' un incoraggiamento a dipingere il proprio cielo. Dobbiamo parlarci con l'anima. Il parlare per parlare non mi interessa. Ci stiamo nascondendo tutti, stiamo nascondendo le cose più belle che abbiamo: le nostre paure e la nostra vergogna, che poi sono la nostra bellezza.

Perché hai deciso di tornare al Festival?

Fabio Fazio mi ha invitato ed io ero convinto di poter tornare con due brani che non avessero necessariamente le caratteristiche sanremesi ma che rispecchiassero il mio disco 'Come in cielo così in guerra'.

Per la serata del venerdì hai scelto il brano di tuo padre 'Verranno a chiederti del nostro amore', come mai?

E' una canzone a cui sono particolarmente legato. Avevo dieci anni e venni svegliato da mio padre che alle cinque del mattino in salotto cantava questa canzone dedicata a mia madre (Enrica 'Puny' Rignon, ndr). Lei è scoppiata in un pianto commosso e io ero lì a osservarli. La proporrò in maniera essenziale: voce e pianoforte.

Cosa accadrà nel tuo futuro?
Ci sarà un tour, ho scritto un'opera rock d'amore in 4 atti, ho un film in cantiere che sto trattando con un produttore e infine un'autobiografia. Ecco, devo solo organizzarmi e tirare giù un calendario per lanciare tutto queste cose (ride, ndr).

I due inediti sanremesi saranno contenuti in “Come in cielo così in guerra (Special Edition)”, la riedizione dell'album uscito la scorsa primavera, che dal 20 febbraio sarà di nuovo in vendita. Entrambi i brani sono stati prodotti da Davide Rossi (Coldplay, Goldfrapp), che ne ha curato anche l'arrangiamento degli archi. Rossi dirigerà per la prima volta l'orchestra del Festival di Sanremo durante le esibizioni di Cristiano De André.

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