Tra i tanti titoli usciti nell'anno che si chiude ce ne sono alcuni particolarmente meritevoli di attenzione. Eccoli
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Presentati e premiati tra i vari festival, da Cannes a Venezia passando per Berlino, nominati o vincitori agli Oscar e Golden Globe, sono diversi i film usciti in sala in questo 2021 sicuramente da vedere o da recuperare. Alcuni sono stati delle scommesse vinte, altri hanno offerto storie contemporanee e opere militanti, o con un forte senso sociale, senza dimenticare anche blockbuster, e la narrazione di spazio e tempo in questa epoca di pandemia. Tra questi da segnalare "Dune", "The Father", "Annette" e gli italiani "Freaks Out" e "Ariaferma".
DUNE - L'impresa sembrava impossibile per Villeneuve: adattare uno dei romanzi sci-fi più complessi di sempre. E tornare sul luogo dove altri avevano fallito. Senza dubbio poteva essere una buca da scavarsi con le proprie mani. E invece, Villeneuve fa vinto un'altra sfida dopo "Blade Runner". "Dune" è lirico, formalmente sublime, marziale e magniloquente visivamente, puntando a una caratteristica vincente: il tempo della narrazione, lontanissima dalla spettacolarizzazione e più vicina alla concezione classica dello spettacolo. E' l'ennesimo capitolo della cinematografia del nostro che continua come un funambolo su un crinale sottile (e per questo affascinante) tra blockbuster e cinema d’autore: un equilibrio tra narrazione, intrattenimento, tempo, spazio e visione soggettiva.
THE VELVET UNDERGROUND - Lasciate da parte la nostalgia di certi documentari sui gruppi cult. Perchè Todd Haynes decide proprio di evitare quegli standard, ma costruisce un mosaico di allusioni ed elusioni. Frammenti, flash, pennellate. D'altronde chi è interessato ai VU già conosce tutto di loro. Contorto e problematico come la band e i suoi componenti, la visione regala una sensazione particolare, come di insoddisfazione finale, di impossibilità di afferrare davvero il gruppo ma solo con la possibilità di vedere la coda di una stella cometa mentre si sta esaurendo. Che ben descrive cosa siano stati i Velvet Underground.
SESSO SFORTUNATO O FOLLIE PORNO - Delirante e attuale. Il regista Radu Jude offre una provocatoria e potente riflessione sull'ipocrisia della società contemporanea, partendo da quella rumena, tra passato e presente. Tra cinema sociale, di denuncia e satira e con provocazioni politiche, riflessioni filosofiche, è un film pieno di disperazione e rabbia, un caleidoscopio drammatico e irriverente.
ARIAFERMA - Confini e confino. Toni Servillo e Silvio Orlando sono guardia e detenuto. Il carcere diventa teatro, spazio chiuso dove si muovono carcerati e guardie penitenziarie. Uno spazio accerchiato dal nulla in cui il regista Di Costanzo continua a volteggiare in tondo in giri circolari sempre più stretti. Uno spazio impenetrabile e metafisico in cui la restrizione della libertà e l'isolamento vanno di pari passo con lo stato emotivo nell'era lockdown. Lontano da tutto, questo spazio è un confine di umanità e un luogo dove ritrovare un punto di contatto.
ANNETTE - Il ritorno di Leo Carax è un nuovo lavoro viscerale e cerebrale che punta fortemente su immagine e musica (il suo cinema è nato proprio nell'epoca dell'esplosione di Mtv) per un musical non ordinario (quasi un negativo del musical) stimolante e irritante al contempo. Tra mostri e fantasmi, vita e morte, amore e (auto)distruzione è un inno a tutte le forme di spettacolo ma anche un ritratto oscuro dell'industria dello spettacolo (si svolge a Los Angeles, città dei sogni e degli incubi) che vive in un guado fatto di flash, esposizione mediatica, divismo e spettacolarizzazione.
FREAKS OUT - E due. Mainetti torna, rilancia la sfida e colpisce ancora. Un secondo bersaglio nel nome di un nuovo cinema pop-autoriale italiano con un'opera che mantenendo una territorialità riconoscibile sa essere competitiva e al passo coi tempi nel coinvolgimento totale dello spettatore contemporaneo. Tra il Mago di Oz, il grottesco e i problemi da superpoteri di supererori di casa Marvel, ne esce un casino vero e proprio, con debolezze sicuramente ma capace di un sforzo e di un tiro consapevole che regala una meraviglia visiva e una forza che fa esplodere lo schermo.
MALCOLM & MARIE - La pandemia, l'isolamento. Una casa. Una coppia. Tensioni, rivelazioni, dolore tenuto dentro pronto a uscire e rompere quel silenzio in cui sono intinti i due fidanzati: una resa dei conti a colpi di parole. Se "Tenet" di Nolan era il film 2020 sulla pandemia per il ragionamento sul tempo che è esploso in tutte le direzioni centripete, questo lo è del 2021 con la seconda ondata. Una riflessione sulla coppia in isolamento dalla società circostante (è stato proprio girato con una troupe in una specie di isolamento-quarantena rispettando il protocollo di sicurezza) che parla della coppia nella società circostante in un tempo fuori dal tempo metacinematografico.
UNA DONNA PROMETTENTE - Cattiveria e crociata dura contro il maschilismo tossico sono i punti di partenza e di arrivo dell'esordio di Emerald Fennell con Carey Mulligan. Cogliendo appieno il presente e quello che agita gli anni che stiamo vivendo, il film è sicuramente un'opera militante, schietta, dura, imperfetta, discutibile, con una tesi che tira dritto facendo a fette tutti gli uomini. E raggiunge lo scopo di sorprendere e far arrabbiare con quella sua voglia di scuotere dal sonno certe coscienze e certo cinema.
THE FATHER - L'Alzheimer è un pretesto per parlare dello smarrimento di spazio, tempo e sé stessi. Qui lo spettatore prende la prospettiva del protagonista: le coordinate sono impastate tra attualità, ricordi e sogni in una realtà indistinguibile e imperscrutabile. Una lotta continua con la decifrazione impossibile della dimensione temporale. Chi guarda è calato nel dramma che vive il protagonista interpretato da Anthony Hopkins ed è esso stesso smarrito in un labirinto nebuloso dove non si può distinguere a livello cinematografico presente, flashback e flashforward.
SPIDER-MAN: NO WAY HOME - Quasi come la catarsi di una vita, la pellicola firmata da John Watts riesce a far dialogare in maniera commovente i vent'anni di storie dell'Uomo Ragno distribuite nei tre archi narrativi cinematografici. Una superproduzione ma con intelligenza: non è solo un gioco visivamente spettacolare ma ha la capacità di parlare di temi come i ricordi, la perdita, i rimpianti e i rimorsi mantenendo la dimensione epica e quella etica del supereroe. Un po' come era stato fatto con "Avengers: Endgame". Il film contemporaneamente chiude e apre a un nuovo inizio. E questo grazie all'introduzione del Multiverso che offre dimensioni narrative che fanno intravedere le infinite possibilità narrative future di casa Marvel.