Il progetto del cantautore si discosta dalle sonorità alternative rock della band piemontese: 13 brani tra atmosfere intimistiche e acustiche
Da più di 30 anni Cristiano Godano è il frontman dei Marlene Kuntz. Arriva ora il suo primo disco solista, "Mi ero perso il cuore", in uscita il 26 giugno (Ala Bianca). Un progetto che si distanzia dalle sonorità dalla band piemontese: "Volevo fare qualcosa che non sapesse di Marlene Kuntz altrimenti non avrebbe avuto senso", ha rivelato il cantautore. Come lui stesso ammette i 13 brani sono "molto autobiografici" tra inquietudini, turbe e disagi interiori segnate da atmosfere intimistiche e ballate acustiche tra folk e alt country.
Nel corso della conferenza stampa di presentazione, Cristiano Godano ha raccontato come è nato l'album, rispondendo alla domanda più ovvia: "Come mai solo ora un disco solista?". "Lasciare da parte" per un po' il gruppo madre, un progetto vitale per la sua vita artistica è stato processo lungo: "Da più di 7-8 anni ho sentito esigenza di suonare dal vivo da solo portando sul palco un ibrido tra musica e parole", racconta. E così, se da un punto di vista musicale il mood e le atmosfere sono ben diverse dalla band, "da un punto di vista lirico mi sembra di essere meno Marlene-dipendente. I testi sono più diretti e non c'è mai frattura tra io narrante e me. Mentre con i Marlene il discorso doveva essere più globale possibile per raggiungere il sentire di più persone".
"Mi ero perso il cuore" è viaggio intimo in solitaria in cui Godano viene accompagnato dal vecchio amico Gianni Maroccolo (bassista di Csi e Litfiba, ma anche con i Marlene in diversi tour) insieme a Luca Rossi e Simone Filippi degli Üstmamò. E ammette: "Se porto un certo songwriting in sala prove con i Marlene so che andrà in una direzione che potrebbe non esattamente essere quello che avevo pensato per lei. Se la condividi con il gruppo sai che prenderà un’altra forma. Questo disco invece suona esattamente come i miei sogni immaginavano”.
Testi profondi e poetici e ballate di stampo americano. Nelle nuove canzoni Godano mette a nudo la parte più vulnerabile di se stesso, anche quella dominata dai demoni della mente pura e debolezza senza maschere. "Il disco parla di un certo tipo di turbe e di disagi e una in particolare credo sia connessa con la vulnerabilità. L’io narrante ha bisogno di non sentirsi solo”, racconta. A proposito del singolo “Com’è possibile” "cito i versi di 'Blowin’ in the Wind' di Bob Dylan proprio perché molte delle risposte che sto cercando forse soffiano davvero nel vento. Nel progetto ci sono delle riflessioni sul pianeta, sul nostro stile di vita".
Il disco è stato registrato un anno fa ed "era pronto già prima del lockdown. Poteva uscire a metà marzo e in quel momento mi sono trovato come tutti bloccato e paralizzato". Poi negli scorsi mesi attraverso delle dirette e dei post social ha sentito l'entusiasmo dei fan: "Ho percepito una predisposizione accentuata dell'accoglimento dell'arte in quanto potenzialmente consolatoria. Mi ha fatto capire che se il disco fosse uscito ci sarebbero magari stati dei rischi ma dall'altra parte anche un plusvalore con questa potenzialità in questo momento particolare. E ho pensato che poteva essere, in modo inconscio, un regalo a tutti i fan".
Tra distanziamento, regole anti Covid-19 si è arrivati alla cancellazione della maggior parte dei tour e festival durante l'estate. Il cantautore rimane alla finestra ed è speranzoso che portare dal vivo l'intimità del suo disco possa essere possibile in certe situazioni: "Un certo tipo di concerti soprattutto mainstream con distanziamento sociale sono impossibili per i costi da sostenere e quelli che ricadrebbero sul pubblico con biglietti dal prezzo quintuplicato. Impossibile. Con questo disco delicato e intimo c'è la possibilità di suonare in situazioni raccolte, anche bucoliche. Mi piacerebbe".
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